di
Alessandra Profilio
17-01-2011
Le principali associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente e Wwf) insieme a tre delle principali organizzazioni del settore delle fonti rinnovabili (Fondazione sviluppo sostenibile, Kyoto Club e Ises Italia) temono che la proposta di decreto che riorganizza il sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili possa bloccare l'intero settore dell'energia pulita e propongono dunque una serie di emendamenti.
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi venerdì scorso Greenpeace, Legambiente e WWF insieme alle organizzazioni del settore delle fonti rinnovabili Fondazione sviluppo sostenibile, Kyoto Club e Ises Italia hanno lanciato l'allarme sulle possibili conseguenze negative della proposta di decreto che riorganizza il sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili.
Secondo le associazioni, infatti, lo schema di decreto di recepimento della Direttiva 2009/28 sulle fonti rinnovabili, "pur contenendo alcuni elementi positivi (in particolare fa notevoli passi in avanti per quanto concerne l'incentivazione della generazione termica e della biomassa)", prevede "una revisione dei meccanismi incentivanti che rischia di bloccare lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia". A rischio sarebbero in particolare l'eolico e il solare fotovoltaico con possibili ripercussioni sull'intero settore.
Al fine di "migliorare il testo del decreto e al contempo garantire stabilità al mercato delle rinnovabili, l'efficienza negli incentivi e il perseguimento degli obiettivi fissati al 2020", le associazioni propongono dunque una serie di emendamenti.
In merito alla limitazione degli impianti solari fotovoltaici a terra, la proposta delle associazioni è quella di distinguere i casi di aree agricole di pregio dalle altre e affidando la competenza alle Regioni. Si richiede, inoltre, la riduzione del taglio del prezzo dei Certificati Verdi del 15% del valore attuale, e non del 30%, ritenuto più congruo rispetto ai costi effettivi.
Greenpeace, Legambiente, Wwf, Fondazione sviluppo sostenibile, Kyoto Club e Ises Italia ritengono infatti che sarebbe molto grave se "l'effetto del decreto fosse quello di mettere in discussione la capacità del Paese di centrare gli obiettivi europei del 2020 ostacolando l'importante occasione di sviluppo di filiere industriali in Italia e la creazione di decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, oltre a quelli già creati fino ad oggi".
Le associazioni ricordano poi che il sistema attuale degli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili ha permesso al nostro Paese di "attrarre investimenti per miliardi di euro con effetti concreti sia sul lato della produzione di energia sia sul lato occupazionale".
Il timore delle associazioni è che il Governo “con l'intento ufficiale di sistematizzare gli incentivi alle rinnovabili” in sostanza ne determini "il rallentamento se non il blocco di alcune tecnologie".
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