di
Daniela Sciarra
15-02-2012
La Commissione europea ha dato ieri il via libera all’importazione e alla trasformazione, per fini alimentari e per produrre mangimi, di 4 tipi di soia OGM di Bayer, Monsanto e Pioneer. Ambientalisti e agricoltori la definiscono "una decisione autoreferenziale che alimenta solo le lobby del biotech e non tiene conto della volontà dei cittadini".
Ieri la Commissione europea ha autorizzato, per dieci anni, l'importazione e la trasformazione, a fini alimentari e per produrre mangimi, di quattro tipi di soia OGM: la A5547-127 della Bayer, la 356043 della Pioneer, e le 40-3-2 e Mon 87701 di Monsanto.
Secondo quanto previsto dalle procedure di autorizzazione per l’immissione di prodotti alimentari OGM nel mercato, in mancanza di una decisione finale, favorevole o contraria, dei rappresentanti dei 27 Stati membri riuniti in appello, l’ultima parola spetta alla Commissione europea. In questo caso, infatti, è stata la Commissione europea ad aver dato esecuzione alla proposta di autorizzazione. E su questa modalità decisionale, non sono mancati i commenti da parte di alcuni rappresentanti dei produttori e del mondo ambientalista.
“L'autorizzazione delle 4 varietà di soia OGM è l'ennesima iniziativa autoreferenziale della Commissione europea, che si assume la responsabilità di autorizzare nuove varietà transgeniche anche di fronte all’assenza di una posizione a maggioranza qualificata dei 27 Stati membri e alla vasta contrarietà dei cittadini europei, testimoniata e riconfermata ad ogni rilevazione di Eurobarometro”.
Così Alessandro Triantafyllidis, presidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (AIAB) commenta la notizia, sottolineando che “nonostante le recenti decisioni di BASF e Monsanto di abbandonare l'operatività in Europa, questi colossi del biotech continuano a inondare il continente dei loro cattivi prodotti”. “Tutto questo – continua il presidente AIAB - avviene con quella che appare sempre di più come una complicità della Commissione Europea e dell'EFSA, che danno la propria approvazione sui nuovi OGM ad ogni singola notifica ricevuta dall'industria biotech”.
Per Legambiente la decisione è uno 'scacco matto' alla sicurezza alimentare. Gran parte della soia che importiamo finisce nella catena alimentare proprio attraverso i mangimi destinati agli animali d’allevamento. “Si tratta quindi di una decisione discutibile che trascura il principio di precauzione a discapito della sostenibilità ambientale, della sicurezza dei consumatori e dell’agroalimentare di qualità, alimentando solo le lobby del biotech”.