Non è stato sufficiente nemmeno il parere dell’ISPRA, il massimo istituto nazionale per lo studio ambientale, né le numerose richieste inviate da LAV e altre associazioni di protezione ambientale: Regioni e Governo sono andati diritti per la loro strada, ignorando colpevolmente lo stato dell’ambiente, il mancato aggiornamento dei catasti delle aree percorse da incendi e la mancanza di risorse alimentari che ha fortemente compromesso, anche per i mesi a venire, la vita degli animali selvatici.
“Ora dunque i cacciatori italiani possono uccidere fino a 500 mila animali ogni ora, 139 al secondo di ogni giornata venatoria, una vera e propria strage causata per puro divertimento, complici le Regioni e il Governo che, pur avendone la possibilità legale e la responsabilità scientifica, non hanno fatto nulla per rinviare questa stagione venatoria”, commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali Selvatici.
E la cronaca ha già reso conto della prima vittima umana. Il 10 settembre, infatti, durante una battuta di caccia al cervo, in provincia di Trento, un cacciatore è stato ucciso dal suo compagno di battuta: ha sparato in condizioni che, secondo prudenza, avrebbero consigliato di rinfoderare i fucili e tornarsene a casa, intorno alle 20, quindi al buio, in una zona interessata da pioggia e nebbia.
«Le vittime “umane” sono un “effetto collaterale” della pratica venatoria - dice la Lav - I cittadini, infatti, sono esposti all’invasività dei cacciatori che, non contenti di poter violare impunemente le proprietà private altrui, si spingono fino a minacciare con le loro armi chi difende con le parole la tranquillità della propria casa e delle proprie occupazioni. Sono sempre di più le persone vittime dell’arroganza dei cacciatori che si vedono minacciate da potenti fucili». Come testimoniano i video diffusi dalla LAV che riportano le testimonianze, raccolte dal giornalista Alberto Giuliani, di due vittime dell’oppressione dei cacciatori.
Nel primo video una signora che vive in provincia di Treviso racconta i casi di cui è stata vittima, le fucilate sparate verso la sua abitazione e i pallini di piombo che finiscono contro le finestre, la frustrazione del non poter vivere in serenità le giornate con i propri nipoti. Ma accade anche che le minacce dei cacciatori giungano a conseguenze molto peggiori, come nel caso riportato nel secondo video, nel quale un uomo della provincia di Lucca racconta della fucilata esplosa da un cacciatore che lo ha reso tetraplegico, immobilizzato su una sedia a rotelle, incapace di muovere qualsiasi muscolo al di fuori del braccio destro. Una violenza inaudita come risposta del cacciatore alla richiesta dell’uomo di allontanarsi dall’uliveto di sua proprietà.
“La caccia è un vero e proprio abominio e per questo non può essere regolamentata, ma solo abolita, in linea con il pensiero della stragrande maggioranza dei cittadini italiani, da sempre preoccupata per il destino degli animali selvatici e per questo fortemente contraria alla pratica venatoria – conclude Vitturi – Per questo il 21 e 22 ottobre prossimi la LAV sarà in piazza con più di cento tavoli per raccogliere firme a sostegno della proposta di legge per l’abolizione della caccia e la tutela effettiva degli animali selvatici che sarà sottoposta al prossimo Parlamento. Con la nostra campagna daremo finalmente l’opportunità ai cittadini di esprimersi richiedendo che sia messa definitivamente la parola fine a questo violento passatempo. I cacciatori sostengono da sempre di essere i primi tutori dell’ambiente e lo fanno uccidendo gli animali selvatici per scopi ludici e infischiandosene delle precauzioni scientifiche richieste dall’ISPRA: è ora di finirla di spararle grosse!”.
Commenti