In Romania mercoledì scorso è stata discussa dalla Camera dei Deputati la proposta di legge PL 912 per la gestione dei cani randagi. Momentaneamente due milioni di cani non saranno giustiziati: il Parlamento romeno ha posticipato lo sterminio di massa. I leader dei gruppi parlamentari hanno concluso che sarà la Commissione per l'Amministrazione Pubblica a dover ridiscutere la legge nelle prossime settimane e a prendere una decisione. Vittoria parziale degli animalisti.
Se avesse approvato il progetto, il Parlamento romeno avrebbe consentito ai Sindaci di uccidere legalmente centinaia di migliaia di cani randagi. Inoltre, nessuna multa sarebbe stata inflitta ai comuni che avrebbero scelto di chiudere le porte agli animalisti (nel primo testo era stato anche proposto il divieto per le onlus di entrare nei canili pubblici per controllare la gestione e le adozioni).
La proposta era sostenuta sia dal partito di maggioranza del Presidente Băsescu (PDL), sia dagli esponenti dell'opposizione. Tra le sostenitrici attive anche Elena Udrea, Ministro dello Sviluppo e del Turismo, la quale da sempre accusa le associazioni animaliste di ostacolare le autorità e di non avere interesse a risolvere il problema del randagismo endemico.
Da un comunicato stampa scritto da Carmen Arsene, comparso sul World Wide Legal Action 4 Animal Rights, veniamo a conoscenza della decisione di rimandare il progetto legislativo PL 912 per la gestione dei cani randagi alla Commissione per l'Amministrazione Pubblica.
Due giorni prima della votazione, Carmen Arsene ha scoperto che il partito di maggioranza (PDL), per poter attuare l'uccisione di massa, ha contattato tutti i deputati del PDL con un sms per obbligarli a presentarsi a votare il giorno 07 giugno 2011. La direttiva sarebbe partita direttamente dal Presidente della Romania Traian Băsescu, affinché tutti i presenti votassero a favore dell'eutanasia (per attuare il progetto 167 deputati su 333 avrebbero dovuto votare 'sì'); inoltre, un giorno prima della votazione, ha saputo che il voto sarebbe stato segreto.
Il 7 giugno 2011, ad assemblea iniziata, il leader del PDL ha ufficialmente dichiarato che il voto sarebbe stato segreto. Il presidente del PSD Victor Ponta (marito di Daciana Sarbu, deputato del Parlamento Europeo e membro del European Parliament Intergroup on the Welfare and Conservation of Animals), contrario al voto segreto, ha detto: “siamo stati eletti da coloro che ora si trovano sui balconi e dal pubblico che ci sta guardando in TV. È un loro diritto sapere come avverrà la votazione ed è nostro obbligo assumerci personalmente la responsabilità di ogni voto. Se volete nascondervi, fate pure. Noi del PSD, PNL, PC non presenteremo le schede di voto e sarete voi del PDL gli unici a dover rispondere a questo oltraggio nei confronti dell'elettorato per questa nuova votazione”.
La proposta per il voto segreto, messa ai voti dai deputati, è stata respinta.
Il deputato Varujan Pambuccian, il leader del gruppo parlamentare delle minoranze, per esortare i colleghi a non votare a favore dell'eutanasia, ha affermato: “La cosa peggiore è sapere che basta premere il pulsante del 'sì' per scatenare le uccisioni di massa [...], ucciderete con le vostre stesse mani creature vive come noi [...] ma sono sicuro che verrà un giorno nel quale vi renderete conto che siete stati voi direttamente a dare origine a tutte queste stragi di massa e verrete travolti dalla vergogna e dalla commiserazione, ricordando il giorno in cui avete premuto quel tasto”.
Dopo una breve consultazione interna tra i vari gruppi parlamentari, Eugen Nicolaescu (leader del PNL) ha annunciato quanto stabilito da ciascuno dei rispettivi leader: la legge deve essere rimandata alla Commissione per l'Amministrazione Pubblica, con 247 voti favorevoli su 291.
Per quale ragione il PDL ha voluto rinviare la legge alla Commissione? I deputati del PDL, dopo che la segretezza del voto non è stata accettata, si sono resi conto di rischiare troppo e per evitare che la legge fosse respinta, hanno deciso di rinviarla alla Commissione, giocandosi un'altra possibilità. “Ma questa possibilità è stata concessa anche a noi - sostiene Carmen Arsene - abbiamo più tempo per contrastare queste uccisioni di massa e tornare alla forma iniziale del progetto di legge, ovvero la sterilizzazione”.
Sara Turetta, il Presidente di Save the Dogs (l'associazione attiva sul territorio, nata per “rispondere alla tragica emergenza che coinvolge i cani randagi in Romania”), ha sottolineato più volte che il randagismo endemico non si risolve con la rimozione dei cani dal territorio ma che è necessario un piano di sterilizzazione nazionale (pianificato dalle autorità competenti con le associazioni no profit), con l'istituzione di un'anagrafe canina nazionale (per identificare immediatamente gli animali di proprietà) e con inflizione di pene severe a chi abbandona e non sterilizza il proprio cane.
Carmen Arsene, per concludere, ringrazia tutti coloro che hanno sostenuto la protesta contro la legge inviando mail, fax o organizzando manifestazioni, campagne di sterilizzazione, di adozione a favore dei cani rumeni e aggiunge: “Se la settimana scorsa abbiamo lottato contro la legge che prevede lo sterminio di massa per respingerla, adesso dobbiamo unire le forze per una legge concreta, reale, che rispetti i diritti civili offrendo la soluzione definitiva su come occuparsi dei randagi”.
La storia
La Romania, ancora oggi, detiene il primato del più grave randagismo di tutta l'Unione Europea. Tutto ebbe inizio quando l'ex Presidente Ceauşescu decise di cambiare volto alle città, adottando una politica urbanistica 'moderna': gli anonimi palazzi, veri e propri blocchi condominiali sostituirono le tradizionali case in stile rurale dei contadini.
Per legge, ai cittadini era proibito portare i propri cani con sé. Inevitabilmente furono abbandonati e il problema del randagismo cominciò a diffondersi a macchia d'olio su tutto il territorio nazionale. Nel 2001, per ordine del Presidente Traian Băsescu iniziarono i brutali accalappiamenti seguiti dalla crudele uccisione di almeno 150 cani al giorno. Furono legali fino al 2008 quando il Parlamento approvò la legge 9/2008 che formalmente impediva la strage dei cani. Purtroppo questa legge non venne e non viene tuttora applicata. Giornalmente avvengono campagne di avvelenamento o catture di massa durante le quali i cani vengono trasferiti in canili lager dai quali nessuno esce vivo.
Il randagismo in Romania è fuori controllo. Quindi, se dopo dieci anni di mattanze, il problema non è risolto, è evidente che il metodo è fallimentare e che dietro al sistema si nascondono gli interessi di coloro che detengono il monopolio degli inceneritori. Come sostiene l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la sterilizzazione è l'unico metodo etico e indolore per affrontare il randagismo per il bene reale dei cani e delle comunità.
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