di
Paolo Ermani
22-04-2013
Vista l'incapacità del Parlamento di scegliere un nuovo capo dello Stato, è stato rieletto presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il primo della storia d'Italia a ricevere l'incarico per due volte. Le riflessioni di Paolo Ermani sulla storica rielezione al Colle, ennesima dimostrazione di mancanza di coerenza e credibilità della classe politica italiana.
Chi pensa, spera, crede che nel Parlamento attraverso i partiti ci sia una qualche forma di democrazia o di rappresentanza reale dei cittadini, con l’elezione farsa del Presidente della Repubblica, è servito.
Berlusconi e il suo circo ci hanno fatto diventare lo zimbello del mondo, con la rielezione di Napolitano abbiamo raggiunto livelli che sono ineguagliabili da qualsiasi altro Paese e saranno eguagliati solo da altre nostre performance, poiché ormai è chiaro che siamo capaci di tutto e quando si pensa che si sia toccato il fondo si inizia a trivellare con ancora più foga.
Non sono d’accordo con chi afferma che le scelte del Parlamento sono comunque da rispettare perché rappresentano la volontà indiretta dei cittadini attraverso i partiti che hanno votato. In Parlamento ci va chi ha abbastanza soldi e visibilità per andarci, dato che per la maggior parte è espressione di poteri religiosi finanziari ed industriali ai quali non interessa assolutamente nulla né del destino delle persone né tanto meno dell’ambiente in cui queste persone vivono. Quindi il Parlamento non è espressione di reale democrazia, bensì degli interessi di pochi a scapito degli interessi di tutti.
Quanto reale sia questo fatto lo dimostra la logica a cui si piegò anche il PCI che in teoria era nato per dare voce al popolo ma poi si è via via trasformato in un eccellente e indispensabile alleato del centro e della destra nella battaglia contro l’Italia e gli italiani. Non è un caso che la tragedia della cementificazione e le cooperative rosse che vogliono la TAV a tutti i costi (contro la popolazione e l’ambiente) provengono proprio da quelle parti.
Non so se gli italiani che vanno via dall’Italia lo fanno solo perché non trovano lavoro. Sono più propenso a credere che siano stanchi di un Paese e di persone per le quali non esistono più regole, impegni, parola data, morale, valori.
Se addirittura il presidente della Repubblica - quindi in teoria per chi ci crede, il primo cittadino dello stato, colui che ci rappresenta - dopo aver detto in tutti i modi con argomenti razionali e intellegibili a chiunque (basterebbe sapere che ha 88 anni!!!) che non avrebbe assolutamente riproposto il suo mandato, parlando lui stesso di soluzione ridicola e di evitare soluzioni pasticciate all’italiana, si rimangia tutto e si ricandida, vuol dire che non ha alcuna credibilità, né lui, né nessuno di quelli che in Parlamento lo hanno votato. E dall’alto (o, per meglio dire, dal basso) di questi comportamenti ci si domanda con che faccia si possano poi richiedere sforzi, sacrifici, impegni agli italiani.
Se c’è quindi un modo per fare salire quella che una volta si chiamava 'strategia della tensione' ed esasperare le persone, esacerbare gli animi, mettere gli uni contro gli altri, ebbene lo stanno attuando tutto.
Visto quello che sta facendo questa classe politica indecente, pur di rimanere cementati alle poltrone sarebbero capaci anche di mandare i carri armati nelle strade, anche se poi non serve: basta la televisione a narcotizzare tutti.
Ancora una volta è chiaro e irrimandabile che bisogna costruire noi popolo reale (di certo non quello che batte le mani nei talk show) una società basata su valori, persone e obiettivi diametralmente opposti a quelli che ci stanno portando a fondo in un marciume e melma maleodorante. Ovviamente va fatto senza alcuna violenza ma con tanta intelligenza.
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