di
Alessandra Profilio
02-09-2011
Nell'ambito della discussione sulla manovra economica, i parlamentari radicali hanno presentato un emendamento per l'introduzione di un contributo ecologico sui consumi energetici non rinnovabili che segue l'esempio della carbon tax svedese.
Nell'ambito della discussione sulla manovra economica, i parlamentari radicali hanno presentato un emendamento per l'introduzione di un contributo ecologico sui consumi energetici non rinnovabili (combustibili fossili per riscaldamento, autotrazione e per utilizzo in tutti i settori non inclusi nell'Emission Trading System).
L'emendamento alla manovra bis propone di ricavare 3 miliardi da una tassa sulle emissioni di CO2 e di utilizzare la somma per ridurre i prelievi su Ires e Irpef. Alla prima Carbon Tax potrebbero in seguito affiancarsi altre tassazioni di inquinanti.
La proposta dei radicali segue l'esempio della carbon tax svedese e rientrerebbe nelle misure di applicazione delle linee principali di politica europea su ambiente e crescita della competitività.
Il senatore radicale Marco Perduca, che ha presentato l'emendamento, ed Elisabetta Zamparutti, deputata radicale, hanno spiegato che “la proposta di introdurre un contributo ecologico sui consumi energetici non rinnovabili (fatti salvi quelli che rientrano nel sistema ETS) ha finalità economiche ed ambientali”.
“Da un lato – continua Perduca - permette di spostare il peso fiscale 'dalle persone alle cose' e, più in generale, alle cose che inquinano. Dall’altro, la destinazione del relativo gettito ad una riduzione della pressione fiscale sul lavoro, come si propone, favorisce la crescita e lo sviluppo tecnologico, perché riguarda settori ad alta intensità di lavoro e di innovazione, come l’edilizia efficiente e lo sviluppo di tecnologie più efficienti in primis per la climatizzazione e i trasporti”.
“La tassazione ambientale, ferma nel nostro Paese ad appena lo 0,1% del PIL – spiegano i due parlamentari radicali - offre ampi margini di intervento che vanno assolutamente colti e l’introduzione del contributo sul consumo di fossili, in linea peraltro con le proposte che si stanno elaborando in sede europea su questa materia, può costituire l’avvio di una più ampia riforma di fiscalità ambientale che interessi altre sostanze inquinanti e il consumo di altri beni ambientali, a livello non solo nazionale, ma anche locale: consumo di acqua potabile al di là dell’uso domestico minimo; consumo del suolo; occupazione di suolo pubblico per automezzi privati; produzione di rifiuti domestici e industriali. L’incidenza potrebbe in pochi anni diventare davvero significativa ed in tempi di crisi economica e di federalismo fiscale non si tratta di questioni marginali”.
Commenti