di
Laura Pavesi
12-04-2013
Da recenti analisi effettuate su alcuni bambini che vivono a ridosso della vasta area industriale di Taranto, che comprende anche l'ILVA, sono state riscontrate preoccupanti concentrazioni di piombo nel sangue. I cittadini chiedono di conoscere le emissioni di piombo provenienti dall'ILVA e una valutazione del danno sanitario.
Da recenti analisi effettuate su alcuni bambini che vivono nei pressi della vasta area industriale di Taranto, che comprende anche l'ILVA, sono state riscontrate elevate concentrazioni di piombo nel sangue, tali da suscitare la preoccupazione dei pediatri dell'Associazione Culturale Pediatri Puglia e Basilicata (ACP).
Le analisi del sangue dei bambini sono state commissionate e finanziate dalle Associazioni “Fondo Antidiossina Taranto” e PeaceLink, al fine di raccogliere indizi su un'eventuale esposizione al piombo dei bambini che vivono a ridosso dell’area industriale tarantina. I pediatri dell'ACP hanno valutato la piombemia (indicatore di esposizione al piombo) di nove bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni, tutti residenti nel Comune di Statte - cittadina di 14.000 abitanti che confina direttamente con la vasta zona che comprende l'ILVA.
Lo hanno reso noto, questa settimana, la stessa ACP, attraverso due portavoce, la dott.ssa Annamaria Moschetti (Responsabile della sezione “Ambiente e Salute Infantile” dell'ACP) e il dott. Piero Minardi (Pediatra di famiglia del Comune di Statte (Taranto).
“I bambini - spiegano i pediatri - avevano valori che andavano tra 22 e i 36 microgrammi/dl di piombo nel sangue. È la prima volta che viene effettuato un simile controllo sul sangue dei bambini residenti vicino all'area industriale di Taranto”. Questi valori destano forte preoccupazione nei medici, perché il piombo è tra i metalli che hanno gli effetti più negativi sulla salute umana.
Il piombo è un metallo tossico che può danneggiare seriamente il cervello e il sistema nervoso (specialmente nei bambini) e causare malattie renali e del sangue. Inoltre, può provocare aborti spontanei ed entrare nel feto attraverso la placenta della madre, causando seri danni al cervello e al sistema nervoso del nascituro. Nei bambini, in modo particolare, può lesionare le capacità cognitive e di apprendimento e causare seri disturbi comportamentali, quali aggressività e iperattività.
La piombemia valutata dall'ACP ha confermato che i bambini di Statte sono stati certamente esposti di recente alla sostanza tossica, ma non indica un'eventuale presenza o accumulo di piombo all'interno dei tessuti. Si tratta di un campanello d'allarme che non va sottovalutato, infatti i pediatri sottolineano il fatto che “pur trattandosi di un campione non significativo della popolazione generale e di numerosità ridotta, e pur non potendo, pertanto, generalizzare i dati all'intera popolazione infantile stattese e tarantina, non ci si può esimere dal fare le seguenti considerazioni”:
1) “tali valori non possono che destare preoccupazione per la possibile esposizione di questi bambini a fonti di piombo presenti nell'ambiente, che necessitano - con la massima premura - di essere individuate ed eliminate, secondo quanto indicato dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) nel 2012” (l'organismo di controllo sulla sanità pubblica USA, che ha il compito di monitorare, prevenire e suggerire gli interventi più appropriati in caso di epidemia e contagio, n.d.a.);
2) ”poiché la piombemia è un affidabile indicatore di esposizione e potrebbe indicare un'esposizione molto recente (nelle settimane precedenti), come affermato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i bambini potrebbero essere esposti attualmente ad una sorgente agente nel territorio”;
3) “a fronte del fatto che non esistono valori sicuri di piombemia per l’infanzia e che qualunque livello è associato a possibili esiti neuropsichici, non si può non osservare come tali valori siano di livello tale da destare preoccupazione e da richiedere interventi urgenti a tutela della salute infantile ed uno screening sulla popolazione infantile in generale”.
Per tutti questi motivi, le Associazioni “Fondo Antidiossina Taranto” e Peacelink hanno raccolto l'appello dell'ACP e hanno scritto al Garante dell'AIA-ILVA (Autorizzazione Integrata Ambientale), Vitaliano Esposito, una lettera nella quale “chiedono di conoscere quali siano le emissioni di piombo provenienti dagli impianti dell'Ilva di Taranto, misurate dalle autorità di controllo competenti, e se sia stata effettuata una valutazione dell'eventuale impatto sanitario di tali emissioni” nell'ambiente.
Nel frattempo, la cittadinanza tarantina si è mobilitata ancora una volta. Dopo l'imponente manifestazione di domenica scorsa a Taranto, una delegazione di associazioni è giunta a Roma, due giorni fa, per manifestare davanti a Montecitorio. Tra loro c'era anche Paola D'Andria, presidente dell'AIL (Associazione Italiana Lotta alle Leucemie) di Taranto e conosciuta come “la donna-metallo", perché è una dei cittadini ai quali è stato riscontrato il più alto quantitativo di piombo nell'organismo. Le elevate concentrazioni di piombo nel sangue dei bambini di Statte, quindi, sono un'ulteriore conferma della presenza eccessiva di piombo a Taranto, soprattutto nel quartiere Tamburi e nelle zone adiacenti all'ILVA.
Eppure, di fronte a questo disastro ambientale e sanitario, la Corte Costituzionale ha appena dichiarato inammissibili e infondati i ricorsi contro la Legge 231/2012 o Salva-ILVA proposti dalla magistratura tarantina. Il GIP di Taranto, Patrizia Todisco, aveva riscontrato ben 17 vizi di costituzionalità, ma per la Consulta il Decreto Salva-ILVA è “costituzionale”.
Di fatto, la Corte Costituzionale ha sancito che il diritto alla salute passa in secondo piano rispetto al diritto al lavoro, trasformando il provvedimento amministrativo AIA in una Legge dello Stato e autorizzando la fabbrica dei Riva a continuare a produrre, inquinare (nonché a vendere 1.700.000 tonnellate di acciaio sequestrate lo scorso anno).
Ma le analisi sui bambini di Statte confermano la gravità della situazione e la necessità di abrogare la legge 231/2012 (meglio nota come "Salva-Ilva"), perché, come hanno ribadito ancora una volta i cittadini di Taranto a Montecitorio, "La nostra vita ha un valore inestimabile".
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