di
Simone Perotti
01-09-2011
Alcuni li cercano, altri li odiano. Per molte persone il desiderio di cambiamento è accompagnato dalla ricerca di un guru, qualcuno che faccia il lavoro per loro. Si potrebbe parlare di una sorta di guru-mania, sintomo di mancanza di coraggio, debolezza e irresponsabilità. “Bisogna rinforzare un po’ le gambe, non essere abbattibili troppo facilmente”.
Uno dei fenomeni più interessanti (e fastidiosi) di questi due anni pieni sul tema del Cambiamento è la questione del Guru. Molti lo cercano (molti l’hanno trovato in me, secondo loro). Molti lo osteggiano (osteggiando me, tra gli altri). La cosa più divertente è, naturalmente, che i guru non esistono (se non per chi li vede. Come i fantasmi).
La categoria che mi fa più tenerezza è quella di chi un guru lo cerca. Hanno bisogno di un padre, di un fratello, di un amico. Chiedono a qualcuno (a me, ma non solo a me, credo) che faccia il lavoro per loro. Non vogliono studiare, capire, agire, chiedono a me che indichi loro la strada, che mi sostituisca a loro nel momento delle scelte, che assuma su di me la loro responsabilità. A volte tento di farli scendere dalle nuvole. La maggior parte del tempo, invece, li ignoro.
La categoria che mi impressiona maggiormente, però, è quella di chi odia i guru. Molti mi scrivono apostrofandomi: “lei che si mette sul piedistallo, come un oracolo…” oppure “La smetta di fare il guru e dispensare perle di saggezza” o anche “chi si crede di essere, un guru? Le cose che dice le hanno fatte già moltissimi prima di lei, e senza scrivere libri!” Sono tutti molto arrabbiati. L’idea di andare su altri blog, di ignorarmi (visto che non amano me e quel che scrivo), di spendere il loro tempo prezioso facendo cose più edificanti, neppure li sfiora. Sono militanti, intendono farmi smettere, trovano che vi sia senso e significato nel contrapporsi a un guru (cioè a me, secondo loro).
Anche questo è un bell’esempio di malcostume, di fancazzismo, di qualunquismo, di irresponsabilità, di sottocultura. Ma io dico, perché mai dovrebbero vedere in me un guru? Dove lo vedono il guru quando mi guardano? Io bevo e fumo, i guru no. Sono del Milan, i guru non credo (a parte uno, purtroppo, che è pure il proprietario della squadra). Dico continuamente che io ho trovato (forse) una risposta valida per me, mentre per ognuno le risposte saranno diverse (i guru tendono a fare economie, invece, ogni risposta vale per tutti). Mi pongo continuamente dei problemi, dei dubbi, delle domande, e ritaro la mia rotta a ogni miglio (i guru invece non hanno mai incertezze sulla loro strada). Rispondo a tutti (quasi, ormai non riesco più), mentre i guru mi risulta che non rispondano, se non a pagamento. A proposito, io parlo in pubblico sempre gratis. I guru col cavolo che fanno cose gratis.
Sapete dove mi scambiano per un guru? Nelle mie affermazioni forti. Quando dico “È così…” molti si straniscono. È intollerabile, in questa epoca, che qualcuno si esprima in modo forte, deciso, convinto di quel che dice. È l’atto della decisione, il fatto di rischiare un’affermazione forte, di espormi chiaramente, che li fa trasalire. Un po’ si incazzano, un po’ mi adorano. Entrambe le emozioni sono sintomo di squilibrio e del tutto fuori luogo.
Dico tutto ciò perché ho identificato un altro dei mali dell’epoca: la mancanza di coraggio nelle affermazioni. La mancanza di convinzioni profonde, magari sintesi di un meditato ragionamento. Decadiamo vistosamente e velocemente anche per questo: la gente ha una paura fottuta, perfino di un’affermazione. Se qualcuno ne fa una finisce che in molti lo vorrebbero come padre e molti lo odiano. Dell’affermazione, che sia vera, giusta, sbagliata, motivo di riflessione… nessuno si cura.
Mi sono accorto anni fa che mi occorreva molto coraggio. Mi serviva come il pane se volevo fare qualcosa di buono. Mi era necessario per farmi forza, per credere nelle mie convinzioni, per affrontare sfide importanti. Siamo tutti troppo deboli, troppo mosci, abbiamo paura anche della nostra ombra. Bisogna rinforzare un po’ le gambe, non essere abbattibili troppo facilmente. Non c’entra nulla l’ostinazione, la cocciutaggine, non c’entra nulla la testardaggine o altre simili amenità. Serve pensare con la propria testa, senza guru appunto, masticando bene e poi arrivando a qualcosa di chiaro, per dirlo, per farlo, con coraggio, fregandosene di chi ci attacca ma ascoltando tutti (potrebbero avere ragione!). Non possiamo avere sempre paura. Basta paura. Basta.
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