Tir in sciopero e taxi fermi. Autotrasportatori in protesta lungo tutto lo stivale, disagi da Nord a Sud della penisola. Arterie stradali paralizzate contro l'aumento dei prezzi dei carburanti e le liberalizzazioni. Il movimento dei forconi siciliani si spacca in due, ma la protesta prosegue.
È un'Italia paralizzata quella che abbiamo trovato questa mattina, al nostro risveglio. Le arterie stradali del paese sono bloccate per uno sciopero dei Tir di dimensioni enormi, il traffico cittadino è reso più difficile dallo sciopero dei taxi. Le proteste sembrano rappresentare l'estensione, programmata o meno, della protesta che la scorsa settimana ha bloccato la Sicilia. Non è ancora chiaro ed esplicito se tra lo sciopero dei TIR e il movimento siciliano ci sia un nesso organizzativo o si tratti di un 'contagio' dovuto ad una urgenza condivisa, intanto una parte dei 'forconi siciliani' si dichiara intenzionata ad "allargare le maglie" e spostare l'epicentro della protesta su Roma.
All'origine della protesta dei Tir sta la mancanza di “provvedimenti certi del governo” sulla disciplina del settore (applicabilità dei costi minimi, tempi di pagamento e certezza del credito) e sugli aumenti dei costi (gasolio, autostrade, assicurazioni).
La mobilitazione è iniziata alla mezzanotte. Lunghe processioni di mezzi si sono dirette verso i caselli, dove gli autisti hanno iniziato a distribuire volantini informativi agli automobilisti. Le adesioni sono state fin da subito numerose, e continuano ad aumentare di ora in ora.
Già questa mattina erano 60 i blocchi autostradali messi in atto dai camion, ad impedire il regolare traffico autostradale. Generalmente i tir si sono distribuiti in lunghe file, di modo da consentire la circolazione solo su una corsia. Ma è ai caselli che la protesta ha creato i maggiori disagi; qui infatti sono stati istituiti dei veri e propri blocchi: nel napoletano, nel bergamasco, nelle Marche e nel nord della Puglia sono stati allestiti picchetti ed il traffico è andato completamente in tilt. E il computo delle regioni con problemi di circolazione continua ad aumentare.
Così come aumentano le adesioni. Secondo quanto riportato da TgCom ci sarebbero stati persino forme di ritorsione, per cui alcuni dei manifestanti avrebbero tagliato le gomme ai camionisti che non partecipavano alla dimostrazione.
"Con l’86 per cento dei trasporti commerciali che in Italia avviene su strada, lo sciopero dei Tir mette a rischio la spesa degli italiani soprattutto per i prodotti più deperibili come il latte, la frutta e la verdura che non riescono a raggiungere gli scaffali dei mercati" ha ricordato questa mattina la Coldiretti in una nota, sottolineando anche i pesanti effetti che si potrebbero avere nell'immediato per le tavole degli italiani e per le aziende agricole. "L'agroalimentare - ha precisato la Coldiretti - è il settore più sensibile perché ai ritardi e alla perdita di opportunità commerciali si aggiungono la distruzione e il deprezzamento che subiscono i prodotti deperibili come latte, carne, frutta e verdura. Come è già successo in Sicilia, se non si tornerà presto alla normalità, gli effetti si faranno presto sentire con gravi danni per le aziende agricole, per il commercio e per i consumatori con gli scaffali dei supermercati vuoti e il rischio di effetti speculativi sui prezzi".
Se le autostrade sono in tilt, anche in città non si scherza. I taxi stanno scioperando in molti dei maggiori centri italiani, contro le liberalizzazioni delle licenze previste dal governo. Roma, Milano, Bolzano, Cagliari, Palermo, Torino, Bari sono state fino ad ora le città più colpite.
A Milano i tassisti si sono dati appuntamento in piazza Axum, nei pressi dello stadio di San Siro. Centinaia di auto bianche, con cartelli contro le banche e il governo, stanno dando vita ad un presidio che dovrebbe terminare alle 14.
A Roma, invece, i tassisti si sono dati appuntamento al Circo Massimo. Nella città i disagi maggiori si avvertono all'aeroporto di Fiumicino e alla Stazione Termini.
La capitale resta ora in attesa delle evoluzioni della protesta attivata dal Movimento dei Forconi siciliani che, stando alle ultime dichiarazioni di uno dei suoi leader, Mariano Ferro, potrebbero spostare proprio qui l'epicentro della mobilitazione.
La mattina di venerdì scorso, sulla pagina Facebook del movimento siciliano, che sarebbe gestita da Antonella Morsello (militante di Forza Nuova e figlia di Martino Morsello, altro leader del movimento siciliano) erano stati dati nomi e contatti dei referenti regionali del movimento (Umberto Mellino per la Calabria, Antonio Mariani per il Lazio e Fabiano Fabio per la Puglia, che sarebbero tutti afferenti a Forza Nuova).
Successivamente alla diffusione di queste informazioni ci sono stati, sempre su Facebook, dei comunicati e delle dichiarazioni da parte di Mariano Ferro e Giuseppe Scarlata che si sono dichiarati unici portavoce del movimento, chiedendo a Martino Morsello di chiarire la sua posizione nei confronti del partito neofascista. "Stiamo andando alla Polizia postale a denunciare questi signori di Forza Nuova. Ora basta con la speculazione di questa gente" ci aveva dichiarato Mariano Ferro venerdì scorso, specificando poi ai microfoni di SkyTG24: "Ci siamo trovati in mezzo gente di Forza Nuova, che non aveva le bandiere ma che si è messa tra di noi. [...] Ma ci stiamo attrezzando, la polizia postale avrà la denuncia tra qualche ora, e ci attrezzeremo per chiudere addirittura il nostro sito, che è nelle loro mani. Noi glie l'avevamo dato con grande fiducia, sbagliando per ingenuità". Dichiarazioni che, comunque vengano interpretate, lasciano perplessi per le contraddizioni che palesano.
Certo, come abbiamo già avuto modo di specificare - come ha ricordato anche Debora Billi su Crisis - non si può credere che un partito così piccolo riesca a mobilitare una protesta di questa portata e che si dichiara apartitica. La situazione è sicuramente più complicata e c'è da tener conto del fatto che le proteste di matrice 'popolare' vanno incontro facilmente a semplificazioni che fanno leva su un immaginario già consunto.
A pochi giorni dall'inizio della 'rivoluzione', il movimento siciliano di agricoltori, pastori e autotrasportatori - che ha coinvolto centinaia di migliaia di cittadini scesi in strada per una rivolta legittima - ha subìto una spaccatura al suo interno proprio per questioni legate all'appartenenza partitica. Per sottolineare tale rottura è nata un'altra "pagina ufficiale" del movimento su Facebook. Intanto in Sicilia sarebbero arrivati i primi rifornimenti di carburante, lo stato di agitazione però - specifica il Comitato Forza d'Urto - permane, "le manifestazioni saranno previste almeno fino a mercoledì 25 data dell’incontro fissato a Roma tra il Governatore Regionale, On. Raffaele Lombardo, ed il Presidente del Consiglio, Prof. Mario Monti".
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A.D. e C.B.
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