di
Andrea Degl'Innocenti
12-10-2011
Nonostante il parere contrario di parte del governo, dell'opposizione e dell'Unione europea, il premier continua a spingere l'idea del doppio condono, edilizio e fiscale, come strumento da inserire nel decreto Sviluppo per risanare le finanze pubbliche. Intanto parte la campagna 'Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori'.
Fra una mancata approvazione del bilancio ed una fiducia – l'ennesima, che il governo sembra intenzionato a chiedere alla Camera proprio oggi –, Berlusconi sembra comunque non voler rinunciare al pallino che ha in testa ormai da giorni: l'idea di un doppio condono, fiscale ed edilizio. Il premier pensa di inserirli nel decreto Sviluppo, e spera così di racimolare i soldi - non pochi a dire il vero, si parla di 4 miliardi – per dare una boccata d'ossigeno alle finanze pubbliche.
A bollare come folle l'idea del premier sono stati, negli ultimi giorni, gli ambienti più disparati. Vi si è opposto fermamente il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, deciso a fare un decreto a costo zero. Perfino Bossi, ormai unico vero alleato del Cavaliere, ha bocciato la proposta. Altre critiche sono arrivate dall'Europa; secondo l'Ue misure del genere non possono essere adottate per il risanamento della finanza pubblica, in quanto hanno entrate incerte.
L'analisi del Sole 24 Ore, poi, mette i luce un aspetto spesso ignorato: i costi del condono. Oltre ai costi amministrativi, comunque rilevanti, i condoni apportano un guadagno immediato ma costituiscono, nel lungo periodo, una perdita enorme per la rinuncia al gettito regolare. Si calcola che fra il 1980 e il 1997, la politca del condono selvaggio, sia fiscale che immobiliare, abbia fatto racimolare allo stato appena 22 miliardi, a fronte di una perdita di ben 883 miliardi.
Il sistema dei condoni ha inoltre ripercussioni culturali non indifferenti. Premia l'illegalità, fa credere nell'impunità, uccide lo stato di diritto, fa vacillare persino la fermezza dei cittadini onesti, che non vedono la loro onestà premiata, ma piuttosto derisa.
A queste considerazioni, nel caso del condono edilizio, ne vanno aggiunte altre di carattere ambientale e paesaggistico. In un paese come l'Italia, devastata da frane e disastri naturali dovuti alla cementificazione selvaggia, in cui il cemento è spesso causa di tragedie - si pensi al crollo della palazzina di Barletta di pochi giorni fa -, continuare a fare condoni edilizi significa schierarsi dalla parte del problema, non da quella della soluzione.
"Se il Governo varerà l'ennesimo condono edilizio - hanno dichiarato i senatori Ecodem del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante - presenteremo un esposto alla magistratura chiedendo l'incriminazione per istigazione a delinquere e complicità in disastro ambientale di tutti i ministri che avranno condiviso questa scelta".
"Solo degli irresponsabili e dei politici ormai privi di ogni decenza etica possono immaginare di fare cassa legalizzando decine di migliaia di costruzioni abusive, spesso realizzate direttamente dalle ecomafie", hanno continuato i due senatori.
Un'ulteriore risposta al condono edilizio, non programmata ma ancor più propositiva ed efficace, arriva da Cassinetta di Lugagnano (MI), primo comune italiano a "crescita zero urbanistica", che il 29 ottobre ospiterà la prima uscita ufficiale della campagna Salviamo il paesaggio, difendiamo il territorio.
Nata da un'iniziativa dell’associazione Slow Food e del Movimento Stop al Consumo di Territorio, la campagna si è allargata alla presenza di molte altre associazioni, comitati e cittadini che hanno prontamente aderito attraverso il sito internet.
Fra gli obiettivi, oltre alla sensibilizzazione della cittadinanza, quello di preparare un testo di legge di iniziativa popolare, per il quale fra qualche giorno verrà aperto un gruppo di discussione online, di modo che ciascuno possa dare il proprio contributo.
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