di
Andrea Degl'Innocenti
13-04-2012
Sembra un paradosso, ma persino la longevità è diventata un nemico, se non da combattere, almeno da rendere inoffensivo: troppe spese per lo stato in pensioni e assistenza sanitaria. L'allarme lo ha lanciato Christine Lagarde. La soluzione proposta dalla direttrice dell'Fmi, nel classico stile neoliberista, sta nello smantellamento del sistema previdenziale.
Un enorme problema grava sull'Europa e sul mondo intero, e preoccupa economisti e statistici, tecnici e analisti di varie discipline. È già diverso tempo che se ne sente parlare, ma nessuno ancora aveva trovato la forza di denunciarlo a gran voce. Fino a l'altro ieri. È stata Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, a lanciare l'allarme e a mettere tutti in guardia contro il rischio più imminente per l'umanità: la longevità.
Già, viviamo troppo a lungo, e secondo le stime siamo destinati a vivere ancora di più. La vita media sarà cresciuta di tre anni nel 2050. Ora, nella nostra ingenuità, potremmo pensare che in fondo vivere qualche anno in più su questa terra – pur con tutti i problemi e le storture da cui è afflitta – non sia una cosa poi così terribile; le nostre menti contorte potrebbero persino arrivare a gioire della notizia.
Per fortuna ci ha pensato la signora Lagarde a ridare al fatto la gravità che merita. “Le implicazioni finanziarie del vivere più a lungo sono enormi – ha dichiarato ai media nel presentare il Global Financial Stability Report, il rapporto che l'Fmi diffonderà la settimana prossima durante i lavori primaverili a Washington e di cui sono stati anticipati due capitoli –; se nel 2050 la vita media si allungherà di 3 anni rispetto alle attese attuali, i costi già ampi dell'invecchiamento della popolazione aumenteranno del 50 per cento”.
Nei prossimi anni le persone che invecchiano “consumeranno una quota crescente di risorse, pesando così sui conti pubblici e privati”. E sebbene gli enti che pagano le pensioni si siano preparati a questa evenienza, “le stime sono state fatte su previsioni che hanno in passato sottovalutato quanto le persone avrebbero vissuto”.
La soluzione, per la direttrice del Fmi, è da ricercare in due semplici mosse, valide indistintamente in qualsiasi paese: aumentare i contributi versati da parte dei lavoratori ed alzare l'età pensionabile. Ovvero, pagare ancora più tasse ed andare in pensione ancora più tardi. E laddove si è già intervenuti a fondo su questi due fattori, non resta che “abbassate le prestazioni”, ovvero diminuire l'entità delle pensioni.
È importante poi, ha ribadito la Lagarde, che i governi agiscano immediatamente e attuino le riforme strutturali necessarie per ridurre i rischi; riforme che “impiegano anni per dare i frutti” e che quindi vanno implementate subito, anche a costo di manovre molto impopolari. D'altronde si sa, ogni strumento è concesso quando si tratta di debellare – o perlomeno rendere inoffensivo - il terrificante spettro della longevità.
È curioso vedere che la risposta fornita dal Fmi al “problema” della longevità consista nello smantellamento del welfare. La stessa risposta che il Fondo fornisce agli stati afflitti dal problema del debito pubblico, a chi gli chiede prestiti per la ricostruzione dopo una guerra o un disastro, a chi cerca fondi per lo sviluppo.
Lo smantellamento del sistema previdenziale è, assieme alle privatizzazioni/liberalizzazioni del settore pubblico e alla riduzione dei diritti dei lavoratori, uno dei tre punti chiave di ogni ricetta neoliberista. Ma allora non sarà che la longevità, al pari del debito pubblico e dei vari disastri, è diventato l'ennesimo espediente utilizzato dal potere per mettere in pratica il suo progetto di prevaricazione sociale e distruzione dei diritti di cittadinanza?
A ben vedere quel distopico mondo improduttivo che la Lagarde sembra vaticinare con le sue parole, in cui la popolazione che non lavora (e non produce) è troppa per essere mantenuta da quella produttiva, è ben lungi dal realizzarsi. Tant'è che la crisi economica attuale, al pari di tutte le crisi del capitalismo da un secolo a questa parte, è una crisi di sovrapproduzione. Produciamo persino di più di quanto, pur con i nostri acquisti compulsivi, riusciamo a consumare.
Ma allora forse la Lagarde si è confusa, si è spiegata male. Probabilmente intendeva dire che nel 2050, quando buona i sistemi assistenziali e previdenziali saranno stati del tutto smantellati e una fetta enorme della popolazione sarà stata ridotta alla fame dalle ricette neoliberiste, allora la longevità sarà un problema. Non più per la società, per i longevi.
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