di
Andrea Boretti
31-08-2011
La solita storia, quella degli interessi di pochi che schiacciano quelli di molti. Una storia che sa di prima rivoluzione industriale, il raddoppio di una centrale a carbone, quella di Vado Ligure, che vuole essere fatto passare come modernizzazione e che invece nella vita della gente significa soprattutto morte con statistiche doppie rispetto alla media italiana.
Fin dagli anni sessanta a Vado Ligure esiste una centrale a carbone. Non si trova vicino a Vado o semplicemente entro i confini del Comune, si trova praticamente in centro alla città, a poche decine di metri da scuole, ospedali, supermercati. Da cinquant'anni quindi a Vado, ma anche a Quiliano, Savona e probabilmente a Genova - gli esperti dicono che gli effetti si sentono fino a 48 Km di distanza - vivono all'ombra di due ciminiere di quasi 200m e respirano i fumi che ne escono.
L'ordine dei medici diffondendo i suoi dati annuali fa sapere che se in Italia ogni 100.000 decessi 57 sono causati da tumore ai polmoni, a Savona sono 97 i morti per questo tipo di tumore e a Vado Ligure sono 112. Praticamente il doppio.
La logica e il buon senso direbbero che dopo cinquant'anni si può anche chiudere una centrale, si può anche sostituire con qualcosa di meno inquinante e meno pericoloso per la salute della gente, ma la realtà è ben diversa: a Vado si è deciso di raddoppiare la centrale che nel frattempo nei cinquant'anni intercorsi dalla sua apertura è diventata una centrale termoelettrica grazie all'affiancamento ai due gruppi a carbone (320MW ciascuno) di due gruppi a gas naturale da 400MW ciascuno.
“Sarà realizzato un nuovo gruppo a carbone da 460 megawatt. - spiega Renzo Guccinelli, assessore alle Attività produttive della Regione Liguria - Ci vorranno sei anni. Allora si abbatterà uno dei due gruppi vecchi e, dopo altri tre anni, si abbatterà il terzo. A quel punto valuteremo l’opportunità di dare parere favorevole alla costruzione di un ulteriore gruppo per il quale non è previsto alcun automatismo”.
Insomma alla lunga, impianti nuovi al posto dei vecchi ma un aumento della potenza installata. “La Tirreno Power - la ditta proprietaria degli impianti - non era disposta a realizzare un impianto interamente a metano come chiedono i cittadini”, dice Renata Briano Assessore all'Ambiente della Regione, e siccome la Tirreno Power non era disposta allora gliene facciamo fare uno più grosso.
Gianfranco Gervino, dell'associazione di cittadini Uniti per la Salute, commenta così al Fatto Quotidiano: “I gruppi non potevano restare come sono, ma per legge e senza condizioni dovevano essere adeguati alle migliori tecnologie. Invece continuano a funzionare. In pratica si è contrattato l'ampliamento con il rispetto delle norme. È incredibile”. Ma la Tirreno Power “non era disposta” che ci vuoi fare?
Gervino è solo uno dei tanti cittadini dei 18 comuni interessati che ha deciso di mobilitarsi. 18 Comuni che hanno dato tutti parere negativo all'ampliamento e cittadini che hanno in questi mesi scritto diverse lettere di proteste affiancate praticamente da tutti i partiti... PD e PDL esclusi, ovviamente.
Gli interessi economici in gioco sono infatti notevoli, non tanto per Vado quanto per la Sorgenia (“l'energia sensibile” cita il pay-off dell'azienda) di De Benedetti in primis che detiene il 39% di Tirreno Power, ma anche Fabio Atzori, presidente dell'Unione Industriali che ha commentato: “Per Savona è come aver vinto al Superenalotto”.
I "maligni" fanno notare che Atzori è amministratore delegato di Demont che lavora con Tirreno Power e che il suo vice Giovanni Gosio è un manager proprio di Tirreno Power...
Viene da chiedersi inoltre quale sarebbe il premio di questa insperata vincita, i 36,5 milioni di euro - cifra calcolata dai medici dell'Associazione Moda utilizzando studi americani su una centrale equiparabile a quella di Vado - in danni alla salute e alle coltivazioni che ogni anno si abbattono su questi terreni e i suoi abitanti.
È la solita storia degli interessi di pochi che schiacciano quelli di molti. “Non uccideteci più, mettetevi una mano sulla coscienza” chiedono a Vado Ligure. E' ora di ascoltarli.
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