Wangari Maathai È morta lunedì 26 settembre, Wangari Maathai, ambientalista e biologa keniota, considerata una delle figure cardine dell'ecofemminismo, prima donna africana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace, nel 2004, per "il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace", prima donna keniota ad ottenere una cattedra nel dipartimento di veterinaria all'Università di Nairobi. Maathai è morta in ospedale dove si trovava per ricevere una cura per il cancro, a renderlo noto è il Green Belt Movement, di cui è stata la fondatrice nel 1977. Presidentessa del Consiglio nazionale delle donne del Kenia dall'1981 al 1987, Maathai condusse il 'movimento della cintura verde', un grosso contributo per fermare la deforestazione (sono stati piantati oltre 40 milioni di alberi nelle foreste del continente africano) e migliorare la qualità della vita delle donne (alla fine degli anni '80 erano coinvolte nel movimento circa tremila donne), che negli anni ha tenuto insieme le battaglie per i diritti civili e delle donne a quelle ambientali, la salvaguardia della biodiversità e la richiesta di nuovi posti di lavoro che vedessero le donne in posizione di leadership nei contesti rurali. Battaglie, queste, che hanno permesso alle iniziative del movimento di essere adottate anche in altri paesi africani (Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe). Nata a Nyeri, in Kenia, il primo aprile del 1940, Maathai - conosciuta come "la madre degli alberi" - aveva 71 anni: una vita dedicata alla ricerca e all'attivismo insieme a molte donne delle comunità locali africane che oggi continuano a difendere i territori che abitano facendo tesoro dell'insegnamento di Wangari. Un impegno, il suo, che ha incontrato spesso ostacoli da parte delle istituzioni.
Ci lascia Wangari Maathai, la "madre degli alberi"
di
Claudia Bruno
28-09-2011
È morta lunedì 26 settembre, Wangari Maathai, "la madre degli alberi", figura cardine dell'ecofemminismo, prima donna africana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace, nel 2004, attivista fondatrice del movimento del Green Belt per l'ambiente e per i diritti delle donne, che ha saputo tenere insieme giustizia sociale e salvaguardia della biodiversità.
Wangari Maathai È morta lunedì 26 settembre, Wangari Maathai, ambientalista e biologa keniota, considerata una delle figure cardine dell'ecofemminismo, prima donna africana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace, nel 2004, per "il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace", prima donna keniota ad ottenere una cattedra nel dipartimento di veterinaria all'Università di Nairobi. Maathai è morta in ospedale dove si trovava per ricevere una cura per il cancro, a renderlo noto è il Green Belt Movement, di cui è stata la fondatrice nel 1977. Presidentessa del Consiglio nazionale delle donne del Kenia dall'1981 al 1987, Maathai condusse il 'movimento della cintura verde', un grosso contributo per fermare la deforestazione (sono stati piantati oltre 40 milioni di alberi nelle foreste del continente africano) e migliorare la qualità della vita delle donne (alla fine degli anni '80 erano coinvolte nel movimento circa tremila donne), che negli anni ha tenuto insieme le battaglie per i diritti civili e delle donne a quelle ambientali, la salvaguardia della biodiversità e la richiesta di nuovi posti di lavoro che vedessero le donne in posizione di leadership nei contesti rurali. Battaglie, queste, che hanno permesso alle iniziative del movimento di essere adottate anche in altri paesi africani (Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe). Nata a Nyeri, in Kenia, il primo aprile del 1940, Maathai - conosciuta come "la madre degli alberi" - aveva 71 anni: una vita dedicata alla ricerca e all'attivismo insieme a molte donne delle comunità locali africane che oggi continuano a difendere i territori che abitano facendo tesoro dell'insegnamento di Wangari. Un impegno, il suo, che ha incontrato spesso ostacoli da parte delle istituzioni.