di
Andrea Degl'Innocenti
17-11-2011
Chi è Corrado Clini, nuovo ministro dell'Ambiente della formazione Monti? Dai suoi trascorsi emerge una posizione favorevole all'incenerimento dei rifiuti e al rilancio dell'energia nucleare. Ma il neo-ministro è in buona compagnia, dalle dichiarazioni precedentemente rilasciate dai membri del nuovo esecutivo è possibile già intuire quali saranno le prossime mosse su energie, rifiuti, grandi opere e gestione dei beni comuni.
Il giorno dopo l'entrata in carica del nuovo governo, è il momento di andare a sbirciare fra le pedine schierate da Monti nella sua personale formazione. Ieri abbiamo visto come le banche assumano un ruolo rilevante nell'esecutivo, oggi vogliamo concentrarci su una figura particolarmente importante per il futuro del paese: il ministro dell'Ambiente.
Chi è dunque Corrado Clini, nuovo ministro dell'Ambiente? A chi abbia seguito le vicende del gabinetto negli ultimi vent'anni, il nome non suonerà affatto nuovo. Clini ha avuto il ruolo di direttore generale del ministero dell'Ambiente fin dal 1990, e nel corso degli anni ha navigato nelle alterne fortune e nelle varie vicende che hanno coinvolto il dicastero.
Già nell'89, ancor prima di iniziare la sua carriera dirigenziale, Clini assumeva un ruolo di rilievo nella vicenda dei rifiuti pericolosi italiani sversati in Libano dalle aziende lombarde e quindi riportati in Italia dalla nave Jolly Rosso. In quell'occasione fu il primo a rassicurare gli italiani sull'innocuità dell'operazione, sostenendo che bruciare due copertoni avrebbe causato maggior inquinamento.
Per anni si è occupato della vicenda di Acna di Cengio, la zona nei pressi di Savona devastata dall'inquinamento causato da un'attività industriale sfrenata, che venne bonificata a partire dai primi anni Novanta e fu al centro di uno scandalo a causa dei rifiuti "magicamente spariti" dall'area, che in realtà erano stati sversati apertamente nei pressi del fiume Bormida.
Clini è stato anche indagato, fra il 1996 e il '97 per via dell'inquinamento prodotto da un inceneritore della società svizzera Thermoselect. Difeso dall'avvocato Taormina, riuscì a far trasferire il processo dalla procura di Verbania al Tribunale di Roma, dopo di che la sua posizione fu archiviata.
Proprio la posizione sull'incenerimento dei rifiuti è uno dei punti che convince meno nella figura del neo ministro dell'ambiente. Ecco cosa sosteneva sulle campagne anti-inceneritori in un'intervista rilasciata al sito dell'Agi Energia: “Queste polemiche sulla mancanza di sicurezza ambientale degli impianti di termovalorizzazione non hanno alcun fondamento. È un pregiudizio, non è una contestazione di merito”. E concludeva, sempre con riferimento agli inceneritori “In Campania ne servono, così come in Sicilia, in Puglia, nel Lazio, in Liguria: per essere chiari, dove non ci sono servono”.
Altro punto dolente riguarda il nucleare. Clini è il curatore del rapporto Verso la strategia nucleare dell'Italia, datato settembre 2010. Vi si possono leggere affermazioni come le seguenti: “tra le energie pulite il nucleare, insieme all’efficienza energetica ed alle rinnovabili, ha un ruolo decisivo, perché è disponibile, è efficace, è la tecnologia avanzata di riferimento per le economie che si stanno muovendo con maggiore velocità verso la nuova green economy”; oppure “il nucleare contribuisce in modo significativo alla sicurezza energetica dell’Europa”; o infine “in questo contesto la ripresa del nucleare in Italia […] può dare una scossa a tutta l’Europa”.
Clini ha suscitato scalpore anche per alcune affermazioni, contestate fortemente dal leader dei Verdi Angelo Bonelli. “La scelta di Corrado Clini per il ministero dell'Ambiente è una scelta che non convince. Non si può che essere perplessi e preoccupati se al ministero dell'Ambiente è stato nominato chi ha dichiarato, da direttore generale dello stesso ministero, che la lotta ai cambiamenti climatici costa troppo e ha manifestato, in un convegno del 2010, la propria avversità a rinnovare l’accordo internazionale di Kyoto oltre la scadenza del 2012”.
Ma Clini è in buona compagnia. Il suo collega Corrado Passera, neo ministro dello Sviluppo, dichiarava in un'intervista a Panorama: “i termovalorizzatori vanno fatti. Basta con il falso ecologismo, smettiamola con i pregiudizi ideologici, con il luddismo antitecnologico, con la paura per tutto ciò che sa di scientifico. Ogni provincia dovrebbe avere impianti di smaltimento suoi propri. In Lombardia ce ne sono 15 e quello di Brescia è da tanti anni un modello internazionale. È una vergogna intollerabile che la Campania non ne abbia ancora di funzionanti e che l’emergenza sia istituzionalizzata da 14 anni!”. E sul Tav, sempre Passera aveva a dire: “Ma è possibile impiegare decenni per fare un’autostrada o per completare la TAV o per rinnovare le reti idriche?”
Ecco invece cosa pensa il vice di Monti, il nuovo Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, sui referendum per la ripubblicizzazione del servizio idrico: “il referendum sulla privatizzazione del servizio idrico ha portato via con sé anche la liberalizzazione degli altri servizi pubblici locali, l'unica riforma pro mercato della legislatura. Ciò non può interpretarsi come una legittimazione del potere politico locale a occupare definitivamente con le aziende municipalizzate tutte le aree economiche: i principi di buon andamento ed efficacia dell'azione amministrativa non sono stati messi in discussione”. Per concludere: “In caso di inefficienze e sprechi la via obbligata resta il ricorso al mercato e vigono ancora le norme del Trattato europeo sulle gare per la scelta del miglior affidatario”.
Se tali sono le premesse e tali le pedine schierate dal nuovo governo, si prospetta un inverno molto caldo. Già oggi gli studenti sono scesi in piazza in tutta Italia per manifestare assieme ai Cobas per il diritto allo studio. Non stentiamo a credere che seguiranno altre giornate di rivolta della società civile.
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