Scattano i rincari sulle bollette di luce e gas e mentre è in corso la formulazione del quinto conto energia il governo si spacca sugli incentivi alle rinnovabili. A far discutere è la posizione del ministro Passera, che dopo l'allarme lanciato da Enel sul fatto che lo sviluppo delle rinnovabili starebbe minacciando il sistema energetico tradizionale, ha individuato queste energie come le principali responsabili del caro bollette.
Scattano i rincari sulle bollette di luce e gas e mentre è in corso la formulazione del quinto conto energia il governo si spacca sugli incentivi alle rinnovabili. A far discutere è la posizione del ministro Passera, che dopo l'allarme lanciato da Enel sul fatto che lo sviluppo delle rinnovabili starebbe minacciando il sistema energetico tradizionale, ha individuato queste energie come le principali responsabili del caro bollette. Ma le associazioni del settore non ci stanno, e il sospetto che dietro il nuovo conto energia ci sia una forte influenza di Enel si fa sempre più forte.
Intanto da ieri sappiamo che l'aggravio sulle bollette di luce e gas sarà del 5.8% e a maggio potrebbe crescere ulteriormente di altri 4 punti percentuali.
Come evitare un nuovo aumento? È esattamente su questo punto che sono discordanti le posizioni del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e del ministro dell'Ambiente Clini. Il ministro Passera ha infatti annunciato che sta studiando dei decreti per tagliare gli incentivi alle energie rinnovabili, ritenuti dal titolare dello Sviluppo economico come i responsabili del caro bollette. Il ministro dell'Ambiente Clini lo giudica però un errore, come ha spiegato in un'intervista telefonica a RaiNews24.it. Secondo Clini fermando le rinnovabili si rischia l'autogol e, peraltro, non si tagliano i prezzi: “meglio tagliare gli aiuti al nucleare e alle acciaierie”.
Secondo Clini mettere in contrapposizione la riduzione della bolletta energetica e il sostegno alle fonti rinnovabili sarebbe un errore strategico che comporterebbe il rischio di uscire dal settore delle rinnovabili mortificando la capacità innovativa del Paese, penalizzando l'industria nazionale e aumentando la disoccupazione.
Le dichiarazioni del ministro dell'Ambiente sono state commentate positivamente da Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, il quale ha sottolineato che i cittadini italiani pagano soprattutto la dipendenza dai combustibili fossili e dalle troppe centrali termoelettriche a mezzo servizio. Al contrario, ha spiegato Zanchini, diventano sempre più evidenti i vantaggi delle tecnologie pulite. Queste ultime abbassano il prezzo dell’elettricità al picco della domanda proprio grazie al solare fotovoltaico, riducono le importazioni grazie a una produzione pari al 26,6% dei consumi elettrici, abbassano i costi legati al protocollo di Kyoto.
Peraltro, secondo l’ultimo rapporto Comuni Rinnovabili di Legambiente, nel 2011 gli impianti da fonti rinnovabili nel territorio italiano sono aumentati in maniera impressionante e sono presenti in oltre il 95% dei Comuni. Il 26,6 % dei consumi elettrici in Italia è coperto dalle fonti rinnovabili.
In merito all'annuncio del rincaro delle bollette, anche Greenpeace ha sottolineato il fatto che sono le fonti fossili a pesare sul caro e non gli incentivi alle rinnovabili. “Dice bene il ministro Corrado Clini: eliminare il sostegno alle rinnovabili ora – afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia - sarebbe come aver abbandonato la telefonia negli anni ottanta, poco prima del boom. Una scelta miope le cui conseguenze si rivelerebbero in un ritardo industriale e d'innovazione cronico e penalizzante”.
Sulla questione si è espresso anche il Wwf che ha definito “inaccettabile” la campagna “preordinata per tagliare gli incentivi alle energie rinnovabili, che vede in prima fila aziende elettriche e attori istituzionali, campagna che mira a scoraggiare gli investitori e getta il settore nella più completa incertezza, con il rischio di fermare lo sviluppo dell' energia del futuro”. “La minaccia di imminenti aumenti viene usata come 'bomba sociale' per indurre il decisore governativo a drastici e irrazionali tagli sugli incentivi”.
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