Sono migliaia gli agricoltori greci che da giorni stanno protestando e bloccando il paese perché in rivolta contro la riforma delle pensioni e l’austerity imposta dal governo. Molti hanno trascorso anche le notti accampati davanti al parlamento di Atene, che ha avallato. Si sono fermati anche i trasporti urbani, sono scesi in sciopero medici ed infermieri poiché è diventato difficile curare i cittadini per via di servizi e farmaci tagliati. E ad unirsi al coro delle proteste, c’è la la Poasy, uno dei sindacati di polizia, che ha annunciato defezione. Insomma, c’è sempre più aria di rivolta contro il Memorandum della Troika e contro Tsipras. FMI, BCE, e Germania hanno stilato una serie di provvedimenti: si chiede l taglio delle pensioni, la privatizzazione dei servizi pubblici, la svendita del patrimonio dello Stato. I greci non si sono mai rassegnati. Lo scorso novenbre era stato osservato il primo sciopero generale contro Tsipras, con piazza Syntagma che era tornata ad essere un campo di battaglia durante una delle manifestazioni. Cinque anni di austerità, dalla firma del primo piano di salvataggio, hanno lasciato circa un quarto della popolazione senza lavoro. Dopo appena tre settimane, ai primi di dicembre 2015, c’era stato il secondo sciopero generale; poi il 19 gennaio migliaia di persone in piazza contro la riforma delle pensioni e a febbraio la rivolta degli agricoltori.
E i media italiani? Preferiscono non parlarne. Troppo scomoda è la rivolta greca, troppo alto il rischio che gli italiani possano farsi forza di quelle proteste e provare ad alzare la testa. Meglio non mostrare chi si è stufato e scende in piazza esigendo che il governo faccia fagotto.
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