di
Dario Lo Scalzo
18-03-2013
Il National Intelligence Council ha recentemente pubblicato un rapporto strategico che mira a raffigurare l’avvenire del mondo nei prossimi 15-20 anni. Il report disegna i possibili palcoscenici delineando essenzialmente due modelli alternativi: quello della cooperazione tra i paesi in un mondo “solidale” o quello della disintegrazione, della frammentazione dei poteri.
Con cadenza quinquennale gli esperti della CIA del National Intelligence Council (NIC) producono e rendono pubblico il Global Trends, un report strategico che traccia in modo molto dettagliato quanto potrà accadere nel futuro del mondo. Con il Global Trends 2030, pubblicato nel dicembre del 2012, l’intelligence statunitense ha presentato un quadro sugli equilibri internazionali e sui principali scenari del nostro avvenire.
Sono quattro i macro elementi o tendenze che emergono e che permettono di dare una chiave di lettura al lavoro svolto dal NIC: l’accelerazione del processo di empowernment del singolo individuo, la dispersione e il livellarsi del potere tra gli Stati, la crescita demografica e le problematiche legate alla domanda di energia, di acqua e di alimentazione.
Secondo il report americano, durante i prossimi 15-20 anni, la riduzione della povertà, l’incremento demografico mondiale, in particolar modo quello della classe media, un più elevato tasso di alfabetizzazione e un migliore stato della Salute Globale favorirebbero profondamente il processo di crescita dell’individuo e la sua emancipazione. L’individual empowernment viene considerata la macro-tendenza più rilevante, più importante e quella con maggiori influenze nella determinazione degli equilibri o degli squilibri futuri del pianeta.
Nello stesso arco temporale, si assisterà alla dispersione del potere tra gli Stati. Sulla base di alcuni parametri chiave (il PIL, il livello tecnologico, gli investimenti militari, la dimensione della popolazione) si assisterebbe così al definitivo sorpasso dell’Asia sui paesi nord-americani ed europei. Se da un lato la Cina diventerà la più grande forza economica, seguita da altri paesi come India, Brasile, Sudafrica, Nigeria, dall’altro le economie europee, quella giapponese e russa continueranno a vivere una fase di lento declino. Tali trend e tali posizionamenti porterebbero alla fine dell’egemonia economica di un’unica grande potenza e all’inizio di una sorta di livellamento del potere tra vari Stati, in altre parole una dispersione ed una differente distribuzione del potere con conseguenti nuovi equilibri tra le forze mondiali.
Nel mondo del 2030, la popolazione mondiale conterebbe circa 8,3 miliardi di persone ciò che inciderebbe in modo non indifferente sull’aumento dei flussi migratori e su quello dell’urbanizzazione con forti conseguenze specie sulle risorse idriche e sui fabbisogni alimentari. Il NIC stima che il 60%, della popolazione mondiale (quasi 5 miliardi) si riverserà nei centri urbani. Si moltiplicheranno le megalopoli e si stima che nei prossimi 40 anni, il livello di urbanizzazione (inteso come trasporti, costruzione di case, edifici, uffici, occupazione degli spazi, ecc) eguaglierà in volume quello raggiunto sinora in tutta la storia dell’umanità.
La domanda di cibo, acqua ed energia cresceranno rispettivamente del 35%, del 40% e del 50%. Il cambiamento climatico e la corsa alle nuove energie, come i biocarburanti, ne ridurrebbero ulteriormente la disponibilità non solo negli Stati africani, ma anche nel Medio Oriente, in Cina e in India, paesi nei quali potrebbero corrersi grandi rischi per la carenza alimentare e per quella idrica. D’altro canto, nel settore energetico, gli USA potrebbero invece divenire un paese indipendente grazie allo shale gas che permetterebbe inoltre di esportare energia nel resto del mondo.
Le nuove tecnologie giocheranno un ruolo sempre più cruciale per lo sviluppo mondiale ed individuale delle persone. Anche in questo caso si assisterà a delle vere e proprie rivoluzioni tecnologiche e, allo stesso tempo, allo spostamento del baricentro tecnologico dall’ovest verso l’est ed il sud del globo. Se, per un verso, la tecnologia contribuirà ad accrescere l’empowernment dell’individuo e ne consentirà la sua emancipazione, permettendo tra l’altro di creare nuove forme e modalità di comunicazione, parallelamente, un più ampio ed esteso accesso di altre tecnologie, definite letali, porterà individui e piccoli gruppi a compiere atti di violenza e di disordine su larga scala.
L’evoluzione, in un senso o in un altro, delle quattro su citate macro-tendenze infatti avrà comunque degli impatti consistenti sugli assetti mondiali tra i paesi.
Se nelle regioni e nelle nazioni con età media superiore ai 25 anni, si ridurrà notevolmente il rischio di conflitti tra Stati, è il caso dell’Asia orientale e dell’America Latina, nelle prossime due decadi, in regioni molto giovani, nelle aree occidentali, centrali e orientali dell’Africa Sub-Sahariana, nei paesi del Medio Oriente e dell’Asia sudorientale e in parecchie isole del Pacifico la probabilità di conflitto intra-Stati rimarrà molto elevata.
A fronte di tali scenari e come conseguenza della frammentazione e del livellamento del potere nonché della sempre più alta probabilità di scarsità delle risorse naturali, il NIC prevede che si possa generare un’instabilità per l’intero sistema che determinerà l’incremento dei conflitti regionali interni e quello in seno agli Stati, soprattutto nel Medio Oriente e nel sud dell’Asia.
L’intelligence statunitense disegna così i possibili palcoscenici delineando essenzialmente due modelli alternativi: quello della cooperazione tra i paesi, un mondo “solidale” che cercherà di slalomare le difficoltà per mantenere un equilibrio positivo a livello mondiale e che sarà coordinato e guidato dagli USA a braccetto con la Cina, forte della sua rapida espansione, o quello della disintegrazione, della frammentazione dei poteri.
Un mondo, caratterizzato dall’instabilità e da forti tensioni, in cui l’Occidente s’indebolisce sempre più in favore dell’Asia e nel quale persevera l’assenza di una volontà politica per la risoluzione dell’ineguaglianze socio-economiche e, più in generale, delle principali problematiche mondiali. In quest’ultima ipotesi, francamente e apparentemente la più realistica guardando all’epoca attuale, si accentuerebbero di conseguenza i conflitti e le guerre.
Non c’è certo da ridere e da fare dei salti di gioia leggendo il Global Trends 2030, un’analisi, ovviamente effettuata da chi auspica di giocare un ruolo chiave e di posizionarsi strategicamente nell’assetto economico-militare planetario.
Terminata la lettura, affligge il tenore del discorso, il linguaggio quasi ovvio e crudo che descrive e anticipa le realtà dell’umanità dell’avvenire. È agghiacciante dovere accettare delle visioni così disgraziate delle nostre vite. Si illustrano le ipotesi di vere e proprie partite di scacchi tra le potenze mondiali per aggiudicarsi la supremazia del globo, ora quella economica, ora quella militare. Tutto fluisce così, come se nulla fosse. Fa male il solo pensiero che si possa abbozzare il nostro futuro, quello dei nostri figli e dei nostri nipoti preconizzando che possa essere immerso e contornato esclusivamente da sceneggiature di interessi e violenza. Nulla contro gli studiosi e gli strateghi che hanno semplicemente fatto il proprio lavoro analizzando l’evolversi del mondo reale.
Rammarica però constatare una volta di più come la violenza ci circonda, fa quasi parte di noi e delle nostre vite e sembra essere talmente radicata nel nostro quotidiano. La violenza è divenuta forma mentis e si è trasformata in maniera di confrontarsi e modalità d’interazione con gli altri. È preoccupante, è sconfortante non lasciarci neppure lo spazio per immaginare che il nostro avvenire possa essere fatto di Amore, di condivisione del bello, di rispetto della Bellezza, di rispetto della persona, dei suoi diritti, della dignità che merita e di protezione dell’ambiente in cui vive. Fa male, sì, fa male provare a guardare l’orizzonte e intravedere solo cupidigia, sopraffazione, abuso, violazione e affarismo.
È questo il film che viene chiesto di recitare all’umanità del prossimo futuro e il peggio è che non si ipotizzano cambi di tendenza, paradigmi rovesciati in cui possa trionfare il buon senso e il benessere tra i popoli. La speranza resta in pochi illuminati o, forse, in poche-molte minoranze che da qualche anno, per tutta la terra, provano a mobilitarsi, a protestare con la forza della nonviolenza reclamando il benessere per tutti e l’espropriazione delle chiavi del mondo detenute dall’1% della popolazione che accaparra per sè come se il materialismo possa rappresentare il senso unico dell’esistenza.
Bisogna opporsi a questo corso degli eventi, fuoriuscire dalla direzione deviata e aberrante tracciata dall’egoismo, dalla piccolezza dell’animo e dalla grettezza culturale dell’homo homini lupus. La violenza in ogni sua forma si è trasformata in espressione della cultura di questa epoca e, per quanto riferiscono gli esperti, anche delle ere future.
E così si tollera l'illegalità, che è violenza, si accetta senza indignazione l'immoralità, che è violenza, si distrugge il pianeta, che è violenza, si convive senza scalpore con la corruzione e le diseguaglianze, che sono violenza. Le guerre, i falsi interventi umanitari che alimentano le nuove forme di colonialismo economico, sono atti di ordinaria amministrazione celati dal garantismo e dall’ipocrisia di un intero sistema. Tutto è conforme, non scandalizza più nulla.
Occorre intraprendere la strada della sensibilizzazione della gente ed è per questo che bisogna fare emergere ciò che di positivo già esiste, le realtà illuminate che possono testimoniare il differente e che sono capaci di creare il precedente per un nuovo cammino. È necessario portare esempi e testimonianze indipendenti del "si può fare differentemente", di alternative esistenti di bene collettivo, di solidarietà che fuoriescano dalle trame crude e inumane seminate dal potere.
Sì, è dura modificare le convinzioni e gli stili di vita assuefatti e spesso volutamente ciechi delle persone, di tutte, dal cittadino al potente governante, ma è doveroso provarci. È necessario opporsi alla capitolazione dell’Amore e della Bellezza in nome dell’affarismo e del tornaconto dell’uomo ingordo.
Vi invito a riflettere e reagire, ad impegnarvi per seminare tra tutti quanti, e in particolare modo tra le nuove generazioni, i valori della bellezza e della nonviolenza. Non permettiamo di farci rubare la vita e al contrario lottiamo per consentire a questo mondo di riappropriarsi delle emozioni, dei sentimenti e del vero senso della vita che risiede nel trascorrere nell’amore la strada del vivere materiale.
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