di
Dario Tamburrano
10-06-2011
A 24 anni di distanza dal 1987, quando gli italiani furono chiamati alle urne per esprimere la loro opinione sull'energia nucleare, la storia si ripete: ai referendum del 12 e 13 giugno si voterà anche sul rilancio dell'atomo nel nostro Paese. A pochi giorni dalla consultazione popolare, vi proponiamo un articolo che racchiude un messaggio forte e drammatico: “il potere nucleare rende completamente folli”.
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ah quanto a dir qual era è cosa dura, esta selva selvaggia e aspra e forte, che nel pensier rinnova la paura! Tant’è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte."
Capita che la vita ti riporti indietro nel passato dopo aver disegnato misteriose e imprevedibili giravolte...
Dopo Chernobyl, nel 1987 in Italia, un adolescente preoccupato, appendeva cartelli sul muro del suo liceo contro la follia nucleare. 24 anni dopo lo stesso uomo, con i capelli brizzolati, in una sorta di loop esistenziale, scrive articoli come questo e distribuisce volantini nel suo condominio sullo stesso tema.
È una sensazione che disorienta e stupisce l'idea di aver fatto un percorso circolare e di esser tornato al punto di partenza. In quale incantesimo è caduto il nostro sciagurato paese che gli ha fatto smarrire l'orientamento? Qual è il cammino fallace che lo ha riportato indietro? Che cosa non è successo? Quale al bivio la via che non è stata presa?
Se l'Italia si fosse incamminata con decisione e coraggio sull'allora inesplorato percorso che porta alla liberazione dalla schiavitù energetica; se in questi 24 anni avessimo sviluppato una diffusa cultura della generazione distribuita, dell'efficienza e del risparmio energetico a partire dalle scuole primarie fino alle università, ai centri di ricerca e alle compagini governative; se tutti gli edifici e le case costruite e ristrutturate dal 1987 in poi, avessero seguito un'idea sensata di edilizia; se la filiera industriale nazionale fosse stata riconvertita alla produzione di sistemi di energia rinnovabile; se la mobilità di massa e i trasporti fossero stati indirizzati verso modelli sostenibili, non dipendenti dagli idrocarburi; se tutto ciò fosse accaduto, quante cose avremmo scoperto!
Oggi saremmo un paese modello nel mondo, senza poteri esterni che ci tengono in pugno, dall'aria e dalla terra pulita, di uomini, donne e bambini più sani. E nessuno potrebbe affermare che il referendum del 1987 sia stato un errore e un regalo alle lobby del carbone e del petrolio.
Non possiamo lasciarci sfuggire questa seconda occasione: andiamo fieramente alle urne tra poche ore, ma siamo ben consci che le vere scelte responsabili e faticose per il futuro andranno prese e perseguite ogni giorno dopo il voto. Non abbiamo altri 24 anni da perdere: se a questo bivio smarriremo ancora la retta via, senza pensare e agire con una prospettiva di liberazione e di lungo periodo, di nuovo, presto o tardi, l'incubo e il potere nucleare busseranno ancora alle nostre porte...
Di seguito riportiamo la traduzione italiana (a cura di Dario Tamburrano) dell'articolo 'Power Corrupts; Nuclear Power Corrupts Absolutely' di C. Douglas Lummis (Political Scientist) tratto da Zero Hedge
Il potere corrompe la mente, il potere nucleare rende completamente folli
Nei primi anni '70 collaborai all'organizzazione di un tour di studenti dal Giappone allo stabilimento nucleare di Hanford nello stato centrale di Washington. Il calendario del viaggio era concepito in maniera tale che il tour guidato del sito coincidesse con la data del bombardamento nucleare di Nagasaki. Questo causò alla guida ufficiale un certo smarrimento: quando giungemmo di fronte alla gigantografia degli operai di Hanford immortalati nel sorridere alla notizia che era stato il plutonio che loro avevano prodotto ad essere stato impiegato nella bomba su Nagasaki, le sue parole diventarono insicure ed apparvero fuori luogo.
Ma ritornò sicuro di sé quando giunse a spiegare quanto fosse sicuro lo stabilimento di Hanford. Le scorie di plutonio, ci disse, venivano seppellite in profonde buche sottoterra, e successivamente attentamente monitorate al fine di rivelare che non ci fossero perdite. Io gli chiesi “Ma non ci hai detto proprio adesso che il plutonio ha un tempo di dimezzamento di 24.000 anni? Chi si preoccuperà del monitoraggio per tutto questo tempo?”, “il governo degli Stati Uniti, senza dubbio”. “Ma in tutta la storia umana c'è mai stato un governo che è durato per 24.000 anni?”. Il tipo non mi rispose, ma mi guardò con disprezzo. Evidentemente pensava che io mancassi di patriottismo. In quel momento realizzai che un ingegnere nucleare, molto esperto possa diventare un pazzo.
Nel mio campo, le scienze politiche, si è prodotta probabilmente solo una legge scientifica: il potere corrompe la mente ed il potere assoluto rende gli uomini folli. Ma pochi analisti politici hanno preso in considerazione il fatto che la cosa che più si avvicina al potere assoluto è il potere nucleare.
Il potere dell'atomo altera il pensiero dei suoi adepti in una forma del tutto peculiare. È come se li portasse ad immaginare che si siano innalzati a un livello superiore, in un luogo ove non è di casa il buon senso. Il buon senso che ci porterebbe a dire che è una pratica cieca la produzione di una sostanza che continuerà a irradiare morte e che pertanto necessiterà di “essere monitorata” per decine di migliaia di anni.
E che non c'è il rischio di incidenti. Il buon senso di cui era testimone mia nonna era solito affermare che “gli incidenti avvengono”. Un incidente è un qualcosa di inaspettato, al quale non ci si era preparati. Nell'evenienza di alcune attività pericolose, appare come se volessimo prenderci carico del rischio. Noi (e lo facciamo assumendo per scontato che non ne siamo le vittime dirette) siamo soddisfatti se riusciamo a mantenere bassa la probabilità di un incidente aereo. Ma nel caso dei reattori nucleari, una bassa probabilità del rischio non è sufficiente.
La conseguenza vasta di una completa fusione del nocciolo è così spaventosa che, per giustificare la costruzione di una centrale nucleare, i suoi sostenitori devono garantire che non ci saranno mai incidenti in alcun caso. Il problema è che non solo ciò non è possibile garantirlo, ma questa affermazione porta gli ingegneri nucleari al di fuori dei confini del mondo reale, in un mondo fantastico che esiste solo nei loro pensieri irreggimentati in diagrammi e fogli di calcolo. Un mondo ove non trova posto il vecchio buon senso comune che recita che “un incidente può accadere”.
Il problema è che (gli incidenti) accadono. Gli ingegneri responsabili della centrale di Fukushima hanno affermato che uno tsunami che potesse scavalcare tutte le protezioni poste in riva al mare e giungere ai loro reattori, era imprevedibile, oltre la loro immaginazione.
Ecco, questo è quello che si definisce 'un incidente'. Era probabilmente oltre la loro immaginazione che nessuno si sarebbe ricordato di 'fare il pieno' di combustibile alle pompe di emergenza, il fattore che apparentemente è stato uno dei principali che ha portato alla fusione del nocciolo. Era probabilmente oltre la loro immaginazione che qualcuno avrebbe accidentalmente tagliato il cavo di collegamento tra la centrale e la sala di controllo dell'azienda.
Quando hanno cominciato a irrorare con acqua marina le loro delicate apparecchiature, una soluzione che sembra avessero creduto che sarebbe stata al di fuori di ogni procedura, probabilmente non hanno pensato a quali effetti ciò avrebbe causato alle tubature, alle valvole, pompe e interruttori. Sembra che solo negli ultimi giorni essi abbiano cominciato a prendere in esame che l'acqua marina che vi avevano buttato sopra sta tornando indietro in mare portando con essa un carico di radioattività.
Tutto ciò non è per accusare chi vi ha lavorato. Sono solo degli uomini, e non esiste un uomo che sia tale che possa essere esente dal commettere errori, specialmente quando è in affanno. E non esiste una macchina che sia tale senza che si possa rompere. Le persone di buon senso dicono queste cose da decenni, al punto tale che tutti si sono stancati di sentirli. Ma che sia noioso o meno, queste sono le cose che hanno dimostrato di essere reali.
Quando la gente mi diceva: “Il movimento antinucleare è al tramonto, quanto credi che possa durare?”, io ero solito rispondere con una battuta di humor nero che pensavo fosse simpaticamente piccante “Oh, non ti preoccupare. Stai sicuro che prima o poi avverrà un qualche incidente grave e il movimento rinascerà di nuovo”.
In effetti... non è che sia poi così divertente...
C. Douglas Lummis