di
Alessandra Profilio
09-06-2011
'Scagionati' i cetrioli spagnoli e non avendo trovato nessuna prova contro i germogli di soia, resta ancora misteriosa l'origine del batterio E.Coli che ha colpito in particolare la Germania del nord ed ha gettato nel panico la popolazione europea. Eppure, mentre il settore agricolo cala a picco, in pochi hanno sinora riflettuto sul possibile legame tra l'epidemia e l'industria dell'allevamento intensivo.
Le cause sono tuttora ignote, eppure le autorità tedesche continuano a suggerire alla popolazione di evitare il consumo di verdure fresche, in particolare cetrioli, lattuga e pomodori. Il risultato? Una psicosi collettiva nei confronti dei vegetali nonché la devastazione del settore agricolo europeo.
Come afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, sulla base di un'indagine preliminare presentata in occasione della 5a Conferenza economica in corso a Lecce “tra lo stop dell'export, l'annullamento degli ordini e delle scorte, il fermo dei prodotti alle dogane, il crollo dei prezzi di verdura e frutta fresca e la distruzione di tutto l'invenduto, le perdite complessive per gli agricoltori europei ammontano oggi a quasi 600 milioni di euro”. L'allarme, inoltre, rischia di mettere a repentaglio oltre 95 mila posti di lavoro nell'Unione europea.
Eppure, mentre il settore agricolo cala a picco, in pochi hanno sinora riflettuto sul possibile legame tra l'epidemia di E. Coli e l'industria dell'allevamento intensivo.
Il batterio E. Coli, infatti, vive nell'intestino degli animali d'allevamento e la carne che viene in seguito commercializzata può essere infettata durante il processo di macellazione. Un'altra possibile fonte è il latte non pastorizzato nonché la diffusione sul terreno e nelle acque degli escrementi degli animali d'allevamento, che possono contaminare i vegetali coltivati. Esiste inoltre il problema della contaminazione dai cibi animali a quelli vegetali durante la preparazione degli alimenti.
A ciò si aggiunge inoltre il problema delle massicce dosi di antibiotici che vengono somministrate agli animali d'allevamento. L'abuso di antibiotici contribuisce infatti in modo sostanziale alla comparsa di batteri resistenti, come dimostrato anche da un recente studio, e consente ai batteri portatori dei geni responsabili di tale antibiotico-resistenza di diffondersi dagli animali agli umani attraverso la catena alimentare. Dietro l'uso eccessivo di farmaci, dettato dalla volontà di favorire la crescita degli animali, vi è senza dubbio l'eccessivo consumo da parte della popolazione di carne, latte, latticini e uova.
Pertanto, l'affannosa ricerca della fonte di contaminazione del 'batterio killer' dovrebbe essere accompagnata da una profonda riflessione circa la logica criminale insita nelle regole di un mercato che noi consumatori, attraverso le nostre scelte d'acquisto, quotidianamente sosteniamo.
Ma in fondo poco importa se i nostri consumi provocano oltre alla distruzione del Pianeta anche gravi danni alla nostra salute: grazie ai miracoli della scienza (o del business?) possiamo sempre contare su un potente vaccino che ci protegge contro tutti i mali del mondo...
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