di
Simone Perotti
16-12-2010
Non possiamo vivere dove vorremmo, passare il tempo come vorremmo, con le persone che sceglieremmo se fossimo liberi di farlo, occupandoci, almeno per una parte cospicua del nostro tempo, delle cose che sentiamo di essere, in cui sentiamo di essere autentici. Questo, almeno, ci suggerisce il 'sistema'. Eppure cambiare vita si può. Basta prendere il coraggio e andare...
Immaginiamo che qualcuno di noi ami il mare e le barche. Immaginiamo che ami giracchiare per i porti, respirare l’odore delle cime, del salmastro, e anche fare, senza fretta, la manutenzione alla propria barca, provarla in mare, pronti a un grande viaggio. Oppure anche lavorare sulle barche degli altri, per pochi soldi, ma col gusto di stare 'tra le proprie cose di mare'.
Che ruolo avrebbe tutto questo nella nostra vita? Intendo dire: sarebbe relegato nello spazio dei sogni irraggiungibili, sarebbe un pensiero da abbandonare prima ancora di sperare, oppure un sogno da rinchiudere negli scampoli del tempo, sempre rubando qualcosa, sempre di fretta, sempre col senso di colpa? Sto fantasticando, oppure è la cronaca delle nostre vite? Non è forse la nostra vita questo tempo perduto tra agende, impegni, sicurezze da raggiungere, paura di perdere quello che abbiamo acquisito? Non è così che muoiono le nostre passioni?
Il sogno della barca, del mare, dei piedi scalzi sul ponte, dei pantaloni arrotolati alla caviglia, del bicchiere di vino da bere in porto, finalmente, dopo una lunga rotta, rientra nei piani possibili della nostra vita. Così come sogni diversi ma analoghi, che siano in montagna, in pianura, in collina, in città, in un laboratorio di ceramica, o perfino a fare tutt’altro. Metteteci voi l’oggetto. Quel che conta è l’atto.
Questi sogni devono rientrarci, e senza che si sia necessariamente ricchi. Come potremmo dirci liberi, uomini al centro della loro vita, se così non fosse? Eppure il Sistema sembra chiederci, imporci, tutt’altro.
Dobbiamo comprendere, prima, e poi ammettere, che non siamo liberi. Uno schiavo al remo di una galera del XVI Secolo era ben consapevole della sua cattività. Se gli toglievi i ceppi quello si buttava in mare e nuotava verso riva, anche a costo di affogare. Tentava. Noi invece pensiamo di vivere nel benessere, siamo convinti che quel che facciamo abbia un senso, nonostante l’elenco delle cose che non possiamo fare sia enorme.
Non possiamo vivere dove vorremmo, passare il tempo come vorremmo, con le persone che sceglieremmo se fossimo liberi di farlo, occupandoci, almeno per una parte cospicua del nostro tempo, delle cose che sentiamo di essere, in cui sentiamo di essere autentici. Nel mio libro Adesso Basta ho riempito quattro pagine, per punti, di cose che non possiamo fare. Per me, prima che decidessi di dedicare la mia vita alla scrittura di romanzi e alla navigazione, una di queste tante privazioni riguardava il mare.
Stamattina, martedì, navigavo in 13 nodi di Ponente, il golfo era disegnato, il mare una lastra d’acciaio blu. Ero solo a bordo, solo nel golfo. È stato lì che ho ripensato alle paure che avevo, ai timori, alle angosce. E mi sono anche ricordato come ho fatto a venirne fuori, a prendere il coraggio e andare. Il mare, le sue lievi increspature nel vento appena rafficato, mi dicevano che avevo avuto ragione.
La prima cosa da cui sono partito per cambiare la mia vita è stato comprendere che per campare dovevo spendere poco. Il punto non era essere ricchi, non lo sarei mai stato. Ma spendere poco era alla mia portata. Ero un consumista? Se avessi dovuto vivere di espedienti, navigando, scrivendo, facendo ogni cosa possibile per vivere, avrei fatto fatica? Dovevo analizzare la situazione. Misi a punto un piccolo auto-check, che vi invito a compilare sinceramente. Mi resi conto che le mie esigenze erano minime. A regime, con una casetta in provincia, avevo bisogno di meno di 10.000 euro all’anno. Iniziai a vivere così, tagliando i costi inutili. Cominciai a mettere da parte qualcosa, come se avessi già cambiato vita.
Mi accorgevo già allora, tuttavia, che la faccenda non si giocava solo sul denaro. Quello era un punto importante, certo. Ma ce n’erano altri, prima. Ero libero a sufficienza per poter cambiare la mia vita? Che vincoli avevo, affettivi, famigliari, relazionali, avevo proprietà, cose di cui dovermi occupare necessariamente? Fu allora che compresi che per diventare libero dovevo 'già essere libero', ma dentro, non solo intorno, in modo profondo.
Iniziai a lavorare su queste cose, sugli impegni presi, sul ruolo che avevo per gli altri, quello che rivestivo per me stesso. Iniziai a parlare con tutti, per sondare le loro reazioni. Molti che hanno letto Adesso Basta mi scrivono: “Come posso deludere le aspettative dei miei genitori che hanno fatto sacrifici per farmi studiare, di mia moglie che mi ha sostenuto?”. Dunque scegliere di cambiare vita è difficile, a volte pare impossibile, e i soldi non sono l’unico problema.
Dovevo anche capire di quanto tempo avevo bisogno. Come in barca, mi resi conto che mi muovevo tra (venti) tempi diversi. Anche per me c’era il tempo reale, quello che scorre comunque, il tempo di velocità, quello che io facevo scorrere più veloce correndo come un matto incontro all’orologio, quello apparente, che a volte diminuiva e a volte volava, e che dipendeva dal rapporto tra i due e il mio cuore.
Il tempo apparente andava controllato, era lui a farmi navigare nella mancanza di libertà. Era tempo apparentemente speso, in realtà perduto. Il tempo rubato da relazioni inessenziali, lavoro eccessivo, rincorsa della carriera, del denaro, mi allontanava da me, riduceva le mie possibilità di vita nella scrittura, nella letteratura, nel mare. Ecco un’altra bella domanda, necessaria per settare il programma di realizzazione del mio cambiamento: di quanto tempo ho bisogno per le mie cose più vere, le migliori, le più simili a me, all’idea che ho di me stesso? Ne dedussi che non potevo accontentarmi di alcun part-time, avevo bisogno di tagliare con tutto. Il tempo mi serviva integralmente.
Dunque, in sintesi:
- capire con l’autocheck se siamo o no orientati al risparmio, alla sobrietà, per stabilire quale sarebbe il nostro budget in assenza di entrate regolari e periodiche.
- Capire che vincoli emotivi, sentimentali, famigliari, burocratici abbiamo. Quanto ci manca ad essere così liberi da poter diventare… liberi.
- Fare l’analisi del tempo, di quanto ne spendiamo per noi, di quanto ce ne manca, di quanto ne avremmo bisogno.
Ma che fatica! Vale davvero la pena? La mia risposta è sì. La mia risposta però tiene conto di stamattina, dei bordi di bolina con un maglione di lana, la barca ben piegata sottovento, il mio rientro in porto, gli spaghetti, la lettura, il riposo con la musica bassa. Chiunque avesse dubbi se vale la pena o no lavorare tanto per diventare liberi, chiuda gli occhi e provi a immaginare…
Auto-check: per rendervi conto almeno a grandi linee se siete o no dei consumisti, spuntate questo elenco con una matita:
1. Cambiate il telefono cellulare una o più volte all’anno?
2. Avete più di venti cravatte nell’armadio?
3. Avete più di sette paia di scarpe?
4.Cambiate gli occhiali da vista o da sole una o più volte l’anno?
5. Avete più di due televisori in casa?
6. Avete mai gettato via un televisore che funzionava bene per comprarne uno più moderno?
7. Avete il collegamento internet anche a casa, oltre a quello in ufficio?
8. Avete più di un lettore mp3?
9. Avete l’automobile anche se non la usate quasi mai?
10. Avete l’attrezzatura per qualche sport (vela, sci, subacquea ecc.) anche se praticate poco questo sport?
11. Andate al ristorante almeno due volte a settimana?
12. Prendete spesso l’aperitivo nei bar alla moda?
13. Seguite la pubblicità, le mode, ci tenete a essere sempre á-la-page, notate se altri non fanno come voi?
15. Andate fuori città nel weekend almeno due volte al mese?
16. Pagate un affitto che potrebbe essere più basso spostandovi appena di uno o due quartieri?
17. Avete una casa di proprietà più grande di 70 metri quadrati?
18. Che automobile avete? È costosa o grande o consuma parecchio mentre per le vostre esigenze ne basterebbe una più piccola, che consuma meno, che costa meno?
19. Andate all’estero per piacere tre o più volte all’anno?
Se avete risposto sì almeno ai due terzi di queste domande siete probabilmente dei consumisti, o comunque, per essere più leggeri nell’affermazione, potreste spendere molto meno di quel che spendete senza per questo ridurre il piacere.
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