di
Laura Pavesi
01-08-2012
"La salute dei cittadini e dei lavoratori deve essere al di sopra di qualsiasi esigenza produttiva e di profitto e nessun lavoratore dev’essere costretto a lavorare sotto ricatto occupazionale in luoghi altamente inquinanti. Al contempo, nessun cittadino deve ammalarsi a causa dell’inquinamento prodotto dalla fabbrica situata vicino alla sua abitazione". È quanto afferma l’Associazione Medicina Democratica dopo il sequestro preventivo dell'Ilva di Taranto, disposto il 26 luglio.
In seguito al sequestro preventivo di 6 reparti altamente inquinanti dell’ILVA di Taranto (i parchi minerali, la cockeria, gli altiforni, le acciaierie, l’agglomerazione e il deposito di materiale ferroso) e l’ordinanza di arresto per otto persone (tra cui il patron dell’ILVA, Emilio Riva di Brescia) disposto dal Giudice per le Indagini preliminari, Patrizia Todisco, l’Associazione Medicina Democratica (MD) ha diffuso un interessante comunicato stampa di sostegno alla decisione del GIP nel quale affronta anche il delicato problema del 'ricatto occupazionale'.
Attraverso il recente comunicato MD “ritiene di dover prendere una posizione chiara e netta di appoggio alla decisione del GIP Patrizia Todisco di procedere al sequestro preventivo degli impianti in alcuni reparti della produzione “a caldo” altamente inquinanti per l’ambiente esterno.
Secondo l’Associazione “è il risultato, questo, di anni della volontà di profitto da parte delle direzioni aziendali che supera qualsiasi interesse per la salute e la vita dei lavoratori e dei cittadini: i dati sono impressionanti, i morti e i malati si contano a migliaia”.
Medicina Democratica (MD) - nata nel 1978 come cooperativa e costituitasi come associazione onlus nel 2003 - si occupa da sempre di salute pubblica e salubrità dei luoghi di lavoro, facendo inchieste e rivendicando l’applicazione delle leggi che riguardano sicurezza e salute.
La caratteristica peculiare di MD è quella di essere un’organizzazione formata da medici, ricercatori e tecnici della prevenzione e della sanità, insieme a cittadini e utenti del Servizio Sanitario Nazionale.
Tra i suoi fondatori si annovera il prof. Giulio Maccacaro, già direttore dell’Istituto di biometria e statistica medica dell’Università di Milano, che per primo - negli anni ’70 - divulgò in Italia l’epidemiologia, disciplina scientifica fondamentale per la ricerca e la definizione delle cause che determinano morbilità e mortalità in un territorio.
“I dati epidemiologici,” spiega MD, “largamente e da tempo noti, sono impressionanti: 386 morti attribuibili alle emissioni industriali e 237 casi di tumore maligno, 247 eventi coronarici con ricorso al ricovero, 937 casi di ricoveri per malattie respiratorie e 17 casi di tumori maligni nei bambini”.
Per questo MD ribadisce con forza che la salute dei cittadini e dei lavoratori deve venire prima di qualsiasi esigenza produttiva e di profitto e che nessun lavoratore dev’essere costretto a lavorare sotto ricatto occupazionale, in luoghi di lavoro altamente inquinanti. E, al tempo stesso, nessun cittadino deve ammalarsi a causa dell’inquinamento prodotto dalla fabbrica che si trova vicino alla sua abitazione.
E a chi sostiene - da più parti - che, nel caso dell’ILVA di Taranto lo Stato dovrebbe intervenire con soldi pubblici, MD risponde: “Le bonifiche dei reparti inquinanti dell’ILVA si devono fare con i soldi aziendali. Chi ha fatto enormi profitti deve ora rimediare, anche in relazione a quanto stabiliscono le direttive comunitarie ('chi inquina paga'): i soldi di Stato e Regione devono servire solo in via emergenziale, sui territori circostanti la fabbrica e con richiesta di rivalsa nei confronti di chi ha provocato questo disastro ambientale doloso”.
MD ribadisce, inoltre, che deve essere salvaguardata l’occupazione e che i lavoratori stessi dell’ILVA devono essere impiegati, ma “in condizioni di sicurezza”, nelle operazioni di bonifica, una volta che sarà avvenuto il dissequestro. Le indagini epidemiologiche e ambientali che sono state fatte e che hanno prodotto l’intervento della Magistratura, secondo l’Associazione, sono più che sufficienti per iniziare il grande lavoro di bonifica che deve vedere impiegati, per primi, i lavoratori dello stabilimento, insieme alle associazioni di cittadini che hanno lottato per anni contro l’inquinamento a Taranto.
La situazione dell’ILVA di Taranto, ricorda MD, è solo la punta dell’iceberg: “è la spia di una situazione di fondo che mette, spesso, i lavoratori contro i cittadini”. E in molti casi “le due situazioni coincidono, perché è proprio il lavoratore ad abitare, insieme alla sua famiglia, nelle zone più inquinate”.
Le finalità di MD, va detto, sono scientifiche e culturali, ancor prima che politiche. Secondo i medici e ricercatori di MD è arrivato il momento procedere, senza indugiare oltre, ad una riconversione ecologica dell’economia italiana, attraverso un progressivo processo di fuoriuscita del nostro paese da tutti i cicli lavorativi inquinanti.
“L’alternativa è data dall’investimento in altri settori:
- l’agricoltura biologica valorizzando le risorse locali (Km zero);
- le piccole-grandi opere per difendere il territorio (rischio alluvioni, sismico, ecc.);
- la difesa dell’industria manifatturiera italiana di qualità;
- le energie alternative, a partire dal fotovoltaico”.
“MD ritiene che tale programma deve essere portato avanti con tutte le forme possibili, anche di autogestione dal basso, pretendendo l’impegno del Governo”, che dovrebbe smetterla, una volta per tutte, “di sostenere gli interessi della speculazione finanziaria e di salvaguardare rendite e patrimoni”.