L'Europa si adegua agli standard dell'Organizzazione marittima internazionale sul contenuto di zolfo dei combustibili per le navi. La Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo che porterà, dal 2020, il livello massimo consentito dall'attuale 3,5% allo 0,5%.
Divieto di utilizzo di combustibili per uso marittimo con tenore di zolfo superiore allo 0,5% in tutti gli Stati membri a partire dal 2020. Questa la principale novità dell'accordo concluso al termine dei negoziati del trilogo formato da Commissione europea, Parlamento e Consiglio, sotto la presidenza danese dell'Ue.
Il nuovo limite comporterà un taglio netto della presenza di zolfo nei carburanti marittimi, attualmente pari mediamente al 2,7%, ma ammesso fino al 3,5%. Nelle aree di controllo speciale (Seca), la soglia scenderà invece, all'1% nel periodo compreso tra l'adozione delle norme e il 31 dicembre 2014 e allo 0,1% a partire dal 2015. Secondo il compromesso, saranno gli Stati membri a doversi adoperare per garantire la disponibilità di combustibili in linea con i nuovi requisiti.
In questo modo, l'Europa si adegua alle recenti norme dell'Organizzazione marittima internazionale e muove un passo avanti verso la riduzione delle emissioni provocate dalle navi per l'alto contenuto di zolfo, che contribuiscono all'inquinamento atmosferico, sotto forma di anidride solforosa e particolato, danneggiano la salute umana e contribuiscono all'acidificazione.
Soddisfatto il commissario per l'Ambiente Janez Potočnik, che ha commentato il compromesso ricordando che, senza una direttiva sul tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo, “le emissioni derivanti dai trasporti entro il 2020 supererebbero quelle provenienti da tutte le fonti terrestri”.
Due gli aspetti su cui ora bisogna tenere alta l'attenzione: da una parte, il rischio che regole più restrittive spingano a privilegiare il trasporto su strada, dall'altra, la necessità di assicurare controlli adeguati e sanzioni proporzionate per chi non rispetta le regole.
Sul primo punto, l'accordo interviene impegnando la Commissione a ricorrere agli strumenti finanziari a sua disposizione per promuovere lo sviluppo di tecnologie dirette a ridurre le emissioni delle navi.
Rispetto al secondo tema, gruppi ambientalisti, tra cui Transport & Environment, hanno sollecitato Commissione e Stati membri a verificare il rispetto delle regole nelle acque dell'Ue, migliorando il sistema dei controlli nei porti, attualmente insufficiente.
Un aspetto che l'accordo trascura di regolamentare, passando direttamente alla questione di come punire i trasgressori: saranno gli stati membri a fissare, al momento dell'attuazione della direttiva Ue, il livello delle sanzioni penali da applicare in caso di violazioni, ma mancano indicazioni chiare su come assicurarne l'individuazione.
L'accordo dovrà ora essere approvato in plenaria dal Parlamento europeo; a quel punto la direttiva sarà adottata ufficialmente dal Consiglio e i 27 avranno 18 mesi dalla sua entrata in vigore per recepirla negli ordinamenti nazionali.
La Commissione, da parte sua, dovrebbe elaborare delle proposte su come ridurre l'inquinamento atmosferico causato dalle navi, nell'ambito della revisione della politica sulla qualità dell'aria prevista per il 2013.