Il primo è presidente dell’associazione Paea (Progetti alternativi per l’energia e l’ambiente) e da oltre vent’anni è impegnato nell’ambito delle energie rinnovabili, del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili: «Per cinque anni ho vissuto in Germania e lì devo dire che ho potuto imparare tanto e dai migliori», ha raccontato Paolo Ermani, una vita impiegata a combattere l’utilizzo scellerato del petrolio e delle risorse del nostro pianeta. Alessandro Ronca, invece, è un esperto di petrolio e di consumo delle risorse, perché nella sua vita... ne ha fatto man bassa. «Ho sprecato, comprato e sperperato soldi in auto, moto e cellulari - afferma Alessandro proclamandosi un ex supereroe del consumo - il perfetto campione desiderato dal sistema, costantemente intento a creare bisogni di nuovi beni e servizi e a consumare petrolio in abbondanza». Questo fino al giorno della conversione, quando ha deciso di dirottare tutta questa "esperienza" nel contrastare quello stesso sistema. Lo ha fatto creando il Per, il Parco dell’Energia Rinnovabile, unico centro per le tecnologie alternative in Italia. Un luogo in cui sono applicate e ben visibili soluzioni concrete per emanciparsi dai combustibili fossili e ridurre drasticamente i costi, gli sprechi e, soprattutto, i gravi rischi che stiamo correndo a livello globale.
«Non possiamo continuare a vivere in un mondo finito agendo come se avessimo a disposizione risorse infinite - afferma Paolo Ermani - Continuano a dirci che la crescita è un bene: più macchine, più cemento, più produzione, più Pil, ma le risorse si stanno esaurendo e presto questo sistema collasserà. L’unica cosa che si può fare è non farsi trovare impreparati in quel momento». Per questo, secondo entrambi, la soluzione non sono solo i pannelli fotovoltaici: «Prima di parlare di fonti energetiche ci si dovrebbe chiedere se l’energia che si produce attualmente la si usa correttamente o la si spreca» spiega Ermani.
«La prima cosa da fare sarebbe risparmiare energia e per farlo dovremmo riqualificare interamente le nostre abitazioni - continua il presidente di Paea - Poi dovremmo imparare a utilizzarla in modo efficiente e solo alla fine avrebbe senso investire in energia rinnovabile. Una volta che sono stati azzerati gli sprechi. Ma questo significherebbe anche decentralizzare e ottimizzare la produzione di energia, ridurre i costi delle bollette, l’inquinamento e i guadagni di chi su questi sprechi e su questi costi ci specula. Significherebbe aumentare l’autonomia dei cittadini e così ne aumenterebbe la libertà, la consapevolezza, il potere. E questo per le multinazionali dell'energia sarebbe un bel problema».
Insomma la questione non riguarda solo il risparmio energetico. Il discorso è globale e si basa su un profondo ripensamento del sistema economico, politico e sociale occidentale. «Oggi sappiamo che si può vivere, alimentarsi, risparmiare e produrre energia, costruire, lavorare, avere socialità e rapporti diversi da quelli che ci impone questo sistema iniquo, costruito sull’insensato mito della crescita, fatto di pubblicità, fondato sui consumi e su falsi bisogni. Chi volesse averne una prova tangibile può andare a visitare il Per quando vuole oppure può approfittare del corso per italiani che si terrà in Germania dal 7 al 16 agosto 2015: nove giorni di formazione qualificata nel settore ambientale al centro per l’energia e l’ambiente di Springe, attivo dal 1981, un’eccellenza nel campo… Siamo alla ventiseiesima edizione», afferma con orgoglio Paolo.
Del resto cambiare noi stessi è la cosa più importante che possiamo fare per cambiare il contesto in cui ci troviamo. E in questo cambiamento in tanti si sono già imbarcati. «In luglio avremo la fortuna di ospitare al Per un corso su come Costruire la società del futuro tenuto da Eva Stützel, che è tra i fondatori dell’ecovillaggio tedesco di Sieben Linden, uno dei più famosi ecovillaggi a livello mondiale - racconta Alessandro - con lei parleremo del valore e del senso della comunità, di come creare legami sociali solidali e di come costruire società davvero sostenibili».
Loro ce l’hanno fatta, con molto meno sole (e molta meno energia!). E allora cosa stiamo aspettando noi? «Il problema è che la prima cosa da rinnovare non è tanto l’energia quanto la mente delle persone - conclude Ermani - e finché non ci convinceremo di questo il resto sarà inutile».