di
Daniel Tarozzi
22-12-2010
La notizia, sconvolgente, arriva da Budapest. Approvata una legge che obbliga i giornalisti a indicare le loro fonti e che sopprime le redazioni di news di giornali e radio in modo da concentrare tutta l'informazione primaria sull'agenzia di stampa nazionale. Un fatto di una gravità inaudita. L'Europa non può stare a guardare.
La notizia, sconvolgente, arriva da Budapest. Approvata una legge che obbliga i giornalisti a indicare le loro fonti e che sopprime le redazioni di news di giornali e radio in modo da concentrare tutta l'informazione primaria sull'agenzia di stampa nazionale. Un fatto di una gravità inaudita.
La legge è stata approvata con una maggioranza di due terzi dal Parlamento dell'Ungheria, controllato dal partito di destra Fidesz del primo ministro Viktor Orban.
Tra le misure adottate la possibilità da parte dell’Autorità nazionale per le telecomunicazioni di sanzionare tutte le testate giornalistiche in caso di “violazione dell’interesse pubblico”: multe pesanti a tutti gli organi d’informazione nel caso di “violazione” di un non meglio specificato “interesse pubblico”, per articoli “non equilibrati politicamente” o “lesivi della dignità umana”, con cifre che vanno da 700 mila euro per le tv, a 89 mila per i giornali e siti internet.
Insomma, una legge che non è esagerato definire "fascista".
L'Europa, l'Italia, i cittadini, le istituzioni non possono restare indifferenti di fronte ad un fatto così grave.
In Italia si è spesso gridato allo scandalo per molto meno.
Però, se queste cose avvengono in Ungheria, non ci si scandalizza più di tanto. Come se davvero i diritti umani dovessero dipendere dalla nazionalità o dall'appartenenza al mondo "occidentale".
La redazione del Cambiamento esprime tutta la solidarietà ai colleghi ungheresi e si sente colpita direttamente dal provvedimento.
Vigileremo perché l'Europa non resti ferma a guardare come fece qualche decennio fa, mentre i tedeschi invadevano la Polonia. E anche perché non si può tacere di fronte a quello che potrebbe trasformarsi presto in un pericolosissimo precedente.
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