di
Claudia Bruno
26-09-2011
A Napoli la Giunta comunale firma una delibera per la rippubblicizzazione del servizio idrico. Se la delibera venisse approvata dal Consiglio comunale, l'acqua non sarebbe più in vendita come una merce e si passerebbe dalla gestione del servizio nelle mani di una Spa all'affidamento ad un'azienda di diritto pubblico. Sarebbe il primo caso in Italia dopo i referendum del 2011.
Dopo i molteplici tentativi - ultimo fra tutti quello della manovra economica del Governo - di sottrarre legittimità alla volontà che 27 milioni di italiani hanno espresso partecipando agli ultimi referendum, arriva una buona notizia dai comitati per l'acqua pubblica.
A Napoli la Giunta comunale ha presentato una delibera per la trasformazione della Società per azioni Arin, che attualmente gestisce il servizio idrico cittadino, in una "azienda speciale" che si chiamerà ABC Napoli (che sta per Acqua Bene Comune Napoli).
In altre parole, se la delibera venisse approvata dal Consiglio comunale, l'acqua non sarebbe più in vendita come una merce e si passerebbe dalla gestione del servizio idrico nelle mani di una Spa all'affidamento del servizio ad un'azienda di diritto pubblico alla cui governance sarebbero chiamati rappresentanti delle associazioni ambientaliste e dei lavoratori stessi dell'ente. Inoltre sarebbero previsti anche il "diritto al minimo vitale idrico" e un "fondo di solidarietà internazionale". Uno scenario che vedrebbe Napoli come primo comune italiano ad aver dato seguito ai referendum del 2011.
Quella firmata dall'Assessore ai Beni Comuni, Alberto Lucarelli, e dall'Assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo - spiegano i comitati - è una delibera che segue mesi di lavoro durante i quali sono stati consultati esperti di differenti discipline economiche, giuridiche, aziendali, oltre che esponenti della società civile e delle associazioni ambientaliste. Ma quella dei comitati napoletani per la gestione pubblica delle risorse idriche è una battaglia che va avanti dal 2004.
Se la delibera troverà approvazione finale, spiegano i comitati: "la gestione dell'acqua passerà nelle mani di un Ente di diritto pubblico, non avente scopo di lucro e che non si prefigge, quale obiettivo aziendale, il profitto ma esclusivamente di fornire un servizio al di fuori dei meccanismi di mercato dettato da criteri di universalità, efficienza, economicità e trasparenza. Principi già ratificati dall’Aula del Consiglio comunale".
Si tratterà quindi di una vera ripubblicizzazione dell’acqua. "Ormai è chiaro - spiegano i comitati napoletani - che in Italia le privatizzazioni, almeno nel settore dell’acqua, hanno sin qui generato incrementi delle tariffe e riduzioni degli investimenti. Con l’azienda speciale, che per natura non persegue profitto, potremo contenere le tariffe e soprattutto differenziarle in base a criteri sociali ed ecologici".
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