di
Claudia Bruno
08-02-2011
Apportando delle semplici ma indispensabili modifiche a edifici, abitazioni, veicoli e strutture industriali potremmo ridurre del 73 per cento il consumo complessivo di energia. Una ricerca della Cambridge University sposta l'attenzione dall'offerta energetica alla riduzione della domanda, e spiega come quest'ultima opzione non debba coincidere inevitabilmente con un sacrificio degli stili di vita.
Preferire politiche di efficienza energetica ci farebbe risparmiare il 73 per cento di energia. Basterebbe apportare piccole modifiche a edifici, veicoli e strutture industriali per risparmiare circa i tre quarti del consumo complessivo. A confermarlo è uno studio condotto da un'equipe di ricercatori della Cambridge University pubblicata sull'Environmental Science and Technology e comparsa online sul New Scientist qualche giorno fa.
Se davvero si vuole risolvere il problema del fabbisogno energetico e del riscaldamento globale, allora sarà necessario considerare la questione non solo dal lato dell'offerta del servizio, ha spiegato Julian Allwood, che ha condotto la ricerca, ma anche da quello della domanda. Ridurre la domanda è il primo passo, dunque, ma per farlo non è detto che bisogna radicalmente cambiare il proprio stile di vita. Questa, in parole semplici, è la tesi dei ricercatori di Cambridge che hanno al centro una serie di 'buone pratiche' per rendere efficienti edifici, strutture e veicoli.
Per esempio: isolare edifici e abitazioni con pareti più spesse e tripli vetri, usare i coperchi sulle pentole per la cottura degli alimenti, eliminare i serbatoi di acqua calda, ridurre la temperatura impostata di lavatrici e lavastoviglie, limitare il peso delle autovetture a 300 kg (tuttavia, Allwood riconosce che quest'ultima modifica comporterebbe problemi di sicurezza per come i veicoli sono progettati attualmente).
Certo, c'è da dire che a questo andrà aggiunta la volontà da parte di ognuno di porre comunque un po' d'attenzione in più nei confronti del consumo d'energia. Anche perché, come ha sottolineato anche Nick Eyre, del gruppo Lower Carbon Futures alla Oxford University, non basta un edificio efficiente se poi chi lo abita apre continuamente le finestre mentre fuori fa freddo.
Tuttavia, lo stesso Eyre ha riconosciuto che le conclusioni raggiunte dai colleghi di Cambridge sono 'potenti' dal punto di vista politico. Questo perché spostare l'attenzione dall'approvigionamento di energia all'efficienza delle infrastrutture può avere un impatto importante per le decisioni che vengono prese.
"L'enfasi sull'importanza di 'sistemi passivi' suggerisce con forza che la visione convenzionale sul sistema energetico e sulla politica energetica dev'essere ampliata per includere l'energia come viene utilizzata, non solo il modo in cui è fornita e convertita", ha infatti concluso Eyre.