La vittoria di Grillo e l'astensionismo, fine della politica del novecento

Aumento dell'astensionismo e boom di consensi per il Movimento 5 stelle alle ultime elezioni amministrative. Secondo Paolo Ermani, Presidente PAEA, si tratta di segnali forti che riflettono la fine della politica novecentesca, incentrata sui partiti e sulla figura del leader.

La vittoria di Grillo e l'astensionismo, fine della politica del novecento
C’è un filo conduttore che lega i due fatti eclatanti emersi dalle ultime elezioni amministrative, la vittoria di Grillo e dell’astensionismo: non sentirsi rappresentati da nessuno o non voler essere rappresentati da nessuno. Tutto ciò è l’inizio della fine della politica novecentesca in cui c’erano i partiti, c’erano i leader, gli unti dal signore, i condottieri, in lotta perenne con i leader degli altri partiti e in lotta all’interno dei propri partiti per fare prevalere la loro corrente nei confronti delle altre correnti. In questa logica non esistono che i rapporti di forza e la prevaricazione degli altri con ogni mezzo. Grillo parla spesso contro il leaderismo, nonostante sia evidente che lui - almeno nell'immagine - lo incarni, ma assai opportunamente ha capito che l’epoca dei leader è al tramonto. I leader che ci fanno andare in guerra, che ci fanno sentire inferiori, che ci fanno pensare che ci siano degli eletti di Dio al di sopra di tutti gli altri comuni mortali. Siamo tutti 'uguali', tutti con splendori e miserie, tutti con capacità eccezionali, né migliori, né peggiori. C’è chi decide di puntare sul peggio di sé, credendosi chissà chi, agendo con arroganza e superbia, usando gli altri per perseguire i propri scopi e c’è chi invece non lo fa. Ma ormai il leaderismo mostra la corda, non se ne può più di tromboni, di persone che ti guardano dall’alto in basso, dall’alto della loro cultura, dall’alto delle loro conoscenze o capacità oratorie, alla fine non sono altro che persone meschine e povere spiritualmente. Persone simili, per un voto venderebbero la madre, per un applauso venderebbero il resto della famiglia e gli amici. E questo vale per chiunque, sia che incensi il capitalismo più sfrenato sia che parli di diritti dei lavoratori o di decrescita. Se ci si crede tanto infallibili, unici e senza errore, come si potrà mai pensare di costruire un mondo migliore facendo sentire gli altri sempre inferiori o pecore da condurre da qualche parte? Il leader non concepisce la parità, ha ragione a prescindere, ne sa sempre una più degli altri e se non ha cultura o eloquio forbito, la butta sul lato aggressivo e volgare, deride, denigra, insulta, urla e minaccia. Il massimo dello squallore è il leader acculturato che si agita, deride, denigra, urla e minaccia. Forse il mondo sta davvero cambiando, le persone percepiscono che c’è qualcosa che non funziona nel concetto stesso di leader, di entità superiore, nel delegare il proprio destino ad altri senza alcun motivo plausibile. Le persone del Movimento 5 stelle e chi lo ha votato hanno ascoltato Grillo che diceva loro chiaro e forte di essere leader di se stessi. Molti di coloro che non si sono nemmeno recati alle urne, probabilmente pensano qualcosa di simile in maniera anche più radicale. Rimanere con i piedi per terra senza pensare di elevarsi al di sopra degli altri non significa essere remissivi o non fare nulla ma semplicemente considerare gli altri come se stessi: né condottieri, né duci, né uomini o donne del destino. Siamo tutti alla stessa stregua, semplicemente e meravigliosamente esseri umani.

Commenti

Io nutro ancora qualche dubbio sul tramonto del leaderismo grazie a Grillo. A me sembra che Grillo sia la conferma della tendenza italiana a seguire una personalità forte, anche se di carisma diverso, persino agli antipodi, rispetto all'attrazione esercitata dai leaders precedenti. Non a caso anche Travaglio, giorni fa, titolava un suo pezzo "Grillo contro Maciste", l'eroe di movimenti contro il presidente vecchio stampo. Dipenderà solo dai ragazzi del Movimento 5 Stelle se si riuscirà a cambiare rotta, mostrando che hanno teste proprie e programmi coerenti. Ma rimane un fatto che questi ragazzi hanno vinto grazie alla strategia del leaderismo incarnata da Grillo. Tant'è che tutti associano il Movimento 5 Stelle a Grillo e nessuno associa le "5 Stelle" al lavoro dell'Associazione dei Comuni Virtuosi, veri ispiratori di Grillo.
Elisa M., 09-05-2012 12:09
In realtà è l'esatto opposto. Il M5S è la massima espressione del leaderismo. Solo una domanda: i grillini possono sfiduciare Beppe Grillo? La sua vittoria è la vittoria del populismo. Non a caso in Europa tutti i partiti di stampo populista hanno preso una vagonata di voti. I cambiamenti reali necessitano di tempo non di programmi. Sono esperienze personali. Crescite interiori. I cambiamenti veri sono dedotti e non indotti.
Giuseppe, 10-05-2012 04:10
La rettifica di Magrì è quanto mai opportuna. E' vero finisce un vecchio modo di fare politica ma no finisce il leaderismo. Quanto a Napolitano con tutto il rispetto per l'età, non dimentichiamolo si schierò con i carri armati russi che invasero l'Ungheria nel '56, un uomo per tutte le stagioni ma non per il cambio radicale che oggì - leaderismo o non leaderismo - si impone.
carlo carlucci, 10-05-2012 09:10
personalmente, concordo in pieno con quanto osserva elisa magrì.
claudia, 10-05-2012 11:10
A Elisa Magri Dietro ad una personalità forte ci vanno pressochè tutti, non solo gli italiani, è la logica del capobranco. Infatti io distinguevo come in questo caso la personalità forte si differisse da tutti coloro leader o leaderini che siano, poichè faceva un discorso condivisibile proprio contro il leaderismo che è sciagura fra le sciagure. Che i 5 stelle vincano perchè c'è Grillo è proprio la conseguenza di quel leaderismo che abbiamo sempre accettato in qualsiasi politico o trascinatore di folle e che adesso critichiamo in una persona che perlomeno cerca in qualche modo di metterlo in discussione. In merito all'influenza dei Comuni virtuosi su Grillo, sono tante le persone, gruppi, idee che hanno ispirato Grillo che ha saputo fare del tutto una sintesi e portato alla ribalta temi che difficilmente sarebbero stati conosciuti. E proprio in merito ai Comuni virtuosi che noi appoggiamo e di cui divulghiamo sempre le valide iniziative, alcuni loro rappresentati hanno avuto l'idea di trasformarsi in leader e creare l'ennesimo partito, resuscitando addirittura i Verdi. Operazione la loro assolutamente legittima e a cui faccio i migliori auguri ma come vedi nemmeno loro sono immuni dal concetto di "personalità" forte e leaderismo. Paolo Ermani
Paolo Ermani, 15-05-2012 03:15
verissimo, il M5S viene associato a grillo, ma in pochissimo lo associano al MDF, comuni virtuosi,al discorso della sovranita' alimentare. Questo significa che è molto piu' facile delegare la tua abbia a qualcuno che attuare cambiamenti reali nella vita di tuti i giorni. Non trovo corretto che alcuni video di perotti mostrino apertamente la sua appartenenza al M5S, questo sito non è di appartenenza politica. A proposito ,ma nemmeno il 10% degli elettori a 5 stelle conosce tuuto il discorso delo scollocamento. Mi viene da pensare che al M5S in realta' non gli interessi l'argomento.
gabriella, 28-02-2013 12:28
ma nessuno degli elettori e secondo me ,neanche chi sta ai banchetti si interessa di gas, km zero e cerca di cambiare il mondo attraverso le sue scelte di spesa, è difficile credere che grillo sia stato ispirato dall'associazione dei comuni virtuosi. Il vero cambiamento si fa dal passo e nella vita quotidiana
gabriella, 07-03-2013 10:07

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