Il Movimento Nonviolento si è posto come collettore delle tante realtà impegnate in Italia sulla non violenza e rilancerà una “mappa dell’Italia nonviolenta”, che c'è, esiste e vuole fare sentire la propria voce.
Istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la giornata della Nonviolenza si celebra da 10 anni nel giorno dell'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, il 2 ottobre. E’ con lui che nasce l’idea della nonviolenza politica, utilizzata nel ventesimo secolo da milioni di persone e popoli interi per attuare rivoluzioni senza l’uso delle armi, per la giustizia, la libertà, la pace.
«L’ONU ci chiede di commemorare il 2 ottobre in maniera adeguata per “divulgare il messaggio della nonviolenza, anche attraverso l’informazione e la consapevolezza pubblica” - spiegano dal Movimento Nonviolento - Oggi le armi di distruzione di massa hanno raggiunto spaventose capacità e sul loro altare si sacrificano enormi risorse pubbliche sottratte alla cura dei bisogni e all’affermazione dei diritti umani per tutti. La crisi generale che stiamo vivendo (economica, sociale, politica) è sempre più grave. Oggi la vita stessa del pianeta è a rischio: crisi ecologica e crisi belliche rendono il futuro pericolosamente incerto. Per uscirne c’è bisogno di una nuova politica che Gandhi ci ha indicato rovesciando il motto “se vuoi la pace prepara la guerra” nel suo giusto verso “se vuoi la pace prepara la pace”. Ciascuno di noi deve sentirsi responsabile del presente e del futuro dell’umanità, scegliendo di camminare con consapevolezza sulla strada della nonviolenza. Decisiva, nel pensiero di Gandhi, è la riflessione su “mezzi e fini”: non è il fine che conta, ma il metodo che scegli per raggiungerlo, perché in esso già prefiguri il fine. “Si dice: i mezzi in fin dei conti sono mezzi. Io dico: i mezzi in fin dei conti sono tutto”. Questa è la rivoluzione nonviolenta. Dunque, ancor più importante della pace di domani, è la scelta del disarmo di oggi, a partire dal ripudio della guerra e degli strumenti che la rendono possibile: eserciti e armi».
«Ma il tema del disarmo sparisce dall’agenda della politica - prosegue il Movimento - Anzi, il governo italiano predispone il raddoppio delle spese militari, passando dall’1 al 2 % del Pil: oltre 100 milioni al giorno buttati in armi anziché in ricerca, occupazione, servizi sociali, lotta alla povertà, educazione e istruzione.Anche in Italia mentre si svuotano i granai si riempiono pericolosamente gli arsenali. Dunque, vogliamo fare del 2 ottobre una nuova occasione di impegno, necessario e diffuso in tutte le città d’Italia, per la nonviolenza e per il disarmo. Celebriamolo nell’unico modo possibile per non essere ipocriti e retorici: con iniziative pubbliche che indichino l’urgente necessità per il nostro paese di rispettare l’articolo 11 della Costituzione: ripudiare la guerra e la sua preparazione, ridurre le spese militari a favore della difesa civile, non armata e nonviolenta».
Intanto in Catalogna si assiste alle violenze scatenate dalla volontà del governo spagnolo di sopprimere e reprimere il voto per l'indipendenza voluto dal popolo catalano. Alla base della Non Violenza ci deve essere il totale rispetto dei diritti e della democrazia, sennò resteranno sempre parole vuote...
La Non Violenza
La teoria alla base delle azioni non violente fu in origine generata dal concetto di disobbedienza civile, nello specifico alle leggi dell’allora Impero britannico. Secondo il principio per cui “giusti mezzi portano a giusti fini”, l’utilizzo della violenza nella lotta al colonialismo appariva a Gandhi del tutto insensato se l’obiettivo era la realizzazione di una società pacifica. Queste idee, semplici quanto rivoluzionarie, garantirono all’India l’indipendenza.
Oggi la resistenza non violenta è una dottrina filosofica e politica a cui si richiamano non solo movimenti di opposizione alla guerra, ma anche gruppi che mirano, più in generale, al cambiamento sociale. Un principio fondamentale della teoria della non violenza è che il potere delle autorità dipende dal consenso della popolazione: la non violenza punta pertanto a minare tale potere attraverso il rifiuto del consenso e della collaborazione.
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