Gli stessi occhi attraversano due continenti, separati da 8 anni che dividono un decennio appena...
di Sara R. Djelveh - 30-05-2012
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Sara R. Djelveh
Mi sono laureata in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali per poi specializzarmi in Economia dell’Ambiente, dello Sviluppo e del Territorio con una tesi sulle interrelazioni tra settori energetico e agricolo. Non mi piace parlare di me in terza persona, sarà perché finisco per confondermi. Nella vita ho fatto un po’ di tutto, dalla cameriera all’impiegata, dalla consulente all’animatrice per bambini.
Attualmente sono una stagista pendolare che si occupa dell’elaborazione di studi economici sul settore agricolo italiano. Ho sempre pensato di non poter vivere in Italia, non per il preconcetto che all’estero si viva meglio, ma, parafrasando Borsellino, il fatto è che odio tanto l’Italia perché la amo troppo.
Sono arrivata al Cambiamento quando vivevo a Barcellona, mentre nasceva il Movimento del 15M, per ritornare alla mia prima grande passione, la scrittura. Ispirandomi a una citazione di Woody Allen, direi che scrivo per “legittima difesa”: per avere una valvola di sfogo, per cercare di dare il mio contributo, per fare quello che più mi piace. Mi interessano soprattutto le questioni legate al tema della decrescita e agli affari di politica internazionale, specie nel contesto mediorientale.
Mi piace la piazza, la gente che la vive, esce, parla e si confronta. Per contro odio la televisione e l’atteggiamento di accettazione passiva che implica. Non sopporto nemmeno il ticchettio degli orologi: ritenendo che la puntualità rubi il tempo, sono sempre in ritardo, un po’ per scelta e un po’ per necessità.
Contraddittoria per natura, mi piacciono le persone ma non la gente, pretendo le tinte forti ma poi impazzisco per le sfumature, ho bisogno di vivere in città ma sogno di trasferirmi su un’isola deserta, sono alla ricerca del mio posto nel mondo ma ho paura di trovarlo.
Attualmente sono una stagista pendolare che si occupa dell’elaborazione di studi economici sul settore agricolo italiano. Ho sempre pensato di non poter vivere in Italia, non per il preconcetto che all’estero si viva meglio, ma, parafrasando Borsellino, il fatto è che odio tanto l’Italia perché la amo troppo.
Sono arrivata al Cambiamento quando vivevo a Barcellona, mentre nasceva il Movimento del 15M, per ritornare alla mia prima grande passione, la scrittura. Ispirandomi a una citazione di Woody Allen, direi che scrivo per “legittima difesa”: per avere una valvola di sfogo, per cercare di dare il mio contributo, per fare quello che più mi piace. Mi interessano soprattutto le questioni legate al tema della decrescita e agli affari di politica internazionale, specie nel contesto mediorientale.
Mi piace la piazza, la gente che la vive, esce, parla e si confronta. Per contro odio la televisione e l’atteggiamento di accettazione passiva che implica. Non sopporto nemmeno il ticchettio degli orologi: ritenendo che la puntualità rubi il tempo, sono sempre in ritardo, un po’ per scelta e un po’ per necessità.
Contraddittoria per natura, mi piacciono le persone ma non la gente, pretendo le tinte forti ma poi impazzisco per le sfumature, ho bisogno di vivere in città ma sogno di trasferirmi su un’isola deserta, sono alla ricerca del mio posto nel mondo ma ho paura di trovarlo.
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