di
Daniel Tarozzi
23-02-2013
Domani si vota, ma si vota ogni giorno. Seguiamo quindi da vicino la forza politica prescelta, stimoliamola a far meglio, denunciamola se tradisce le sue promesse e soprattutto portiamo quei contenuti che per noi sono importanti nella nostra vita quotidiana, nel nostro lavoro, nel nostro modo di vivere e abitare, nel nostro modo di costruire relazioni.
Alla fine si vota. Dopo una campagna elettorale imbarazzante gli italiani sono chiamati a scegliere la prossima classe dirigente. I partiti tradizionali, Pd, Pdl, Monti e affini, si sono rincorsi per settimane, presenziando a tutte le trasmissioni televisive e riuscendo a ripetere costantemente il nulla.
Imu, iperf, irap. Tagli qui, tagli là. Alleanze con questo o quello. Nessuna ricetta reale per una crisi senza precedenti. Una crisi di valori, di senso, di modello e di paradigma, molto prima che di finanza o di economia.
Eppure niente. I giornalisti dei mass media si sono ben guardati dal fare domande sensate. Dal chiedere cosa pensano di fare quei politici per la crisi ambientale, per l'agricoltura sempre più debole e costretta a ricorrere alla chimica, per il territorio del paese, in gran parte desertificato.
Nessuna ricetta chiara sul problema dei rifiuti, sull'acqua, sulla scuola, sulla ricerca, sull'energia. Non solo. Sivio Berlusconi, travolto dagli scandali negli scorsi anni, è stato trattato da avversari politici e giornalisti come un “politico” qualsiasi. Nessuna domanda scomoda, nessun tentativo di metterlo di fronte alle proprie responsabilità. Gli italiani dimenticano, si sa. Dimenticano che Casini e Fini per 15 anni hanno appoggiato Berlusconi. Dimenticano che il Pd e gran parte di Sel per anni hanno governato senza far nulla per il conflitto d'interessi, per l'acqua, per il lavoro, per i tagli agli armamenti, per la riduzione dei costi della politica.
Domani si vota e milioni di italiani sono indecisi se non votare, votare turandosi il naso o infilare la famigerata fetta di mortadella nella scheda elettorale. Altri voteranno i partiti tradizionali o il Movimento a 5 Stelle, qualcuno Rivoluzione Civile, qualcuno, forse, Fare.
La redazione del Cambiamento, al suo interno, contiene da sempre diverse sensibilità e orientamenti politici. Una cosa però la posso dire a nome di tutto il gruppo: la politica non si fa il giorno del voto. La politica si fa ogni giorno, quando si fa la spesa, quando si decide se usare o meno la macchina, quando si cerca di non produrre rifiuti, di costruire relazioni, di rafforzare le comunità, di aiutare chi ha bisogno. Quando si riparte dalle cose essenziali per una vita dignitosa: un tetto, del cibo sano, acqua pulita, istruzione, cultura, espressione del proprio talento e della propria dignità, consapevolezza di far parte di una grande comunità, umana, animale, naturale.
E allora domani scegliamo la classe dirigente. Facciamolo se troviamo qualcuno che in qualche modo risponde alle nostre esigenze e se non lo troviamo attiviamoci noi per costruire il mondo che vogliamo. Ieri in piazza Beppe Grillo e i candidati del Movimento a 5 Stelle hanno ripetuto più volte un concetto per me fondamentale: “non votatemi se volete darmi una delega. Votatemi se poi vi assumete la responsabilità di venirmi a controllare, di verificare quello che faccio. Votateci se avete voglia di contribuire con la vostra competenza e la vostra passione alla costruzione di un Paese migliore”.
Secondo me, questo appello dovrebbe riguardare tutti i candidati. Il mio auspicio, quindi è il seguente: “qualunque sia il nostro voto, assumiamoci la responsabilità della costruzione di questo nuovo mondo. Seguiamo da vicino la forza politica prescelta, stimoliamola a far meglio, denunciamola se tradisce le sue promesse e soprattutto portiamo quei contenuti che per noi sono importanti nella nostra vita quotidiana, nel nostro lavoro, nel nostro modo di vivere e abitare, nel nostro modo di costruire relazioni”.
Buon voto. Domani, lunedì e ogni singolo giorno della nostra vita.
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