La Sezione Specializzata in Materia d’Impresa del Tribunale di Milano censura l’uso dei marchi di Enel nello svolgimento delle sue campagne contro il carbone. Tuttavia il Collegio condivide pienamente le valutazioni espresse dal primo giudice e dal Tribunale di Roma quanto alla legittimità dei toni generali della campagna varata dall'associazione.
Ieri è stata recapitata a Greenpeace l’ordinanza con cui la Sezione Specializzata in Materia d’Impresa del Tribunale di Milano censura l’uso dei marchi di Enel nello svolgimento delle sue campagne contro il carbone. Il Tribunale di Milano ha ritenuto di dover tutelare il valore economico del logo della multinazionale elettrica dagli usi parodistici che ne ha fatto Greenpeace. Tuttavia, anche nel giorno in cui sembra incassare la sua prima vittoria in aula, Enel deve fare i conti con una nuova sostanziale sconfitta.
Nell’ordinanza si legge infatti che “Il Collegio condivide pienamente le valutazioni espresse dal primo giudice e dal Tribunale di Roma quanto alla legittimità dei toni generali della campagna varata da Greenpeace, condividendosi il giudizio secondo cui la durezza delle espressioni impiegate da Greenpeace può dirsi giustificata dalla gravità della tematica affrontata, dal suo rilevante interesse per l’opinione pubblica, dalla funzione di denuncia dell’associazione”.
E, ancora: “La legittimità del diritto di critica nei confronti di Enel è già stata ritenuta dal Tribunale di Roma (…) e dal I Giudice in una parte della motivazione dell'ordinanza che il Collegio ritiene di dover pienamente condividere.” Il Collegio dei giudici richiama le prime due sentenze (una del Tribunale di Roma del luglio 2012, una relativa al primo grado di questo procedimento) favorevoli a Greenpeace. In quelle sentenze i dati scientifici diffusi dall’associazione ambientalista sugli impatti sanitari della produzione elettrica col carbone di Enel (una morte prematura al giorno in Italia) venivano valutati solidi e veridici; e si riconosceva il valore delle attività di denuncia di Greenpeace, a tutela di interessi collettivi di “rango costituzionale”.
“Complimenti a Enel per la bella vittoria di Pirro - ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace - Persino nel momento in cui un tribunale decide di tutelare il suo marchio, viene ribadito che la nostra campagna è meritoria e legittima. Se sono dei giudici, per la terza volta, a scriverlo in un’ordinanza, ebbene vorrà dire che la nostra protesta merita proprio di essere proseguita. E così sarà. Enel si prepari a nuove offensive: pacifiche, non violente e ancor più efficaci” ha proseguito Boraschi.
Greenpeace stigmatizza la condotta di Enel, sin qui incapace di fornire alcuna risposta credibile alle contestazioni che le vengono mosse e, per contro, capace solamente di dare vita a una sterile guerriglia legale. “Appena ieri abbiamo appreso da carte processuali pubblicate da Il Fatto Quotidiano che Enel, una controllata dallo Stato, negli anni passati ha organizzato finte manifestazioni contro Greenpeace, manovrando e strumentalizzando i suoi lavoratori. La serietà e la credibilità di questa azienda si commentano da sole” ha concluso Boraschi.
Da oggi tutti i loghi Enel utilizzati da Greenpeace nella sua comunicazione contro l’azienda risulteranno censurati.
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