di
Andrea Marciani
12-04-2012
I fondi pubblici sono stati presi di mira dal rifinanziamento delle banche d'affari responsabili della crisi. Intanto, la mobilitazione dei cittadini cresce, e dopo il caso dei referendum per l'acqua, è necessario pretendere il rispetto della volontà popolare, disattesa dagli stessi governanti che hanno promosso l'indebitamento nazionale.
Nel 1989 a Berlino cadeva quel muro che, più di ogni altra frontiera, raffigurava la “cortina di ferro” che divideva il mondo occidentale da quello comunista. L'implosione dell'Unione Sovietica, che decretava il fallimento del più grande laboratorio di comunismo reale, non lasciò quasi alcun rimpianto in patria, ma ebbe rapide ripercussioni in Occidente, con l'immediata messa in discussione delle conquiste sociali e sindacali delle socialdemocrazie europee e quelle Americane del New Deal di Roosevelt e Keynes.
Senza voler sminuire le battaglie combattute da sindacati e lavoratori occidentali, bisognerebbe riconoscere l'enorme debito che le nostre classi medie hanno contratto con gli sfortunati compagni d'oltre cortina, per l'azione intimidatoria da loro esercitata sui grandi capitalisti occidentali, costretti per quasi un cinquantennio ad una benevola redistribuzione della ricchezza.
Il Neo-Conservatorismo che ha preso l'avvio da quell'evento berlinese, in questi anni ha rispolverato tutti gli apparati coattivi del capitalismo ottocentesco, tra cui anche i mille obblighi e balzelli che impastoiano i cittadini meno abbienti, mentre l'accezione lessicale originaria del termine 'liberista' con cui questi signori si fregiano, viene riservata esclusivamente al Capitale, ai suoi detentori ed ai grandi sacerdoti che lo amministrano.
Non bisogna stupirsi quindi, se per spostare un lavandino nel bagno di casa ad un comune mortale occorrano più carte bollate di quelle che servono all'Enel per realizzare una diga sul Rio della Plata (e sommergere intere vallate con campi e villaggi di migliaia di nativi).
Non è una casualità paradossale, ma pura intenzionalità.
Dal 1989 ad oggi, in primo luogo si è perseguito l'indebitamento degli Stati nazionali, mediante il mantenimento al potere di una classe dirigente di 'cicale' corrotte e gaudenti, poi, con la crisi dei titoli spazzatura del 2008 si è completato il saccheggio dei fondi pubblici, definitivamente dissanguati dal rifinanziamento delle banche d'affari responsabili della crisi (1000 miliardi di euro in Europa dalla BCE al 1% di tasso d'interesse, solo negli ultimi sei mesi).
A questo punto ai grandi oligarchi del sistema economico mondiale non restava altro da fare che presentare la cambiale all'incasso, creando instabilità finanziaria sui titoli di Stato ed usando la leva dello spread per gettare nel panico i nostri modestissimi governanti.
In Italia è stato messo alla porta Berlusconi, inadatto al nuovo corso, malgrado l'ottimo servizio svolto nell'opera di moltiplicazione del Debito Pubblico italiano, inaugurata dal suo padrino Craxi ma perseguita anche dai governi di centro-sinistra, nei loro brevi interludi. Al suo posto è stato messo il bocconiano Monti, liberista di indiscussa fedeltà al Capitale, ed affermato tecnocrate europeo.
Dal giorno del suo insediamento, non un solo minuto dell'azione di governo è stato dedicato ai pur gravi problemi di Istruzione, Ricerca, Agricoltura o Sanità. Mai, l'austero Tecno-Presidente, si è lasciato distogliere dalla propria missione prioritaria della Riscossione del Debito.
Gli italiani sono stati ossessionati, redarguiti e colpevolizzati dai media pubblici e padronali, mentre nessuna risposta è stata ancora data ai pochi che invocano un esame pubblico e trasparente sull'origine del Debito, chiedendo conto, tra l'altro, dell'iniqua difformità tra gli interessi irrisori che le banche pagano alle casse pubbliche della BCE per i colossali prestiti ricevuti e quelli invece usurari che gli Stati nazionali pagano alle medesime banche per BOT e CCT.
Interessi che nell'andata e ritorno fruttano agli azionisti delle banche un profitto del 3–4% su cifre a 12 zeri, a scapito dei cittadini europei, magicamente declassati dai tecnocrati di Bruxelles, da prestatori cornuti a debitori mazziati.
Purtroppo la storia ci ha insegnato che da queste fasi di restaurazione delle forze conservatrici non ci si può attendere nulla di buono. L'abbandono di ogni politica di solidarietà sociale per perseguire solo la competizione e la prevaricazione del più forte, ha sempre prodotto guerre, morte e distruzione. L'attecchimento ed il rapido sviluppo di partiti fascisti e xenofobi in tutto il pianeta, le relazioni internazionali sempre più tese e dispotiche, la crescente indifferenza per i grandi disastri ambientali. Tutti campanelli d'allarme che squillano, ma cui pochi prestano la dovuta attenzione.
La mobilitazione di donne e uomini di 'buona volontà' cresce, anche se a ritmi inadeguati alla gravità del momento, eppure alcune iniziative popolari hanno cominciato in Italia a lasciare il segno.
Una di queste è stata la tenuta dei referendum promossi dai Forum dell'Acqua Bene Comune, il cui netto successo è stato un'inequivocabile indicazione di ciò che il Popolo italiano pensa delle privatizzazioni dei beni collettivi e più in generale dello smantellamento degli Stati nazionali perseguito dagli oligarchi del capitalismo internazionale.
Ora bisogna continuare su quella strada, cominciando intanto a pretendere il rispetto della volontà popolare, disattesa dagli stessi governanti che hanno promosso l'indebitamento nazionale, a questo scopo sono tornati in attività i Comitati locali dell'Acqua Bene Comune con la campagna di 'Obbedienza Civile' che oltre a pretendere la restituzione di quanto illegalmente pagato ai gestori idrici dai Referendum ad oggi, ha cominciato nelle scorse settimane una campagna nazionale di autoriduzione delle bollette.
Azione quest'ultima di grande importanza sperimentale, perché le prossime mobilitazioni di resistenza civile all'intollerabile oppressione capitalista, dovranno essere combattute sul terreno della legittima insolvenza del Debito pubblico, ed una buona palestra sarebbe quella offerta ai movimenti, dal decaduto diritto alla Remunerazione del capitale per le aziende dei servizi idrici e dalla sua sacrosanta cancellazione.
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