Yemen, una guerra senza tregua. Catastrofe umanitaria

Nello Yemen dopo 3 anni di guerra si contano oltre 15000 morti e quasi venti milioni di persone sono in condizioni tali da richiedere aiuti e assistenza. «E l'Italia continua a fornire armi a chi alimenta il conflitto» denuncia Amnesty International.

Yemen, una guerra senza tregua. Catastrofe umanitaria

Amnesty International raccoglie le adesioni a un appello che indirizza al ministro per gli Affari Esteri Enzo Moavero Milanesi, chiedendo che faccia pressione perchè l'Italia smetta subito di vendere armi all'Arabia Saudita, a capo di una coalizione che alimenta il conflitto nello Yemen.

Guerra senza tregua

«Dal 25 marzo 2015 una coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita e sostenuta da Stati Uniti e Regno Unito, ha lanciato attacchi aerei contro il gruppo armato huthi in Yemen - spiega Amnesty International - I civili stanno sopportando il peso di questo sanguinoso conflitto. Intrappolati nei combattimenti a terra tra gli huthi e le forze filogovernative, e sotto il fuoco dei bombardamenti da parte delle forze della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, uomini, donne e bambini sono stati sottoposti a orribili violazioni dei diritti umani, nonché a crimini di guerra, da tutte le parti coinvolte nel conflitto».

«Due anni di conflitto violento hanno lasciato più di 15.000 civili morti e feriti, esacerbando una situazione umanitaria già disastrosa. Milioni di persone hanno bisogno di una qualche forma di assistenza umanitaria. Scuole, ospedali, moschee, funerali: sembra che nulla sia al sicuro dai raid aerei della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Di fronte a molteplici rapporti che indicano la condotta spericolata della coalizione guidata dall’Arabia Saudita nello Yemen, il governo italiano continua a fornire armi all’Arabia Saudita e ad altri membri della sua coalizione - aggiunge Amnesty - Continuando a fornire armi all’Arabia Saudita per l’uso in Yemen, l’Italia sta violando la legge internazionale».

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Le armi dall'Italia

Amnesty spiega anche che: «Dall’Italia continuano a partire carichi di bombe aeree per rifornire la Royal Saudi Air Force. L’ultimo carico, con migliaia di bombe, è partito in gran segreto da Cagliari. Riteniamo si tratti anche questa volta di bombe aeree del tipo MK80 prodotte dalla RWM Italia, azienda del gruppo tedesco Rheinmetall, con sede legale a Ghedi (Brescia) e fabbrica a Domusnovas in Sardegna. La conferma dell’utilizzo delle bombe italiane nel conflitto in Yemen arriva anche dal “Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen”, trasmesso il 27 gennaio 2017 al Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Alcune organizzazioni specializzate, riportano la possibilità concreta di almeno sei invii di carichi di bombe dall’Italia verso l’Arabia Saudita».

«Nell’ottobre 2016 l’allora Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni per la prima volta ammetteva, in risposta ad una interrogazione parlamentare, che alla RWM Italia sono state rilasciate licenze di esportazione per l’Arabia Saudita - scrive ancora l'organizzazione per i diritti umani - La responsabilità del rilascio delle licenze di esportazione ricade sull’Unità per le Autorizzazioni di Materiali d’Armamento (UAMA), incardinata presso il Ministero degli Esteri e della Cooperazione e che fa riferimento direttamente al Ministro. Ma nel percorso di valutazione per tale rilascio incidono con ruoli stabiliti dalla legge i pareri di vari Ministeri, tra cui soprattutto il Ministero della Difesa. Va inoltre ricordata la presenza di un accordo di cooperazione militare sottoscritto dall’Italia con l’Arabia Saudita (firmato nel 2007 e ratificato con la Legge 97/09 del 10 luglio 2009) che prevede un rinnovo tacito ogni 5 anni, e grazie al quale si garantisce una via preferenziale di collaborazione tra i due Paesi in questo settore, comprese le forniture di armi».

«La legge italiana 185 del 1990 che regolamenta questa materia afferma infatti che le esportazioni di armamenti sono vietate non solo come è già automatico verso le nazioni sotto embargo internazionale ma anche ai Paesi in stato di conflitto armato e la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione della Repubblica - prosegue Amnesty  - Il 22 giugno 2017, abbiamo presentato una proposta di Mozione parlamentare alla Camera insieme ad alcune organizzazioni e reti della società civile italiana. Il 19 settembre 2017, con 301 voti contrari e 120 a favore, la Camera dei deputati ha respinto la mozione che chiedeva al governo di bloccare la vendita di armi a paesi in guerra o responsabili di violazioni dei diritti umani come disposto dalla legge 185/1990, dalla Costituzione italiana e dal Trattato internazionale sul commercio delle armi. Al governo chiediamo di intraprendere un percorso nuovo nella difesa dei diritti umani e del rispetto del diritto internazionale sospendendo l’invio di materiali militari all’Arabia Saudita, come fatto recentemente dalla Svezia».

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