di
Alessandra Profilio
04-10-2013
Sono proseguite per tutta la notte le ricerche al largo dell'isola dei Conigli, davanti a Lampedusa, dove ieri mattina è naufragato un barcone con a bordo circa 500 persone. Al momento il bilancio ufficiale e ancora provvisorio della strage è di 111 morti e 155 persone tratte in salvo.
Partire per iniziare un'altra vita, morire prima ancora di sfiorare la nuova riva. Un dramma che tragicamente continua a ripetersi e stavolta il bilancio è quello di una vera strage. Sono proseguite per tutta la notte le ricerche al largo dell'isola dei Conigli, davanti a Lampedusa, dove ieri mattina è naufragato un barcone con a bordo circa 500 persone.
Al momento il bilancio ufficiale e ancora provvisorio della strage, secondo i dati delle Capitanerie di porto cui spetta il coordinamento dei soccorsi in mare, è di 111 morti e 155 persone tratte in salvo. Sotto al barcone inabissatosi a circa 500 metri dalla costa sarebbero incastrati almeno un altro centinaio di corpi. I migranti tratti in salvo sono in gran parte provenienti da paesi dell'Africa sub sahariana, eritrei e somali soprattutto.
All'origine della tragedia vi sarebbe stato l'aver appiccato il fuoco ad una coperta da parte di qualcuno dei migranti per segnalare la presenza dell'imbarcazione, proveniente presumibilmente dalle coste libiche, ai pescherecci in zona, così da essere soccorsi. L'incendio si è poi propagato e decine e decine di persone si sono spostate verso un unico punto del barcone. Il rapido spostamento in massa dei passeggeri su un lato avrebbe quindi provocato il capovolgimento dell'imbarcazione lunga una ventina di metri.
“L’ennesima tragedia nel mare di Lampedusa pesa sulle spalle di una classe politica che ha scelto di blindare le proprie frontiere e criminalizzare i migranti”, afferma l'Arci.
“Dov’erano – chiede l'associazione - le motovedette di Frontex, il sistema di avvistamento in mare voluto dall’Ue, che oltre a garantire l’inviolabilità delle frontiere europee – nelle intenzioni di chi lo ha ideato e finanziato – dovrebbe, almeno sulla carta, intervenire anche per operazioni di salvataggio in mare?”.
“Cosa deve ancora succedere perché il governo si decida a cambiare radicalmente rotta sull’immigrazione, rendendo finalmente possibili gli ingressi legali in Italia e consentendo a chi arriva per chiedere protezione di farlo in sicurezza. Si additano giustamente gli scafisti come spregevoli trafficanti, ma non ci si interroga sul perché i profughi, per arrivare in Europa, non hanno altra possibilità se non quella di affidarsi a loro, pagando cifre enormi”.
È quanto scrive l'Arci in un comunicato in cui punta il dito contro “l’ipocrisia di una classe politica che in tutti questi anni non ha messo mano a una legislazione che criminalizza i migranti, non si occupa della loro sicurezza, non prende misure per garantire un’accoglienza dignitosa e ora si dice addolorata è diventata davvero intollerabile”.
“Pensare che la risposta a simili tragedie stia in un ulteriore giro di vite della chiusura delle frontiere e della cosiddetta lotta all’immigrazione clandestina - come si sente dichiarare in queste ore - significa soltanto rafforzare irresponsabilmente le cause che le provocano”.
“Chiediamo che in tutto il paese si proclami una giornata di lutto nazionale per ricordare e onorare come è giusto tutte queste persone che hanno perso la vita per fuggire da guerre e violenze e trovare ospitalità in un’Europa che ha blindato le proprie frontiere.
Chiediamo che vengano sospesi tutti gli accordi bilaterali sottoscritti dall’Italia con i paesi del nord Africa, a cominciare da quello con la Libia.
Chiediamo che vengano immediatamente adottate le misure necessarie a garantire un’accoglienza dignitosa e rispettosa dei diritti umani per le persone che sbarcano sulle nostre coste. Non si può scaricare sulla sola comunità di Lampedusa la gestione degli arrivi.
Chiediamo che il governo italiano proponga con forza all’Europa di aprire un corridoio umanitario per i profughi siriani e per quanti arrivano dai paesi del Corno d’Africa per chiedere protezione.
Questa strage – conclude l'Arci - deve finire. Vogliamo poterci sentire cittadini di un paese che rispetti i valori di umanità e civiltà”.
Anche Legambiente auspica un intervento della comunità europea per fermare, attraverso una gestione etica e condivisa, la strage degli immigrati che fuggono dalla fame o dalla guerra .
“Non è possibile rimanere inermi di fronte a queste tragedie – ha dichiarato il direttore generale di Legambiente Rossella Muroni -. Non è possibile non cercare una soluzione al terribile dramma dei tanti che ogni giorno sono costretti ad affrontare viaggi pericolosissimi per cercare di sfuggire alla morte o a una vita di stenti. L’Europa tutta deve sentirsi coinvolta e contribuire sia a trovare una soluzione civile ed etica per evitare il ripetersi di tragedie come questa, sia a gestire nel migliore dei modi quella che continuiamo a chiamare emergenza umanitaria pur essendo ormai una condizione cronica”.
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