di
Paolo Ermani
22-02-2013
A due giorni dalle elezioni sono molti i cittadini che si domandano se, malgrado la crescente sfiducia nella politica, sia importante votare o se, piuttosto, abbia più senso scegliere la strada dell'astensionismo. Ma davvero, ai fini di un reale cambiamento, recarsi o non recarsi alle urne costituisce il nodo cruciale della questione?
Quotidianamente ci martellano sul fatto che il voto elettorale è importante. Lo fanno perché attraverso di esso si amministra un grande potere, che poi è quello che le banche, i grandi gruppi imprenditoriali e i prelati concedono ai politici di amministrare per loro conto. Per convincerci a dargli questa delega in bianco, nella retorica sulla sacralità del voto ci mettono sempre il discorsetto sulla gente che è morta per darci questo diritto democratico.
Ma siamo sicuri che se ai partigiani fossero passati davanti i volti di Andreotti, Berlusconi, Monti, Bossi, Bersani, La Russa, Casini, Sgarbi, Ferrara, Cicciolina, Minetti e via di questo edificante passo, avrebbero acconsentito a darci questo diritto? Un diritto svuotato di ogni senso e usato come carta igienica, basti vedere quale imbarazzante spettacolo sono diventati il parlamento e le campagne elettorali.
Questo schifo della politica spinge sempre più persone con ragione a non votare ma sinceramente non vedo un disegno, un progetto dietro a questa scelta, spesso sembra più che altro un gesto istintivo del tutto condivisibile ma non costruttivo, a volte pure qualunquista del tipo: “che si fottano tutti!” . Le percentuali del non voto aumentano ma i protagonisti di questa scelta stanno proponendo e costruendo una società, un modello diverso? In America le percentuali di voto sono assai basse ma la percentuale dei non votanti non sembra che incida così tanto sul cambiamento in meglio del paese.
La questione fondamentale credo sia che il vero e importante voto, come dice giustamente Francuccio Gesualdi, è quello che si attua nelle nostre scelte quotidiane. Si vota quando si compra un prodotto piuttosto che un altro o non lo si compra per niente, si vota scegliendo di fare un lavoro inutile e dannoso per se stessi e gli altri oppure no, si vota mettendo i propri soldi in una banca di rapina piuttosto che nella finanza etica, si vota mangiando e curandosi in un modo piuttosto che in un altro, si vota creando assieme agli altri una società con valori e relazioni diverse da quelle imperanti. E tutto questo cambia la realtà più di un voto dato a chicchessia. Alla Coca Cola o simili non gli interessa cosa voti ma se bevi la sua broda e la sua broda assieme al mare di altre merci è quella che annega e inquina la società.
Lo stesso Grillo ripete spesso che dare solo un voto senza impegnarsi non serve a granché e in effetti anche se il Movimento 5 stelle avrà percentuali altissime, se agirà come hanno agito tutti quelli approdati fino ad oggi in parlamento, scomparirà velocemente in quanto svilirebbe la sua stessa natura che presuppone un coinvolgimento attivo di tutti.
Votare o non votare, votare in un senso o in un altro, non sposta di molto la situazione se dietro al voto o all’astensione non c’è un impegno costante al cambiamento personale e complessivo che dura 365 giorni all’anno e non aspetta solo il momento di fare una croce su di una scheda.
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