di
Alessandra Profilio
20-06-2011
A poco più di tre mesi dall'inizio dell'emergenza a Fukushima si aprono a Vienna gli stati generali sulla sicurezza nucleare, conferenza organizzata dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. E mentre i tecnici cercano di mettere in sicurezza l'impianto disastrato, un sondaggio rivela che otto giapponesi su dieci vorrebbero che il Giappone rinunciasse alle centrali nucleari.
A poco più di tre mesi dall'inizio dell'emergenza a Fukushima, si è aperta oggi a Vienna la Conferenza sulla sicurezza nucleare organizzata dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Aprendo la riunione, Yukiya Amano, direttore generale dell'Agenzia, ha esortato la comunità internazionale a “rispondere urgentemente alle preoccupazioni dell'opinione pubblica” generate dalla crisi nucleare giapponese. “Una risposta internazionale - ha sottolineato il capo dell'organismo delle Nazioni Unite - è essenziale”.
Alla vigilia dell'incontro, che si concluderà il 24 giugno, l'AIEA ha presentato il rapporto preparato dai 18 esperti che nelle scorse settimane hanno visitato gli impianti danneggiati dal doppio cataclisma dell'11 marzo scorso.
Il documento evidenzia in particolare che il Giappone ha sottostimato il rischio tsunami per le sue centrali atomiche, in particolare per quella di Fukushima Daichi. Il muro anti onda, infatti, era troppo basso e lo è rimasto malgrado gli avvertimenti che hanno fatto seguito a un riesame delle condizioni di sicurezza effettuato nel 2002. Gli ispettori sottolineano in generale che ogni sistema prendeva in considerazione singoli rischi ma non “l'accavallarsi di più emergenze e blocchi dei sistemi di sicurezza”.
Il documento di 160 pagine critica duramente i dirigenti della Tepco ed esalta, al contrario, l'eroico comportamento dei dipendenti della società che in situazioni estremamente critiche hanno fatto di tutto per contenere i danni.
Tuttora i tecnici della Tokyo Electric Power sono impegnati per la messa in sicurezza dei reattori. Ieri per la prima volta dal giorno della catastrofe, alcuni operai sono entrati all'interno del reattore numero due della centrale di Fukushima. Junichi Matsumoto, responsabile della Tepco, ha sottolineato che l'accesso al reattore sarà aperto molto lentamente “per assicurarsi che le polveri che si trovano all'interno non possano fuoriuscire”. Il compito dei tecnici è quello di verificare il funzionamento della strumentazione interna ed eventualmente iniettare azoto nel reattore per impedire un'esplosione.
Intanto la Tepco è stata costretta a sospendere il nuovo sistema di depurazione dell'acqua radioattiva accumulata nell'impianto a causa di un innalzamento improvviso, ben maggiore di quanto ci si aspettasse, dei livelli di radioattività. Le operazioni di depurazione sono durate appena cinque ore, mentre la società aveva previsto di portarle avanti almeno per un mese.
E mentre i tecnici cercano di mettere in sicurezza l'impianto di Fukushima, malgrado le difficoltà che rallentano i lavori, un sondaggio rivela che otto giapponesi su dieci (82%) vorrebbero che il Giappone rinunciasse alle centrali nucleari. Solo il 9% auspica però lo stop immediato di tutti i reattori, mentre il 19% ritiene che questi debbano essere chiusi progressivamente. Soltanto il 14% vuole il mantenimento dello status quo mentre il 67% delle 1.853 persone intervistate vuole che non venga più costruito alcun reattore.
Eppure, malgrado l'opinione dei giapponesi, il premier Nato Kan ha affermato pochi giorni fa che il nucleare resterà un pilastro della politica energetica del Paese.