di
Claudia Bruno
24-03-2011
La nube radioattiva, partita dai cieli di Fukushima dopo l'incidente avvenuto in corrispondenza della centrale nucleare Fukushima 1 Daiichi in seguito allo tsunami di venerdì 11 marzo, e diretta in Europa, "non comporta rischi per la salute". Scienza e politica rispondono così all'eventualità che i fumi di Fukushima passino sui cieli italiani.
La nube radioattiva, partita dai cieli di Fukushima dopo l'incidente avvenuto in corrispondenza della centrale nucleare Fukushima 1 Daiichi in seguito allo tsunami di venerdì 11 marzo e diretta in Europa, non fa male alla salute. Scienza e politica rispondono così all'eventualità che i fumi di Fukushima passino sui cieli italiani.
Dopo le informazioni arrivate dagli enti competenti di diverse nazionalità sugli spostamenti della nube tossica, che inizialmente si è propagata verso il Pacifico ricoprendo poi tutta l'America del Nord, dirigendosi poi oltre l'Atlantico verso l'Europa (come si vede nella mappa animata dell'Irsn), in Italia arrivano subito le dichiarazioni degli 'esperti' burocrati a frenare gli allarmismi.
"La nube non è tossica", ha dichiarato il ministro della Salute Fazio ieri in occasione del 'question time' parlamentare, e non esiste "nessun rischio per la salute" legato all'eventuale arrivo in Italia di correnti d'aria dal Giappone. "Se anche le correnti dovessero trasportare sull’Italia particelle radioattive provenienti dalla centrale di Fukushima – ha continuato il ministro – si tratterebbe comunque di quantità infinitesimali, estremamente diluite, che oggi siamo in grado di rilevare grazie agli strumenti sofisticati di cui disponiamo, ma che non avrebbero alcun effetto sulla salute. Si tratterebbe infatti di valori bassissimi, largamente inferiori alle dosi di radioattività naturale". Se proprio c'è un problema concreto, fa sapere il ministero, è quello della possibilità di cibi contaminati d'importazione, motivo per cui sono stati intensificati i controlli su prodotti importati - come pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, tè verde - confezionati dopo l'11 marzo.
Intanto, fa sapere l'Ispra, è stato chiesto alla rete delle Agenzie Regionali e delle Province Autonome per la protezione dell’ambiente di intensificare l'attività di monitoraggio del particolato atmosferico, in modo da intercettare "una eventuale presenza anomala di radioattività in aria riconducibile all’incidente".
Tuttavia, finora, dice sempre l'Ispra, i risultati delle misure giornaliere non hanno evidenziato anomalie rispetto a quelle precedenti l'11 marzo.
E se la nube dovesse passare sull'Italia? Sempre l'Ispra rassicura sul fatto che la concentrazione di radiazioni sarebbe minima e quindi innocua. Per avvalorare questa tesi cita le analisi fatte dall’Environmental Protection Agency statunitense, che "utilizzando sistemi di rilevamento estremamente sofisticati, ha nei giorni scorsi stimato che i livelli di radioattività in aria risultano talmente bassi da comportare per un individuo della popolazione una dose dell’ordine di centomila volte inferiore a quella normalmente ricevuta dalla radioattività naturale". E poi, ancora si fa riferimento all’Autorità per la Radioprotezione dell’Islanda che "hanno rilevato tracce di Iodio 131 ritenute dall’Autorità stessa dell’ordine di un milionesimo di volte inferiori a quelle misurate in Europa a seguito dell’incidente di Chernobyl e che non comportano alcun rischio per la salute".
Pronte a placare eventuali ansie da radioattività anche le associazioni istituzionali di specialisti: Associazione Medici Endocrinologi (AME), Associazione Italiana Medicina Nucleare (AIMN) e Associazione Italiana Tiroide (AIT) hanno voluto precisare in una nota che "Alla luce dell’imminente transito sull’Italia di una nube contente particelle radioattive scaturita dall’esplosione in Giappone, ad oggi, non esiste alcun rischio di contaminazione".
C'è da dire, però, che la nota continua con doverose precisazioni riguardanti l’esplosione della centrale nucleare giapponese a Fukushima e il suo possibile impatto sulla salute, soprattutto delle persone che vivono nelle immediate vicinanze o che ingeriscono alimenti contaminati. "Le sostanze rilasciate in seguito all’incidente sono, oltre allo 131I: lo Stronzio-90, assorbito dall’osso, che può causare tumori ossei e leucemia; il Cesio-137 che si accumula con preferenza nei muscoli; il Plutonio che è tossico soprattutto se viene inalato e può causare tumori del polmone". E poi i tumori della tiroide. Degenerazioni che prima di manifestarsi ci mettono anche 10-20 anni, come abbiamo imparato dopo Chernobyl. In ogni caso: "Le categorie maggiormente a rischio sono le donne in gravidanza e i bambini di età inferiore ai 10 anni. Per quanto riguarda le donne in stato di gravidanza, il vero rischio è a carico del feto, particolarmente sensibile agli effetti nocivi delle radiazioni".
Scenari tutt'altro che rassicuranti, ma da tenere in considerazione dopo un incidente nucleare come quello di Fukushima. L'ennesimo prezzo da pagare quando si sceglie una tecnologia che più che risolvere un problema sembra costituire il problema senza la soluzione.
E stavolta una precisazione la facciamo noi: ammesso pure che le concentrazioni siano minime, come fa una nube radioattiva ad essere definita "normale" e "innocua" quando le sostanze che contiene sono qualitativamente dannose per la salute e per l'ecosistema? Che la si chiami nube tossica, perché non è altro che questo.
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