di
Martina Mangari e Marcos Francia
08-03-2012
8 marzo 2012. Un pensiero per tutte le donne greche, portatrici di una cultura millenaria, che stanno affrontando la povertà, le ingiustizie e la miseria che si sono abbattute su una civiltà alla quale tutti noi dobbiamo molto. "La madre della democrazia è ridotta in macerie".
Nelle nostre pagine avete letto l’appello di Theodorakis, avete condiviso lo sgomento di fronte a quanto accadeva ed accade al popolo greco e, potrebbe accadere al nostro. Oggi vogliamo dedicare un pensiero a tutte le donne greche, scrigno mirabile di una cultura millenaria.
Con umiltà e sommessamente, come si fa quando si parla di cose infinitamente importanti, chiediamo ad ogni donna greca il privilegio di poter dire, come sempre è stato: “Una faccia una razza”.
Sappiamo che Vi confrontate con miseria e abbandono, povertà ed ingiustizia e cercate di mandare avanti le vostre famiglie, dando il latte ai vostri piccoli, eredi di Aristotele. Chiediamo il privilegio di essere accanto ad ogni famiglia in difficoltà, ad ogni giovane che pensa che per lui non c’è più un futuro e vede crollare ogni certezza.
Oggi diciamo ad ogni donna greca di sentirsi meno sola perché noi siamo grati per tutto quello che rappresenta e di credere che c’è un’altra Europa, la nostra, che è quella che salvaguarda tradizioni e diversità e non quella che le calpesta perché un paese si è indebitato per comprare armi senza saperlo. Quella che non mollerà mai e vive di solidarietà e rispetto, di altruismo e semplicità.
Non crediamo ad una crisi compressa nei trenta secondi di un filmato dei TG, né al fatto che il sistema greco non poteva funzionare: ha funzionato benissimo per chi aveva bisogno delle sue zone d’ombra.
Anche stavolta vengono scaricati sulle spalle dei più deboli dei fardelli incredibili che servono a salvaguardare il benessere e l’avidità di un cerchio ristrettissimo di persone e organizzazioni: esattamente come accaduto per l’indebitamento del cosiddetto Terzo mondo circa trent’anni fa, per la bolla immobiliare qualche anno fa.
La situazione in Grecia è drammatica; i beni scarseggiano, le proteste aumentano, la struttura sociale è frammentata, portata all’esasperazione che sfocia anche in manifestazioni violente da parte di coloro che reagiscono di fronte ad una politica che non tutela gli interessi del proprio popolo. Come se la cabina di regia fosse altrove.
Di un’Europa che non si inchina di fronte alla propria gente - latina, anglosassone o nordica che sia - non ce ne facciamo niente: il comune denominatore non sono le borse ma la forza di obiettivi comuni per condividere un sogno.
La madre della democrazia, la kallipolis di Platone, è ridotta in macerie, in degrado, in un radicale e progressivo disfacimento che porta ad un altrettanto lento e graduale crollo di una civiltà a cui tutti noi dobbiamo molto.
Non possiamo e non vogliamo credere che Leonida ed i suoi valorosi alle Termopili hanno dato la vita per portarci nelle braccia di squallidi figuri dediti allo studio dei bilanci aziendali e al commercio di armi.
Possiamo mettere a disposizione delle donne greche solo queste nostre parole, e dire che faremo tutto quanto è in nostro potere per dimostrare la nostra profonda ed infinita gratitudine a chi è portatore di una cultura millenaria e sta sopportando privazioni e sofferenze che non merita e per colpe che non ha commesso.
Siamo certi che ci sarà chi raccoglierà la sfida lanciata da Theodorakis e troverà un percorso non violento ma dirompente ed inarrestabile per capovolgere la situazione trasformando questa disperazione in un’opportunità di riscatto, siamo latini come gli argentini, gli spagnoli, i messicani, i portoghesi ed i brasiliani, abbiamo tutti una faccia ed apparteniamo alla stessa razza…
LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI SULLA CRISI GRECA
Commenti