di
Alessandra Profilio
27-06-2011
4 siti in Russia e all'estero prima della fine dell'anno. Questo il programma atomico annunciato da Sergei Kirienko, il presidente di Rosatom, la corporation nucleare russa i cui piani non sembrano essere stati influenzati minimamente dal disastro di Fukushima. Ben più scossi sono intanto i cittadini giapponesi che stanno vivendo in prima persona l'emergenza.
4 siti in Russia ed all'estero prima della fine dell'anno. Questo il programma atomico annunciato da Sergei Kirienko, il presidente di Rosatom, corporation nucleare russa. In particolare nei piani dell'ente nucleare di stato russo vi sono la costruzione del quarto reattore della centrale Kalininskaia di Tver nel nord-ovest della Russia, della centrale di Kudankulam in India, della centrale iraniana di Bushehr e di un impianto di arricchimento di uranio in Cina.
Il presidente di Rosatom ha inoltre annunciato che il gruppo stanzierà oltre 15 miliardi di rubli (più di 374 milioni di euro) nel 2011-2012 per garantire la sicurezza delle centrali nucleari in Russia.
La Russia attualmente dispone di 32 reattori nucleari civili risalenti all'epoca sovietica ed è il quarto Paese al mondo per produzione di energia nucleare. Entro il 2030 è però prevista la costruzione di 44 nuovi impianti atomici entro il 2030.
Il disastro di Fukushima non sembra insomma aver influenzato i piani dell'ente nucleare di stato russo, decisamente intenzionato ad andare avanti sulla strada dell'atomo. Ben più scossi dalla catastrofe sono però i cittadini giapponesi che stanno vivendo in prima persona l'emergenza.
Un sondaggio del quotidiano economico Nikke pubblicato oggi rivela infatti che circa il 70% dei giapponesi si oppone alla riapertura dei reattori nucleari chiusi per manutenzione dopo il devastante terremoto/tsunami dell'11 marzo scorso, anche se il prolungato fermo potrebbe determinare un blackout questa estate e provocare l'aumento delle bollette di elettricità. Il sondaggio rivela anche che il 47% dei giapponesi (il 5% in più dello scorso mese) vuole tagliare il numero delle centrali.
Prima dell'emergenza il nucleare forniva circa il 30% dell'elettricità giapponese, mentre lo scorso mese la percentuale si è fermata al 20%.
Nel Paese del Sol Levante al momento 35 dei 54 reattori sparsi nell'arcipelago sono fermi, tra cui i sei della centrale di Fukushima, presso la quale proseguono con difficoltà i lavori per la stabilizzazione dell'impianto. Mettere in funzione il sistema di decontaminazione dell'acqua radioattiva si sta infatti rivelando sempre più difficoltoso.
Intanto un gruppo di medici ha confermato che gli abitanti della prefettura di Fukushima sono esposti ad elevati livelli di radiazioni. Uno dei ricercatori che ha condotto la ricerca ha dichiarato alla rete televisiva Nhak che “le persone dovrebbero astenersi dal mangiare verdure coltivate nelle zone in cui sono stati rilevati alti livelli di radioattività”.
Le ultime notizie dal Giappone non possono dunque far altro che accrescere i timori della popolazione giapponese. Questa mattina centinaia di genitori preoccupati e pieni di rabbia sono scesi in piazza a protestare per chiedere una maggiore protezione per i loro figli considerati gli alti livelli di radiazioni ancora presenti a tre mesi dall'incidente. “Vogliamo che ci restituiscano le nostre vite, vogliamo tornare alla vita che facevamo prima del terremoto, quando eravamo famiglie felici”.
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