"L'Ilva ha cambiato la storia"

L'Ilva, l'inquinamento, i malati di tumore, la crisi. "L'Ilva ha cambiato la storia" dice una cittadina. Da ora in poi la salute non può più essere un valore negoziabile. Nessun posto di lavoro può venire prima della vita di una singola persona. "Non esiste una soglia di inquinamento accettabile. Quanti tumori sono accettabili? E di chi?"

Non ho mai amato il vittimismo tipico italiano, il "piove governo ladro", il cercare sempre in altri la responsabilità di ciò che non funziona. Questo, però, non deve farmi perdere la capacità di indignarmi o di essere scosso dai balletti della politica nazionale e dallo spregio che questa gente ha per i diritti, per la salute, per l'ambiente, per la vita stessa dei loro elettori.

Ieri mi trovavo a Savona (sono ancora in giro in camper per raccontare in un libro l'Italia che cambia) e ho incontrato la rete "fermiamo il carbone". Tra le persone in sala Ilaria, 27 anni, che si è presentata così: "sono venuta a vivere in Liguria per respirare aria pulita. Da oggi sono in chemioterapia". I rappresentanti della Rete ci spiegano che in 16 anni nei dintorni della centrale a Carbone sono morte 2664 persone in più rispetto alla media regionale. Molti di loro hanno mogli, mariti, genitori, amici morti per tumore o altre patologie affini.

Il Comitato ci mostra un volantino stampato dal PD prima delle ultime elezioni regionali: in quel volantino il PD si dichiara contrario all'ampliamento della centrale a carbone. Vince le elezioni e dopo qualche mese dà il via libera all'ampliamento della centrale (con l'appoggio della maggior parte delle forze politiche di sinistra e di destra).

Questo mi hanno raccontato ieri. Lo ammetto, non ho avuto ancora modo di andare a verificare i dettagli di quanto da loro affermato. Su questo sito trovate i dettagli e i documenti da loro raccolti.

Nel frattempo, persino il maltempo sembra voler inferire sulla vicenda dell'Ilva in una delle zone più martoriate del nostro Paese. "L'Ilva ha cambiato la storia"! Questo mi ha spiegato in provincia di La Spezia Daniela Patrucco, attivissima contro la centrale a carbone dell'Enel. Secondo Daniela, per la prima volta la magistratura ha portato alla ribalta la salute come fattore determinante nei dibattiti su questi siti inquinanti.

Già, perché normalmente questi temi vengono considerati "roba da ambientalisti". Si contrappone lavoro e ambiente e si dice che "non si può fermare lo sviluppo". Ma lo sviluppo che si finisce per finanziare è quello dei tumori, delle leucemie, dei feti deformati dalle sostanze inquinanti. Lo sviluppo del dolore, della morte, della sofferenza.

Io credo che sia venuto il tempo di dire basta a questi finti dibattiti. La salute non può essere un valore negoziabile. Nessun posto di lavoro può venire prima della vita di una singola persona. Non esiste una soglia di inquinamento accettabile. Quanti tumori sono accettabili? E di chi?

Soprattutto è ora di dire con forza che queste aziende sono state sconfitte dalla storia. Non ha più alcun senso continuare con questo tipo di economia e di "sviluppo": esistono alternative, metodologie e approcci che permettono di vivere bene, senza uccidere, senza sfruttare, senza distruggere e magari recuperando anche il piacere del vivere e del relazionarsi.

È ora di cambiare.

Daniel Tarozzi

Commenti

Prima di tutto un doveroso grazie per queste testimonianze a cui dai voce. Credo sia veramente nodo cruciale capire come questi argomenti, certi fatti, determinate situazioni siano diventate delle mere battaglie da "fanatici", probabilmente nel nome di problemi apparentemente più gravi e prioritari; c'è una crisi economica che ci schiaccia, e su questo non ci piove. Ma com'è possibile che temi quali la salute e la sicurezza sul lavoro, l'impatto ambientale, intere categorie sociali abbandonate a loro stesse siano problema secondario? è la stessa identica sorte che tocca alle tematiche di genere. "saranno mica questi i problemi?". Come definire "minchiate" i tumori causati dall'ilva. Dici bene Daniel, sembra che con il fatto che non c'è lavoro, si debba accettare di mettere a repentaglio la salute e il futuro per portare a casa la pagnotta. Resta sempre il grande quesito: che fare? Il tuo percorso è un esempio da seguire, come le buone prassi che racconti. Grazie e ancora Grazie.
giulia, 30-11-2012 02:30
cara Giulia, sono la Daniela di cui sopra. Non credo che c'entri la crisi economica nella propensione a definire minchiate le questioni legate all'ambiente e al lavoro. Non è infatti un atteggiamento recente. Purtroppo è stato così dai tempi della prima indistralizzazione: c'è sempre stato qualcosa a cui sacrificare l'ambiente e la salute. Negli anni '60, quelli del boom economico di cui io sono figlia, l'abbiamo chiamato benessere. E' lì che nasce l'amianto, che nascono le centrali che emettono pioggerelline di anidride solforosa poi upgradate con il più sano carbone... Non sapevamo? Metti che non sapevamo... Poi abbiamo saputo ma non è cambiato nulla ... stavamo così bene negli anni 80/90 che non ci importava... intanto i problemi si sono accumulati e siamo arrivati a oggi: dove ci siamo giocati la salute, l'ambiente e pure l'economia. Paradossalmente credo che questo sia il momento buono per attivarsi. Che lo si voglia o no c'è un sacco di tempo che ha un sacco di tempo libero. Ideale sarebbe che queste persone fossero organizzate al livello istituzionale per lavorare sulla salute e sull'ambiente. Se questo non succede, e al momento dubito che possa succedere, allora ciascuno deve farsi parte attiva, meglio se in rete, per cambiare le cose. E' finita l'ora della delega alla politica ma credo sia finita anche l'ora della semplice testimonianza. Bisogna andare oltre. Tutti. Con ciò che si sa fare e su ciò di cui c'è bisogno. Non per gli altri ma per se stessi. Perchè come ben intuisci, il problema della centrale a carbone non è solo mio. Dopo l'Ilva, che ha cambiato completamente la prospettiva e a cui occorre aggrapparsi con le unghie e con i denti, #siamotuttitarantini Ciao, io sono qui TW @speziapolis
daniela patrucco, 30-11-2012 07:30

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