La situazione è veramente preoccupante, lo segnalano le associazioni di apicoltori e le Agenzie regionali per l’ambiente. I predatori delle api stanno aumentando e a ciò si vanno ad aggiungere i pericoli insiti negli insetticidi neonicotinoidi con cui vengono trattate le piante. Insomma, per le api scatta l’allerta, è allarme rosso. Eppure se ne parla poco, forse non ci si rende conto di quale importanza fondamentale abbiano le api per la sopravvivenza stessa del sistema produttivo alimentare e del genere umano.
Già dal 2005 ha fatto la comparsa in Francia la Vespa velutina, o calabrone asiatico, attivo predatore di api operaie che causa gravi perdite negli alveari; si è poi rapidamente diffusa in Europa, anche nel nostro paese. A fine 2013 la presenza del calabrone asiatico è stata accertata con sicurezza in Liguria, soprattutto in provincia di Imperia, e in Piemonte, nella parte meridionale della provincia di Cuneo. La rapidità di espansione è dovuta al trasporto passivo delle nuove regine, allevate dalle colonie a fine stagione, che si rifugiano in materiali di varia tipologia per trascorrere il periodo invernale. Il calabrone asiatico è un attivo predatore di api operaie, soprattutto bottinatrici di ritorno all’alveare, che cattura librandosi in volo davanti al predellino, ma può anche entrare in alveari deboli. L’attività di predazione causa disturbo alle api che riducono la loro attività con la conseguenza di minori produzioni e l’accumulo di scorte invernali più scarse, ma può causare anche la morte delle famiglie. In Francia le api rappresentano fino ai due terzi delle prede catturate e sono segnalate perdite di alveari che arrivano fino al 50%. Tra gli insetti predati compaiono anche molte specie utili come gli impollinatori selvatici e altre specie di vespe che si nutrono di insetti nocivi. Gli insetti che la vespa velutina cattura, insieme con frammenti di carne che possono strappare da animali morti, servono per l’alimentazione delle larve; gli adulti si nutrono quasi esclusivamente di sostanze zuccherine (nettare, melata, polpa di frutti maturi) da cui ottengono l’energia necessaria per volare e svolgere le loro altre attività. «L’individuazione e la distruzione dei nidi del calabrone asiatico è, al momento, il metodo di lotta più efficace, purché venga messo in pratica prima del mese di settembre, quando cominciano a comparire le nuove regine destinate a svernare» spiegano le Arpa. Purtroppo, i nidi primari, di piccole dimensioni e abitati da pochi individui, passano facilmente inosservati, mentre quelli secondari, molto più grandi e popolosi, sono nascosti dal fogliame degli alberi su cui sono costruiti. Una volta individuato un nido, questo deve essere distrutto in modo completo.
Anche un altro pericolo incombe sugli alveari. Nel settembre scorso ha fatto la sua comparsa in Calabria la Aethina tumida, coleottero africano, che si è poi estesa anche in Sicilia e sta risalendo la penisola. Questo parassita si nutre di polline e miele e ne causa la fermentazione, rendendolo invendibile. La Regione Calabria è intervenuta ordinando di bruciare gli apiari se in un’arnia viene riscontrata la presenza dell’insetto. Una sola arnia di api può contenere dalle 50 alle 100 mila api!
Il coleottero entra nell’alveare dove riesce a farsi nutrire dalle api; depone le sue uova dalle quali dopo pochi giorni nascono le larve che escono dall’arnia e cadono nel terreno circostante dove si trasformano in insetti adulti completando il ciclo. Ma si dice che possa completare il ciclo biologico anche all’interno di frutta e verdura in decomposizione.
La Aethina tumida ha colonizzato molti apiari e si sposta volando anche a 15-20 chilometri di distanza. Gli alveari distrutti finora ammontano ad oltre 2500; le istituzioni promettono di risarcire gli apicoltori, ma su questo c’è grande diffidenza.
Si veda per maggiori informazioni: Aethina tumida. Situazione epidemiologica
Ispezione dell’alveare
La vespa velutina all’attacco degli alveari in Liguria
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