Il Ministero dell’Ambiente ha presentato il decalogo di buone pratiche in grado di supportare gli italiani nella difficile impresa di evitare gli sprechi alimentari.
E’ stato calcolato che ogni famiglia getta nella spazzatura, ogni mese, una media di circa 30 euro, quasi la metà del bonus che l’attuale Governo ha dato in busta paga a circa 10 milioni di italiani.
Complessivamente nel nostro Paese si buttano ben 3.554.969.445 euro di cibo ogni anno; oltre al problema rifiuti c’è da calcolare le risorse ambientali perse, quali suolo e acqua, che sono state sprecate per produrre alimenti poi divenuti rifiuti e l’anidride carbonica immessa inutilmente in atmosfera.
Un disastro ecologico, oltre che morale, non da poco.
Eppure gli italiani sembrano per lo più ignari del problema. L’ultima inchiesta di Waste Watcher, l’Osservatorio nazionale sugli sprechi voluto da Last Minute Market con Swg, mette in evidenza come il 52% degli intervistati sia convinto che lo spreco di cibo incida solo “in misura marginale” sulla qualità ambientale.
Nonostante tutto, qualcosa sembra cambiare: gli italiani non credono più ciecamente nella data di scadenza degli alimenti. I dati Waste Watcher del maggio 2014 attestano che 4 consumatori su 5 (pari all’81%) non gettano più il cibo scaduto e lo assaggiano per verificare se è ancora buono. In linea con questo comportamento è la richiesta da parte del 61% dei contattati di liberalizzare le date di scadenza impresse sui prodotti alimentari.
Il 93% degli intervistati ritiene inoltre che la sensibilizzazione contro lo spreco debba passare attraverso un’azione di tipo culturale, pertanto è necessario, secondo il 77% del campione, prevedere l’insegnamento dell’educazione alimentare ed ambientale nelle scuole.
Il decalogo voluto dal Ministero dell’Ambiente prevede 10 misure per battere lo spreco, dalle vendite al ribasso del cibo prossimo a scadenza alla donazione dei prodotti invenduti, dagli accordi volontari con le imprese della ristorazione/distribuzione all’introduzione di criteri premianti negli appalti pubblici dei servizi di ristorazione collettiva che distribuisce gratuitamente le eccedenze.
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