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Patto di 'austerità', il pareggio di bilancio finisce in Costituzione
di
Andrea Degl'Innocenti 19-04-2012
Il parlamento italiano approva definitivamente la modifica all'articolo 81 della Costituzione introducendo l'obbligo pareggio di bilancio nella Carta. Lo Stato sarà così impossibilitato a spendere a deficit per i propri cittadini, e dovrà aumentare i gettiti fiscali, diminuire la previdenza e smantellare quel poco che resta dello 'stato sociale'.
Senza un briciolo di dibattito pubblico, mascherando il tutto dalla solita manovra “tecnica”, difficile da spiegare ai cittadini, anche il senato ha approvato martedì sera, con una maggioranza che superava ampiamente i due terzi necessari, una modifica alla Costituzione che introduce per lo Stato l'obbligo del pareggio di bilancio.
I sì sono stati 235 su 231. Ne bastavano 214 per raggiungere i due terzi degli aventi diritto necessari ad apportare modifiche alla Carta. Solo Lega e Italia dei Valori hanno votato contro. Il 6 marzo alla Camera il risultato era stato persino più ampio con 489 voti favorevoli, 3 contrari e 19 astenuti.
L'Italia ratifica così il Fiscal Compact, il patto di stabilità europeo voluto dalla Germania e introduce ufficialmente l'obbligo del pareggio di bilancio per lo Stato. L'articolo, come modificato dal parlamento recita adesso: "lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico". E ancora, "il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta, al verificarsi di eventi eccezionali".
Ma che significa avere l'obbligo del pareggio di bilancio? Quali sono le conseguenze per i cittadini? Spesso in questi casi la retorica mainstream , quella del potere finanziario per intenderci, utilizza la metafora dello Stato-famiglia per spiegare come sia una cattiva cosa spendere di più di quanto si incassa, alimentando il debito sovrano.
In realtà, come molti analisti hanno già ampiamente dimostrato, questa metafora non regge per il semplice motivo che lo Stato non è una famiglia e risponde a logiche completamente diverse. Mentre per una famiglia spendere più di quanto incassa è sinonimo di dissennatezza, per uno stato significa semplicemente cercare di garantire il benessere dei propri cittadini.
Il pareggio, o addirittura il surplus di bilancio, significano invece che lo Stato incassa più di quanto spende. E se ciò non è correlato ad un segno positivo della bilancia commerciale (ovvero al fatto che lo Stato esporta più di quanto importa), significa automaticamente che lo Stato si arricchisce a spese dei propri cittadini.
Se poi aggiungiamo che lo Stato utilizza il proprio surplus di bilancio per ripagare il debito contratto con banche private, otteniamo che le banche si arricchiscono a spese dei cittadini. Il tutto, da due giorni a questa parte, garantito dalla Costituzione.
Il problema, al solito, è che questa modifica è stata fatta passare dai media per un provvedimento tecnico, che agisce sui bilanci dello stato ma non ha “effetti collaterali” sulla popolazione, dunque non è necessario un dibattito pubblico su di essa. La verità è tutt'altra, e in pratica il patto di stabilità obbligherà i governi a politiche fiscali rigidissime di privatizzazione, austerità, ulteriore distruzione di quel poco che resta dello stato sociale.
Il tutto, come puntualizza il prof Giuseppe Di Taranto nel video qui sotto, per soddisfare le esigenze economiche della Germania, terrorizzata dall'eventualità dell'inflazione (un rischio che per quasi tutti gli altri paesi della zona euro sarebbe molto più accettabile della cura di austerità).
Intanto si moltiplicano le iniziative di protesta contro le politiche fiscali rigide ed il ricatto del debito. Pochi giorni fa, a Bruxelles, è nata la rete internazionale per le auditorie cittadine sul debito (ICAN), che riunisce movimenti e reti in diversi paesi europei e del Nord Africa in lotta contro le misure di austerità attraverso la realizzazione di audit cittadino sul debito.
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