di
Giorgio Cattaneo
13-01-2012
"La fiaba di un Obama refrattario di fronte al militarismo israeliano? Errore: dietro la maschera del sorriso, il presidente americano spinge per la guerra planetaria e si prepara a farla digerire al suo popolo". Gli Usa vogliono una "guerra globale, per azzerare i conti della crisi"?
Minacce, sanzioni economiche, test missilistici e manovre navali nel Golfo. Il palcoscenico della guerra è sotto gli occhi di tutti, ma quello che conta procede sottotraccia, da Washington a Tel Aviv. Obama ha firmato una legge straordinaria contro il dissenso, che consente la “detenzione a tempo indeterminato” di cittadini americani. E intanto sta trasformando Israele nella base di lancio per l’attacco contro l’Iran. In agenda, le grandiose esercitazioni congiunte della primavera 2012.
Usa e Israele insieme, a comando unificato e con quartier generale a Stoccarda, cuore europeo del sistema difensivo americano in Europa. Il pericolo? L’escalation militare. Se voleranno missili contro Teheran, l’Iran reagirà. A quanto pare, è esattamente quello che gli Usa vogliono: una guerra globale, per azzerare i conti della crisi.
Lo sostiene il professor Michel Chossudovsky, presidente del prestigioso osservatorio internazionale Global Research: il massiccio dislocamento fra Tel Aviv e Haifa di devastanti tecnologie belliche dimostra che è proprio Washington a volere la guerra con gli ayatollah. La fiaba di un Obama refrattario di fronte al militarismo israeliano? Errore: dietro la maschera del sorriso, il presidente americano in realtà spinge per la guerra planetaria e si prepara a farla digerire al suo popolo.
Infatti, giusto a Capodanno, ha sottoscritto il National Defense Authorization Act, una misura preventiva e del tutto straordinaria, che di fatto “sospende le libertà civili” e autorizza la carcerazione a tempo indeterminato degli americani. Un colpo basso, per tagliare le gambe alla protesta: quella contro Wall Street e quella che si scatenerebbe nel caso della nuova guerra che sembra in avanzata preparazione.
I media enfatizzano la minaccia iraniana di bloccare lo Stretto di Hormuz, dove transita ogni giorno il 40% del traffico petrolifero mondiale. Ma intanto, nell’indifferenza della stampa occidentale, il Pentagono si prepara ad inviare in Israele migliaia di soldati: secondo il Jerusalem Post, le manovre congiunte della primavera saranno la più grande esercitazione di difesa missilistica della storia dello Stato ebraico.
Piani di guerra ormai molto avanzati, come spiega Chossudovsky in un intervento per Eurasia ripreso da Megachip. Nei prossimi mesi ci sarà il collaudo finale del nuovo dispositivo aereo di Israele, ormai completamente integrato nel sistema di rilevamento missilistico globale degli Stati Uniti. Installato un sofisticato sistema radar di allertamento precoce, le difese missilistiche israeliane (Arrow, Patriot, Iron Dome e David Sling) interagiranno col sistema aeronavale americano dispiegato tra Mediterraneo, Golfo Persico e Mar Rosso. Presto in Israele anche il dispositivo americano Thaad (Terminal High Altitude Area Defense) e i sistemi Aegis di difesa missilistica navale. Un arsenale mai visto, ai confini sud-orientali dell’Europa.
Negli ultimi otto anni, ricorda Chossudovsky, l’Iran si è trovato sotto costante minaccia militare americana. A scopo dissuasivo, a Natale ha avviato esercitazioni navali e missilistiche nel Golfo Persico, in acque presidiate dalla Quinta Flotta statunitense dislocata in Bahrein. Ma la grande esercitazione congiunta della primavera introdurrà un salto di qualità fondamentale: “Ciò che sta accadendo ora su ordine di Washington è l’integrazione delle strutture di comando militare di Stati Uniti e Israele”. Gli Usa quindi sono tutt’altro che un partner riluttante: Israele, 'membro di fatto' della Nato dopo la firma del protocollo 2005 con l’Alleanza Atlantica, “non può in nessun caso iniziare una guerra contro l’Iran senza gli Stati Uniti”. Ne è ulteriore conferma la centralizzazione del comando: militari americani in Israele e ufficiali israeliani al quartier generale dell’Eucom in Germania.
Inutile girarci intorno, insiste Chossudovsky: le grandi manovre in corso sono i preparativi della prossima guerra direttamente sponsorizzata dagli Usa. Passaggio intermedio, “una joint task force Usa-Israele”, pronta ad attivarsi “in caso di un conflitto su larga scala in Medio Oriente”. Sorprese? Niente affatto: “Il conflitto con l’Iran è stato pianificato dal Pentagono sin dal 2003”. Semmai, secondo il professore canadese, a favore della guerra giocano le attuali condizioni dell’economia planetaria, a partire dalla recessione dell’Occidente: “C’è un rapporto simbiotico tra guerra e crisi economica: la pianificazione della guerra all’Iran è al crocevia della depressione economica mondiale, che contribuisce ad allargare le disuguaglianze sociali, la disoccupazione di massa e l’impoverimento di ampie fasce della popolazione mondiale”.
E Israele? Il popolo israeliano “è vittima muta dell’agenda militare globale degli Stati Uniti e dei piani di guerra del proprio governo contro l’Iran”. Gli israeliani infatti “sono portati a credere che l’Iran possieda armi nucleari”, quando in realtà è Israele a possederne: un arsenale atomico avanzato e diretto proprio contro l’Iran. All’opinione pubblica, israeliana e occidentale, è stato raccontato che il 'folle' presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad avrebbe manifestato l’intenzione di “cancellare Israele dalla carta geografica”? Tutto falso, giura l’artista iraniano Arash Norouzi, che sfida chiunque a smentirlo: “Contrariamente alla convinzione popolare, questa affermazione non è mai stata fatta”. E dunque: chi vuole “cancellare Israele dalla carta geografica”, Ahmadinejad o Obama?
“In realtà – sostiene Chossudovsky – l’amministrazione Obama e il governo Netanyahu costituiscono indelebilmente una minaccia per il popolo d’Israele”. Teheran ha avvertito che in caso di attacco risponderebbe con missili balistici diretti contro Israele e contro strutture militari statunitensi nel Golfo Persico. Proprio quei missili che ora Washington e Tel Aviv si preparano a neutralizzare.
Attacco imminente, dunque? L’accelerazione dell’escalation militare sembra destinata a scattare tra pochi mesi: “Questa guerra – avverte Global Research – inghiottirebbe una regione che si estende dal Mediterraneo al cuore dell’Asia centrale e avrebbe conseguenze devastanti: farebbe precipitare l’umanità in uno scenario da Terza Guerra Mondiale”.
La frantumazione dei movimenti sociali sul fronte interno, comprese tutte le forme di resistenza al programma militare statunitense e alle sue politiche economiche neoliberiste, è “parte integrante del ruolo egemonico mondiale degli Stati Uniti”. Proprio in questo contesto, appare inquietante la legislazione restrittiva varata alla chetichella da Washington: come se Obama temesse realmente il dissenso popolare e volesse mettersi al riparo dalla imminente tempesta in arrivo. Timori confermati da Chossudovsky, secondo cui la democrazia americana “è incompatibile con la 'lungaguerra' dell’America”. Quello che serve, allora, è “l’instaurazione di una 'dittatura democratica': un governo di fatto dei militari, sotto panni civili”.
Articolo tratto da LIBRE
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