di
Alessandra Profilio
21-06-2011
Gli oceani corrono un alto rischio di entrare in una fase di estinzione delle specie marine senza precedenti. A lanciare l'allarme sullo stato degli oceani è un rapporto appena diffuso da un gruppo internazionale di 27 scienziati appartenenti a 18 organizzazioni di 6 Paesi.
Gli oceani corrono un alto rischio di entrare in una fase di estinzione delle specie marine senza precedenti nella storia umana.
A delineare una situazione di gran lunga peggiore di quella sinora immaginata e a lanciare l'allarme per lo stato degli oceani è un rapporto realizzato da un gruppo internazionale di 27 scienziati di 18 organizzazioni di 6 Paesi. Il documento diffuso ieri costituisce una sintesi dei lavori di un seminario svoltosi ad aprile presso l'Università di Oxford.
Il riscaldamento climatico, l'inquinamento, la pesca eccessiva e l'acidificazione delle acque costituiscono le principali minacce per gli oceani che presentano ormai gli stessi sintomi ricorrenti in tutte le precedenti fasi di estinzione conosciute dalla Terra. “I risultati sono scioccanti”, commenta Alex Rogers, direttore scientifico del Programma internazionale sullo stato degli oceani (Ipso). “L'effetto cumulativo di tutte le attività umane sugli oceani – continua Rogers - ha implicazioni molto più gravi di quanto ciascuno di noi si fosse reso conto fino ad ora nel proprio specifico settore”.
Nel corso di mezzo miliardo di anni si sono verificate cinque estinzioni di massa in seguito a calamità naturali, nel corso delle quali il 50% delle specie è scomparsa. L'oceano, ricordano gli esperti, è “il più grande ecosistema della Terra, che garantisce a tutti noi delle condizioni vivibili sul pianeta”.
Secondo gli studiosi, che hanno analizzato oltre 50 dei più recenti documenti di ricerca da parte di esperti di oceani, i livelli di carbonio assorbiti dai mari del Pianeta oggi sono già molto più elevati rispetto all'epoca dell'ultima estinzione di massa di specie marine, risalente a circa 55 milioni di anni fa, quando alcuni gruppi di animali hanno subito il 50% di perdite. Un singolo evento di sbiancamento di massa avvenuto nel '98 ha ucciso il 16% di tutte le barriere coralline tropicali del mondo.
Particolarmente allarmante è poi il fatto che la pesca eccessiva ha ridotto alcuni stock ittici commerciali di oltre il 90%. Per quanto riguarda invece l'inquinamento delle acque, nuove ricerche indicano che sostanze nocive (tra le quali ritardanti di fiamma e muschi sintetici che si trovano nei detergenti) sono state rintracciate nei mari polari e possono alla fine arrivare ai pesci.
Questo l'inquietante ritratto degli oceani che porta gli esperti a ritenere che “un nuovo evento di estinzione sarà inevitabile se la traiettoria attuale del danno continua”.
Gli studiosi in particolare “sono sorpresi dalla velocità e dalla portata dei cambiamenti che stiamo vedendo”, come ha affermato Dan Laffoley, dell'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) e co-autore del rapporto.
“Le sfide per il futuro degli oceani sono enormi ma - ha affermato Laffoley - a differenza delle generazioni precedenti, sappiamo che cosa deve accadere. Il tempo per proteggere il cuore azzurro del nostro pianeta è ora, oggi e urgente”.