"Unicredit fuori dal carbone!", parte la petizione online

"Unicredit fuori dal carbone!" è il grido della campagna online lanciata dal sito Dillo a Unicredit. Da una settimana è online anche una petizione per chiedere all'istituto bancario di investire nelle energie rinnovabili e non in una fonte di energia così altamente inquinante.

È online da una settimana la petizione lanciata dalla campagna Unicredit fuori dal carbone, per chiedere all'istituto bancario di investire nelle energie rinnovabili e non in una fonte di energia dannosa per i cittadini. Si stima che dal 2005 si siano investiti 171 miliardi di euro e altri 5 per le industrie addette all'estrazione e allo smaltimento di combustibili fossili. Nel 2011, Unicredit ha lasciato per strada 1457 lavoratori, continuando comunque a fare profitti. Unicredit fuori dal carbone è il grido della campagna on line lanciata dal sito Dillo a Unicredit tra gli altri, anche dalla CRBM (Campagna per la riforma della banca mondiale), contro gli ingenti investimenti dell'istituto bancario nel carbone. Dopo i banchieri che vanno al governo, abbiamo anche le banche che investono nel carbone. Ma oltre alla campagna 'promozionale' ed informativa, per spiegare le ragioni della loro opposizione la settimana scorsa i promotori hanno anche pubblicato una petizione sul sito che gli utenti possono firmare, per chiedere all'istituto “di porre fine ad ogni sostegno a progetti per l'estrazione del carbone e per la costruzione di nuove centrali termoelettriche alimentate a carbone; di fissare una volta per tutte limiti sufficientemente ambiziosi di riduzione delle emissioni e di adoperarsi concretamente per rispettarli; di aumentare in maniera netta il proprio sostegno alla produzione di energia rinnovabile e a iniziative volte ad ottimizzare l’efficienza energetica”. La critica maggiore che i sostenitori della campagna rivolgono ai vertici la si può trovare a fondo pagina nel loro sito e riguarda, nonostante la crisi economica che ha colpito duramente la stessa Unicredit, il non fermarsi nell'investire "miliardi di euro dei suoi correntisti in centrali a carbone ed aziende del settore. Solamente nel 2011 - continua la nota a pie' di pagina - UniCredit ha chiuso 109 sportelli (pari a 1457 posti di lavoro), mentre ha registrato un profitto di 847 milioni di euro […]. In Slovenia, UniCredit contribuisce con milioni di euro alla costruzione della centrale a carbone di Šoštanj, mentre a casa propria la banca si tinge di retorica verde”. Il quotidiano online Green me calcola che dal 2005, una ventina di grandi banche hanno investito nel carbone ben 171 miliardi di euro. Tra i primi posti, figura proprio Unicredit con una cifra che va oltre i 5 miliardi di euro. Naturalmente tutti destinati alle industrie che estraggono questo combustibile fossile. Le emissioni della combustione di carbone in centrali elettriche rappresentano la più grande fonte artificiale di anidride carbonica, che secondo la maggior parte degli studiosi del clima è causa primaria del riscaldamento globale. Non tralasciamo poi il fatto che, durante l'estrazione, la combustione e lo smaltimento, ci sono danni altissimi per le popolazioni che abitano vicino alle miniere, alle centrali elettriche o vicino agli impianti di smaltimento, con impatti notevoli sulla salute delle persone e sull'ambiente. Ieri è stata la giornata della Terra - anche se mi sembra inutile ricordarla solo un giorno all'anno, quando la dovremmo preservare ogni giorno - e mi torna in mente un vecchio detto indiano (molto conosciuto) che dice:
Non ereditiamo la terra dai nostri avi; la prendiamo a prestito dai nostri figli. Nostro è il dovere di restituirgliela
. Ricordandoci che oggi sogniamo un mondo diverso, per poterlo cambiare ogni giorno.

Commenti

è difficile chiedere alle banche di cambiare il modo in cui fanno il loro mestiere, finché siamo noi a fornire loro la "materia prima"! http://www.nonconimieisoldi.org/
aleph, 23-04-2012 12:23

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.