Gli esperti della Commissione Europea in visita a Napoli scoprono una città sepolta dai rifiuti, oggi come nel 2008, e denunciano la mancanza di un piano di trattamento e gestione della differenziata.
"Dopo due anni la situazione non è molto diversa. I rifiuti sono per le strade, non c'è ancora un piano di trattamento e gestione della differenziata". Con queste parole Pia Bucella, capo degli ispettori Ue, in visita a Napoli per incontrare la commissione ambiente della Regione ha dipinto un quadro della città che, nell'arco di questi due anni, si è "arricchita" di ulteriori rifiuti per le strade. Ieri si contavano circa 2900 tonnellate di immondizia non raccolta.
Si è ritornati indietro di due anni, al 2008: oggi come allora una crisi di governo in atto e faide politiche interne che complicano ancora di più l'evolversi della faccenda. Non è cambiato nulla rispetto a quanto veniva promesso il 21 maggio di due anni fa. Il numero dei termovalorizzatori è rimasto (per fortuna) a quota uno, in progetto però ce n'erano quattro. Le discariche come Chiaiano e cava Sari sono quasi zeppe, il livello di raccolta differenziata è arrivato al 19%, e avrebbe dovuto raggiungere almeno il 35%.
Dati alla mano, era inevitabile che l'Unione Europea bocciasse il comportamento politico assunto dalla regione campana in questi anni. "Dobbiamo garantire che la nuova direttiva sui rifiuti, che entra in vigore il 12 dicembre prossimo e che l'Italia ha già recepito, sia pienamente rispettata", ha dichiarato Pia Bucella. Se non verranno fornite spiegazioni dettagliate e convincenti da parte dei politici campani l'Italia potrebbe subire un secondo deferimento dinanzi alla Corte europea di giustizia, con ulteriori multe ed il rischio di congelamento definitivo di 145,5 milioni di fondi europei.
Sul decreto che sarebbe dovuto essere di aiuto per la ricerca di una soluzione provvisoria alla situazione napoletana, intanto, incombe un mistero. Il Quirinale fa infatti sapere che "la presidenza della Repubblica non ha ricevuto e non ha quindi potuto esaminare, né prima né dopo la riunione del Consiglio dei ministri di giovedì 18 novembre, il testo del decreto-legge sulla raccolta dei rifiuti e la realizzazione di termovalorizzatori in Campania, che sarebbe stato definito dal Governo. Il capo dello Stato si riserva pertanto ogni valutazione sui contenuti del testo quando gli verrà trasmesso". Il testo del decreto legge del 18 novembre parlava in alcuni punti di "misure volte ad accelerare la realizzazione di termovalorizzatori" in Campania, conferendo al presidente della Regione Stefano Caldoro "poteri commissariali". Il tutto per "assicurare il superamento della criticità rifiuti in Campania". È chiaro che senza la firma del capo dello Stato il decreto non può essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore.
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