di
Grazia Cacciola
06-05-2011
Nel 'green' si sono riciclati una quantità di personaggi senza competenze specifiche, la maggior parte dei quali cerca semmai di vendere qualcosa, scambiando il ruolo di commerciale con quello di innovatore. Il lavoro più green in cui ci si può reinventare al momento e in tempi relativamente brevi, resta quello di coltivare con metodi sostenibili.
Sempre più spesso mi trovo a parlare con persone che vogliono affrontare un cambiamento lavorativo, molto spesso ormai con persone che, colpite dalla crisi, si ritrovano dequalificate allo status di precario o disoccupato. Per quanto io tenti sempre di far capire che il nostro lavoro è vivere e non identificare la nostra vita e la nostra individualità con un lavoro, mi rendo conto che questo cambiamento di atteggiamento mentale sia un processo lungo. Quando dal proprio lavoro dipendono il mutuo della casa, le bollette e il mantenimento dei familiari, non è per nulla facile focalizzarsi su un percorso a lungo termine, si cercano piuttosto soluzioni immediate.
Tra queste soluzioni immediate, proposte come panacea di tutti i mali, rivoluzione sociale, futura ricchezza e soddisfazione lavorativa, ci sono sempre più spesso le "professioni green".
Parliamoci chiaro: nel green si sono riciclati una quantità di personaggi senza competenze specifiche, la maggior parte dei quali cerca semmai di vendere qualcosa, scambiando il ruolo di commerciale con quello di innovatore. Non penso che sia un caso, da parte mia, con un background milanese, annoverare tra i miei contatti più di uno di questi personaggi che con assoluta limpidezza sono passati dall'organizzazione corsi di formazione nell'IT nei primi anni duemila, alla consulenza nel settore delle tecnologie verdi oggi. Se domani ci fosse un aumento di attenzione per la scavatura di patate a mano, li vedremmo reinventarsi nella Potatoes Economy.
La riuscita, quantomeno apparente, di questi professionisti del cavalcamento dell'onda, finisce per dare una visione distorta della effettiva potenzialità del settore delle "green technologies". C'è sicuramente qualche spazio di riuscita, ma non si esageri troppo, soprattutto in Italia dove la spesa pubblica per il risanamento ambientale - una voce fondamentale per capire il thread di queste professioni in un determinato Paese - è piuttosto esigua.
Abbiamo visto anche all'estero personaggi come Al Gore cavalcare con profitto il mito delle "green energy", ma alla fine chi era costui se non un altro, ennesimo, improvvisato?
Tornando alla realtà della "green economy" lavorativa in Italia, una volta tolta la pur scarsa ricerca nel campo delle nuove tecnologie orientate alla salvaguardia dell'ambiente, resta ben poco. I dati 2010 di Osservatorio Lavoro e di Unioncamere, tra gli altri, ci rendono uno scenario piuttosto definito in Italia. Le possibilità di ingresso per chi si reinventa in questo settore sono sostanzialmente ruoli di rappresentanza commerciale. Alcuni, una parte minore, riescono a riqualificarsi in ruoli minori, dal certificatore energetico all'installatore di pannelli, entrando comunque alle dipendenze in un'azienda dove i problemi di precariato, tagli, cassa integrazione ecc. potranno ripresentarsi esattamente come in passato.
Pensiamo a un dato molto banale: quest'anno gli USA hanno reinvestito nelle green technology i 2,3 bilioni di dollari di un recupero tasse, il Recovery Act. Negli USA, nonostante questi investimenti, le reali professioni green stentano a decollare, c'è ancora molto poco spazio per reinventarsi nel settore. C'è spazio sufficiente appena per chi ha forti competenze tecniche e buoni budget da investire. Per il resto, per quello che riguarda la grande massa dei lavoratori dipendenti, anche da loro lo spazio è saturato quasi completamente da improvvisati che hanno visto nella green economy la possibilità del soldo, più che la soddisfazione di impiegarsi a tempo pieno nel miglioramento del mondo.
Per quanto banale, per quanto semplicistico, per quanto anche anacronistico, il lavoro più green in cui ci si può reinventare al momento e in tempi relativamente brevi, resta quello di coltivare con metodi sostenibili. La qualifica è solo quella di contadino, difficilmente si viene invitati come relatori alle convention sulle green technologies, ma è un lavoro vero, autentico, in cui si possono fare scelte sostanziali per il cambiamento: non utilizzare fitofarmaci, non impiegare prodotti inquinanti, installare impianti per l'autoproduzione di energia, essere quasi completamente autosufficienti. Essere un grande manifesto pubblicitario di quello che è realmente "ecologia". In alternativa, qualche posto da piazzista di pannelli solari si trova ancora.
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