di
Andrea Degl'Innocenti
29-03-2012
Le piogge nel 2011 in Toscana sono state del 40 per cento inferiori alla media ed ora si teme per i raccolti. Se la primavera non sarà particolarmente piovosa si rischia una crisi idrica ed agricola senza eguali negli ultimi anni. I cambiamenti climatici sono arrivati. Da anni che ne sentiamo parlare, eppure, in un certo senso, 'ancora' non ce l'aspettavamo.
Alla faccia di chi non crede ai cambiamenti climatici. Un autunno ed un inverno così secchi non si vedevano da sessant'anni in Toscana, e se la primavera non sarà particolarmente piovosa si rischia una crisi idrica e agricola senza precedenti.
“Il deficit idrico accumulato è già pesante - sentenzia Tullio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana- se entro 15 giorni non piove la produzione di grano rischia di venire compromessa seriamente. Siamo preoccupati anche per mais, girasole ed orzo: abbiamo ancora alcune settimane per affrontare il nodo della semina. La situazione non è facile“.
Il 2011 è stato, nei fatti, uno degli anni più secchi di sempre in Toscana, con delle precipitazioni inferiori alla media di circa il 40 per cento. Soprattutto in gennaio, aprile, maggio, settembre ottobre e novembre – mesi generalmente piuttosto piovosi - le precipitazioni sono state quasi assenti.
“Se non piove avremo un’estate a dir poco drammatica: lo scenario che inizia a delinearsi per i mesi più caldi dell’anno e, peggio ancora per quelli autunnali, non prospetta nulla di buono”. Sono parole dei sindaci Massimiliano Pescini di San Casciano in Val di Pesa, Sestilio Dirindelli di Tavarnelle Val di Pesa e Maurizio Semplici di Barberino Val d’Elsa, che esprimono forte preoccupazione per i livelli di siccità che hanno colpito il Chianti e il conseguente rischio di rimanere presto all’asciutto.
Per capire l'entità dell'emergenza è sufficiente guardare alcuni bacini della regione. Il lago di Bilancino, a Barberino di Mugello, che generalmente in questo periodo si stanzia sui 60 milioni di metri cubi d'acqua (ma può raggiungere i 69 milioni) si trova al momento a 37 milioni; il lago di Montedoglio, da un massimo di 72 milioni, è intorno a quota 29 milioni con soli 19 milioni utilizzabili; quello di Cerventosa (Cortona) è esaurito da dicembre; al lago di Astrone (Chianciano) rimane acqua per due o tre mesi; l’Arno ha un deflusso sostenuto quasi esclusivamente dai rilasci da Bilancino, Levane e La Penna.
Se la siccità perdura, ha detto l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini, oltre che gestire e coordinare gli interventi, “dovremmo assumere decisioni per razionalizzare le residue risorse idriche in tempi congrui”. ”Dato poi che la riduzione della piovosità è l’effetto dei cambiamenti climatici, stiamo comunque sviluppando politiche di adattamento oltre che di contrasto” ha continuato.
Pare proprio che quei cambiamenti climatici di cui si parla ormai da vari decenni siano infine giunti a bussare alla nostra porta di casa. Eccoli, sono arrivati, e – neanche a dirlo – ci colgono impreparati, come se proprio non ce lo aspettassimo.
Confinata per anni negli ambienti scientifici, o dell'ambientalismo, quella sui mutamenti del clima dev'essere apparsa sempre più come una favoletta, un avvenimento ipotetico e lontano nel tempo. Così, dopo aver ignorato la questione per quarant'anni, oggi che ce la ritroviamo di fronte come una realtà concreta, capace di modificare la nostra quotidianità, ci sentiamo confusi e sbigottiti, ancora più incapaci di agire. eppure, rompere questa impasse è quanto più necessario, ed urgente.
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