Bersani, Monti e Berlusconi, i principali candidati alle prossime elezioni politiche, non hanno risposto ai circa 45 mila cittadini che attraverso una petizione on line di Greenpeace hanno detto che non daranno il voto a chi non si impegna a contrastare l’uso delle fonti fossili (carbone e petrolio) nella produzione di energia.
Bersani, Monti e Berlusconi rimangono in silenzio cancellando di fatto l’ambiente dai loro programmi elettorali. Non rispondono ai circa 45 mila cittadini che attraverso una petizione on line di Greenpeace, hanno detto che non daranno il voto a chi non si impegna a contrastare l’uso delle fonti fossili (carbone e petrolio) nella produzione di energia. Non voteranno chi non sostiene la crescita delle fonti rinnovabili.
Le questioni energetiche sono vitali e strategiche per ogni nazione seria e il clima è la principale emergenza planetaria. Oltre alle 45 mila email, tutti i candidati hanno ricevuto anche un questionario di Greenpeace sul futuro energetico del Paese. Alcuni e di diverso orientamento politico hanno risposto, ma non i candidati principali: Bersani, Monti e Berlusconi. Un silenzio che ci fa capire che per loro parole quali lavoro, salute pubblica, sviluppo, strategie europee sono solo fumo negli occhi degli elettori.
“La distanza dei partiti e dei loro leader dai cittadini si misura anche da atteggiamenti come questo” – commenta Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “I candidati non rispondono a noi come alle migliaia di cittadini che li interpellano. Eppure si tratta di domande su argomenti importanti: vogliono eliminare progressivamente l’utilizzo del carbone, fermare l’estrazione petrolifera a mare, promuovere seriamente le fonti rinnovabili, o no?”.
Per Greenpeace e i circa 45 mila cittadini che finora hanno firmato la petizione ci sono almeno tre emergenze su cui i partiti e i loro leader devono esprimersi e dichiarare da che parte stanno:
- il Mediterraneo svenduto alle compagnie petrolifere per sfruttare giacimenti miseri, fare regalie fiscali a quelle stesse compagnie, rischiare disastri che, sarebbero la fine, oltre che per preziosi ecosistemi, anche per turismo, pesca sostenibile e comunità costiere;
- Le emissioni delle centrali a carbone operanti in Italia, che causano 570 morti premature l’anno e danni sanitari, economici e ambientali per oltre 2,6 miliardi di euro. Enel, che è controllata direttamente dal governo, rappresenta tre quarti del problema.
- Le fonti rinnovabili, l’unico settore che ha resistito alla crisi continuando a generare ricchezza e occupazione, è sempre più frenato da burocrazia e incertezza normativa. Solo nel 2010 – senza contare gettito fiscale, benefici ambientali, contributo al PIL – le rinnovabili hanno fatto risparmiare al Paese 8-10 miliardi in mancate importazioni di fonti fossili.
Il governo Monti ha definito recentemente una Strategia Energetica Nazionale fondata su un ulteriore ricorso alle fonti fossili, con un piano di trivellazioni offhore nei nostri mari. Questa strategia è condivisa apertamente da Bersani, mentre Berlusconi rimane l’uomo del nucleare e colui che ha insediato l’attuale management Enel, che propugna un futuro energetico fatto di carbone.
“Siamo in un momento in cui sono necessarie scelte coraggiose e innovative: questi politici che non si degnano nemmeno di rispondere ai cittadini sono invece vecchi, 'fossili' come le fonti energetiche che difendono e promuovono” conclude Boraschi.
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